Quarto Capitolo per i Diari Migranti. La storia di Ousmane

Ousmane

“Mi chiamo Ousmane, ho 24 anni e abito a Pontedera”. Ousmane viene dal Senegal, precisamente da Thiès, una città che dista circa 70 chilometri da Dakar, dove viveva con i genitori, le sorelle e i fratelli: “Nella nostra casa abitavano anche gli zii perché in Senegal viviamo in famiglie molto numerose. A Thiès ho frequentato la scuola araba, poi mi sono spostato in una città vicina per poter completare i miei studi e in seguito ho lavorato in una ditta che produce biscotti”.

“Mio padre in Senegal faceva l'agricoltore. Un giorno ha deciso di partire per venire a lavorare in Italia insieme ad altri familiari a causa di una forte siccità che ha reso impossibile continuare a lavorare la terra come avevano sempre fatto. Così mio padre nel 1998 è arrivato a Pontedera dove già vivevano altre persone che venivano dal nostro stesso villaggio, ha cominciato a lavorare come venditore ambulante e mandava i soldi in Senegal per mantenere la famiglia”.

Passano gli anni e per Ousmane si prospetta la possibilità di una nuova vita: “Un giorno mio padre mi ha detto che avrei potuto raggiungerlo in Italia per fare quello che si chiama ricongiungimento familiare. Questo vuol dire che quando hai i documenti in regola per poter stare in Italia, puoi chiedere che un tuo familiare ti raggiunga. In quel momento ho sperato che in Italia la mia vita sarebbe completamente cambiata, che avrei trovato un lavoro, che avrei avuto abbastanza soldi e che tutto sarebbe stato positivo per me. Purtroppo non è stato così e nonostante viva ormai in Italia da tre anni e mezzo non ho ancora trovato un lavoro fisso, ho fatto qualche lavoro occasionale e poi il venditore ambulante. E' per questo che mi sento molto deluso”.

“Quando mio padre mi ha chiesto di raggiungerlo in Italia sono stato molto felice, non vedevo l'ora di partire. Ero contento ma avevo anche dubbi e paure perché non sapevo esattamente cosa avrei trovato nel nuovo paese. Nella valigia insieme agli effetti personali e ai vestiti ho messo i miei libri di arabo e alcuni abiti tradizionali senegalesi a cui mi sentivo molto legato”.

L'arrivo in Italia è carico di aspettative, ma anche di malinconia per gli affetti lontani: “C'è un episodio che non scorderò mai: il giorno che sono arrivato a Pontedera, mentre andavo con mio padre a salutare amici e parenti, ho notato un gruppo di ragazzi in un bar che scherzavano e ridevano mentre bevevano il caffè. E' un immagine che mi ha molto toccato perché ho subito pensato a come era la mia vita fino a poco tempo prima e agli amici che avevo lasciato in Senegal. C'è un doppio sentimento che ha accompagnato il mio arrivo in Italia. Da una parte ho ritrovato mio padre e questo mi ha reso molto felice. Il padre è colui che ti protegge e ti consola, avevamo sempre vissuto insieme fino al giorno della sua partenza per l'Italia, poi il rapporto si era interrotto per la lontananza. Quando sono arrivato qui il fatto di tornare a vivere con mio padre è stato bello, perché vivere con i genitori ti rende maggiormente sicuro. Adesso che però ho ritrovato mio padre mi manca mia madre che invece è rimasta in Senegal. Ho guadagnato e perso qualcosa nello stesso momento”.

