Povertà e disagio minorile, il garante per l'infanzia Sestini: "Bisogna incidere sulla disponibilità delle famiglie"

Grazia Sestini

“La povertà dei minori è ancora molto povertà delle famiglie. È necessario incidere sulla disponibilità delle famiglie perché possano accedere ai servizi o possano comunque garantire ai propri figli una vita serena”. Così il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Toscana, Grazia Sestini, a margine dell’audizione su povertà e disagio minorile svolta ieri, martedì 22 luglio, nella commissione composta da deputati e senatori a palazzo San Macuto, Roma. L’incontro organizzato nell’ambito dell’indagine conoscitiva avviata, è stata occasione ideale per scattare la fotografia dei minori in Toscana, ma anche per avanzare richieste e necessità di una regione “certamente all’avanguardia in termini di rete dei servizi e di sostegno a famiglie e minori, ma anche a rischio povertà educativa”.

Secondo quanto riferito da Sestini, infatti, la Toscana, in tema di sostegno alle fasce più deboli, ha “garantito trasferimenti monetari e un’applicazione seria degli indicatori economici per l’accesso ai servizi”. “Esiste tuttavia una seconda povertà – ha rilevato il Garante – non facilmente individuabile. È la povertà non materiale di tanti ragazzi coinvolti nel disfacimento delle loro famiglie”. La percentuale di separazioni e divorzi in Toscana è molto alta ed è “spesso altamente conflittuale. “Per essere adeguatamente supportati i minori necessitano di aiuti che non tutte le famiglie possono permettersi”. Secondo Sestini, l’accesso a psicologi privati è riservato a determinate fasce di reddito, mentre l’accesso al pubblico “quando è necessario, è difficile”. “Esiste una povertà di servizi in situazioni di obiettivo disagio”. “Anche in sede di consultazione del piano sanitario regionale – ha ricordato Sestini nel corso dell’audizione – abbiamo ribattuto sul sistema toscano che ancora regge, ma che tuttavia mostra segni di sofferenza. Alcune professioni diminuiscono in maniera preoccupante per cui il livello quantitativo dei servizi offerti risulta compromesso”. “In Toscana esiste una rete di consultori per ragazzi istituiti proprio per contrastare un disagio giovanile che non è patologia e non è bisogno di assistenza. Molti di questi centri stanno riducendo gli orari di apertura e stanno diminuendo le figure professionali presenti. In poche parole si stanno sempre più avvicinando ai consultori per adulti perdendo, di fatto, il loro significato”.

Insieme al Garante ha partecipato all’audizione anche Sabrina Breschi del centro di documentazione infanzia e adolescenza della Regione gestito dall’Istituto degli innocenti. La sua partecipazione ha permesso una panoramica sulla condizione dei minori in difficoltà divisi tra quanti continuano a vivere all’interno della famiglia e quanti sono collocati in comunità. “Per i primi – ha detto Sestini – è prevista una serie di interventi monetari da parte della Regione di cui il più famoso è la legge 45, nota come bonus bebè. Esistono anche altri decreti tra cui quello che prevede l’impiego di una parte del fondo interistituzionale dei comuni a sostegno proprio dei minori”. Secondo i dati illustrati in commissione, in Toscana ci sono 994 minori che hanno accesso ai servizi semiresidenziali, di cui 371 stranieri. Servizi, cioè, “destinati a bambini e ragazzi fino a 16 anni che, su segnalazione dei servizi e per uno stato familiare problematico, passano il pomeriggio in strutture fondamentali per il supporto allo studio, ma anche perché sono strumento privilegiato di prevenzione delle difficoltà”.

Per quanto attiene i minori fuori famiglia il totale regionale (al 2012) si attesta a 1724 di cui 1140 in affidamento familiare e 584 in struttura residenziale o comunità. Il dato interessante rilevato dal Garante è che “più del doppio sono in affido familiare”.

Altro punto toccato da Sestini nel corso dell’audizione è stato quello dei percorsi educativi: “La povertà materiale dei minori in Toscana è meno evidente che nel resto d’Italia”, ha detto citando dati Istat del 2011, che parlano di un 12,5 per cento di famiglie in stato di “grave deprivazione”. “Il dato toscano è al 5,3, meno della metà, ma è pur vero che siamo in una regione considerata tra le più ricche”. Il “rischio di povertà educativa” è quindi presente.

“Abbiamo un sistema di servizi alla prima infanzia ad altissima potenzialità. Siamo una delle poche regioni che supera il 33 per cento di offerta con una ricettività potenziale attestata in 29mila 182 posti disponibili. Nel 2012 abbiamo avuto 33mila 658 domande di iscrizione, evidentemente più alta della disponibilità, ma rispetto all’anno precedente abbiamo registrato 903 domande in meno e siamo tornati ai numeri del 2007-2008” (il dato nazionale si attesta a -230mila).

“È vero – ha continuato – che c’è una diminuzione delle nascite, ma è anche vero che le famiglie accedono di meno a questo tipo di servizio in parte per un abbassamento dell’occupazione femminile, in parte per i costi ancora elevati” (per sette ore giornaliere di asilo nido la media si attesta su 400/450 euro).

“Fatta salva la libertà educativa delle famiglie – ha osservato il Garante – non vorremmo che la povertà e la mancanza di lavoro incidessero sull'accesso ai nidi la cui frequenza sviluppa abilità e capacità nel bambino ormai note”.

Altro dato definito “molto preoccupante” e portato all'attenzione della commissione è stato quello dell’abbandono scolastico degli adolescenti.

“Il 16,3 per cento dei ragazzi toscani resta con il solo diploma di scuola inferiore in mano. Un dato in linea con la media nazionale che è del 17 per cento e sul quale possiamo solo spendere l’augurio di una qualche formazione professionale che li aiuti a costruirsi un futuro”.

Fonte: Toscana Consiglio Regionale

Tutte le notizie di Toscana

<< Indietro
torna a inizio pagina