Area ex Manifattura Tabacchi, i comitati: "No alle demolizione"

L'ex manifattura Tabacchi

L'ex manifattura Tabacchi

Italia Nostra, l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (AIPAI) e il Comitato Manifattura Tabacchi esprimono la totale disapprovazione nei confronti del progetto di recupero della ex Manifattura Tabacchi.

Dalle osservazioni presentate alla Direzione urbanistica e al Presidente del Consiglio comunale, da parte di Italia Nostra, AIPAI (Associazione Italiana Patrimonio Archeologico Industriale), Comitati di cittadini e Gruppi di ricerca dell’Università, sono emersi numerosi gravi elementi che richiedono il ritiro della Variante urbanistica adottata, con presunto carattere di urgenza, lo scorso mese di marzo, proprio mentre era in corso la procedura per approvare il nuovo Piano urbanistico di Firenze, una variante che se verrà approvata dal nuovo Consiglio comunale, appena insediatosi, consentirebbe la pesante manomissione, fino alla parziale demolizione, di una delle maggiori Opere di Architettura del Novecento europeo, oltre che un pericoloso cambio radicale di destinazione d’uso a vantaggio di ipotesi speculative immotivate anche dal punto di vista sociale. Il processo partecipativo portato avanti sinora con convegni, seminari, e riunioni politiche anche a livello del Consiglio di Quartiere 1 (che comprende anche Piazza Puccini), hanno chiaramente espresso la propria contrarietà ai contenuti della Variante che si vorrebbe varare per motivi ‘incomprensibili’.

La Manifattura, per grande parte opera dell’Ing. Pier Luigi Nervi (di cui è stato appena celebrato il centenario della morte, con mostre di grande spicco nelle principali capitali europee) rappresenta un monumento insostituibile dell’architettura italiana del Novecento e una delle più significative espressioni del patrimonio industriale del nostro paese.

Il complesso, inaugurato nel 1941, si è mantenuto nella sua interezza e qualunque menomazione a qualsiasi parte di esso rappresenterebbe un danno incalcolabile ai suoi valori di autenticità e integrità. Qualora ciò dovesse avvenire, ce ne dovremmo dolere com’è accaduto per altre devastazioni sconsiderate come la distruzione delle Halles di Baltard a Parigi (1971-73), o la demolizione della Maison du Peuple di Victor Horta a Bruxelles (1965). Italia Nostra osserva che con tale demolizione verrebbe meno un’opera fondamentale dell’architettura razionalista della metà del XX secolo, confrontabile col Lingotto di Torino, le opere del razionalismo tedesco, e per citare Firenze la stazione di Santa Maria Novella e lo stadio.

Da tempo si assiste inermi, nonostante gli allarmi insistentemente lanciati dal mondo culturale, a
livello nazionale e internazionale, al perpetrarsi di demolizioni di architetture importanti nella Firenze capitale delle Arti.

Le giustificazioni addotte nel 2012 dal Comitato Tecnico Scientifico del MIBAC per la riduzione del vincolo di tutela (DM 31/ 10/1997 e DDR 21/11/2005) posto sull’intero complesso1sono speciose, illogiche e scientificamente infondate: giustificare, con l’inusitato (e finora mai impiegato) argomento della “serialità”, la demolizione di alcuni corpi di fabbrica all’interno, potrebbe costituire un precedente per non escludere la demolizione di uno dei rondò di Bacco di Palazzo Pitti (seriali anch’essi) oppure per l’eliminazione di una delle arcate del Loggiato degli Innocenti per far meglio transitare un’eventuale tranvia verso via della Colonna. In tutta la cultura della conservazione del patrimonio urbano, recente e meno recente, in Italia e all’estero, non si è mai visto ritenere la serialità come elemento a sfavore e come giustificazione per demolire una parte integrante (non una superfetazione) di un complesso organico meritevole di tutela nella sua interezza.

L'ex manifattura Tabacchi

L'ex manifattura Tabacchi

Inoltre l’appello alla serialità tradisce tutta l’incomprensione, tipica di una cultura attenta solo ai valori della visibilità esteriore, nei confronti di un altro principio, fondamentale per il corretto intendimento del patrimonio industriale, che è quello della processualità e della sequenza del processo produttivo. Edifici apparentemente identici, come quelli della Manifattura fiorentina, che si vorrebbero demolire in quanto inutili doppioni, albergavano in realtà fasi distinte del processo produttivo di cui, in assenza delle macchine che non ci sono più, rappresentano le uniche testimonianze superstiti.

Inoltre i due grattacieli che dovrebbero sostituire i volumi demoliti, oltre a risultare totalmente estranei all’unità stilistica che il complesso ha fortunosamente mantenuto fin adesso, ne altererebbero fatalmente la gerarchia visiva, collocando in subordine quello che oggi è l’unico e incontrastato elemento di spicco: la torre dell’ex dopolavoro, oggi Teatro Puccini.

Il progetto di recupero in approvazione ha inoltre l’effetto di mortificare ciò che dovrebbe sopravvivere dell’antica manifattura, insediandovi all’interno prevalentemente funzioni residenziali e commerciali che, oltre a implicare un insostenibile incremento del carico urbanistico (già esorbitante) del quartiere circostante, tradirebbero quella che è la vera vocazione del complesso, quella di accogliere funzioni di pregio e di rilevanza almeno regionale nei settori della cultura, della ricerca e della creatività.

Marco Parini, presidente nazionale ITALIA NOSTRA
Mariarita Signorini, membro della Giunta nazionale di ITALIA NOSTRA, vice presidente di Firenze
Massimo Preite, vicepresidente nazionale AIPAI
Leonardo Brogioni, AIPAI Toscana

Fonte: Ufficio Stampa

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