La vita in Italia è diversa da come Ousmane aveva immaginato e non mancano le difficoltà: “Stare qui a volte mi sembra positivo altre no. Quando riesco ad avere un contratto di lavoro di qualche settimana sono molto contento, perché so che sarò in grado di provvedere ai miei bisogni e ad aiutare mia madre e le mie sorelle che sono rimaste a studiare in Senegal. Quando poi il lavoro finisce e torno a fare il venditore ambulante sono deluso, perché so che questo non mi consentirà di mettere abbastanza soldi da parte. Allora penso che se riuscissi a trovare un posto fisso, mio padre potrebbe tornare in Senegal dopo tanti anni di assenza e io potrei rimanere qui a mantenere la famiglia. In Senegal funziona così, non è il padre che deve mantenere il figlio, ma è il figlio che deve mantenere la famiglia”.

“In Senegal oltre a lavorare nella fabbrica di biscotti avevo avuto esperienza come operaio metalmeccanico, quindi speravo che in Italia questo mi sarebbe stato utile e che avrei potuto proseguire questa esperienza. Purtroppo non è andata così e per il momento i lavori che ho fatto sono stati come muratore o in agricoltura”.

Nonostante viva lontano dalla sua terra, per Ousmane la famiglia rimane la cosa più importante: “Nella nostra casa a Pontedera oltre a mio padre vivono anche altri familiari, mio fratello minore che però al momento si trova in Francia, e due cugini. Viviamo in famiglia, un po' come accade in Senegal. Le comunicazioni con la parte di famiglia che è rimasta laggiù avvengono tramite telefono oppure tramite skype. Parlare con loro per me è molto importante perché mi conforta ed è per questo che appena posso chiamo sempre. Il giorno che sono riuscito a tornare in Senegal non lo dimenticherò mai. Non dimenticherò la felicità del momento in cui sono sceso dall'aereo e quanto mi sentivo pieno di energia al pensiero di rivedere i miei cari. Sono tornato solo una volta un anno fa e sono rimasto in Senegal per due mesi”.

Nonostante qualche difficoltà ad imparare l'italiano, Ousmane non ha problemi a fare nuove amicizie e stabilire nuovi rapporti: “A Pontedera si vive bene, l'ambiente è positivo e trovi sempre qualcuno con cui scherzare e fare due chiacchiere. Con i compagni di lavoro ho sempre avuto ottimi rapporti, soprattutto con gli italiani. In occasione del mese di digiuno del Ramadan, ad esempio, c'è sempre stata grande disponibilità: quando eravamo in pausa mi dicevano di prendermi un po' più di tempo per riposare, oppure il capo mi riaccompagnava a casa in auto in modo che non fossi costretto ad usare la bicicletta. Ho anche molti amici senegalesi e partecipo sempre alle feste e alle iniziative che vengono organizzate dalla comunità, che siano le feste religiose o le manifestazioni dell'associazione Senegal Solidarietà. Ogni tanto però mi capita di sentirmi un po' solo e triste e questo accade quando penso che non ho ancora trovato un lavoro fisso e allora mi dico che forse dovrei andare altrove a cercare la mia strada”.

“Il mio sogno sarebbe quello di rimanere in Italia con un lavoro fisso che mi consentisse di aiutare la famiglia. Se questo non dovesse accadere penso che sarebbe normale decidere di cambiare città oppure tornare a casa. C'è un proverbio senegalese che dice: Se non sai più dove andare, torna a casa”.

DI.M.MI. Diari Multimediali Migranti è un Concorso regionale per la raccolta e la diffusione di testimonianze autobiografiche dei cittadini stranieri, è un progetto finanziato dalla REGIONE TOSCANA con l’obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere i cittadini sui temi della pace, della memoria e del dialogo interculturale, creando inoltre un fondo speciale di diari migranti.

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Se non conosci perfettamente l’italiano, non ti preoccupare: non è un concorso letterario.
L’importante, per noi, è la voglia e la passione che hai di raccontare la tua vita!

Fino alla scadenza del concorso (15 giugno 2014) presso la biblioteca di Pontedera il mercoledì e il giovedì pomeriggio dalle 15 è possibile effettuare videoregistrazioni per partecipare a “Diari Migranti” (Chiedere di Massimiliano Bertelli).

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Chiara Martina

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