Credito, -1,9% di offerta nel primo trimestre 2014. Da aprile a giugno le aziende salgono dello 0,4%

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Malgrado un generalizzato miglioramento degli ultimi indicatori disponibili, gli andamenti registrati evidenziano come anche per l’economia toscana persista nel complesso una fase di stallo, a fronte di uno scenario ancora dominato da una forte dose di incertezza circa l’evoluzione attesa nei prossimi mesi.

Diminuiscono le cessazioni d’impresa (-19,5% nel secondo trimestre) e le procedure concorsuali, ma si riducono parallelamente anche le iscrizioni di nuove imprese (-10,1%); segno che al rallentamento della fase recessiva non ha per ora fatto seguito un miglioramento delle prospettive economiche in grado di stimolare l’avvio di nuove attività. Anche le prospettive occupazionali restano di segno negativo (per il 2014 il saldo previsto fra “ingressi” ed “uscite” è pari a -11.520 unità), sebbene si registrino segnali di attenuazione della flessione registrata nel 2013. Le stesse aspettative degli imprenditori, con particolare riferimento a quelli del commercio, restano nel complesso su valori negativi (a metà 2014 i “pessimisti” prevalgono sugli “ottimisti” per otto punti percentuali), pur evidenziando sintomi di progressivo miglioramento nel corso degli ultimi dodici mesi; la debolezza del mercato interno continua del resto a tradursi in una flessione delle vendite (-2,9% i primi tre mesi dell’anno), ed in una stagnazione dei prezzi al consumo (la cui dinamica è ormai prossima a “quota zero”). Continuano infine a contrarsi anche i prestiti a famiglie (-0,5%) e imprese (-1,7%), per il combinato disposto di una domanda che resta debole e di restrizioni sul fronte dell’offerta che, malgrado una graduale attenuazione, permane improntata ad un atteggiamento di cautela. Le sofferenze restano d’altra parte su livelli storicamente elevati, con un tasso di decadimento (rapporto fra il flusso di nuove sofferenze e consistenza dei prestiti) che – nel caso delle imprese – si attesta al 4,9% (era inferiore al 2% nel 2008).

Queste le principali indicazioni contenute negli ultimi quattro report curati dall’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana, relativi alla nati-mortalità delle imprese, alle prospettive occupazionali, all’andamento delle vendite al dettaglio e del credito.

“Il 2014 si prefigura come un altro anno di attesa per le imprese toscane – ha commentato Stefano Morandi, Vicepresidente di Unioncamere Toscana -  per la perdurante stagnazione del mercato che evidenzia un quadro di consumi interni in forte difficoltà a cui si salda il recente rallentamento della componente estera delle vendite. La situazione è peraltro simile a quella delle aziende che operano in altri contesti territoriali; per “svoltare” davvero risulteranno dunque determinanti le decisioni che verranno prese a livello nazionale ed europeo, ed è evidente come sia prioritario far ripartire gli investimenti pubblici e privati, puntando su obiettivi chiari, con iniezioni di risorse finanziarie e con la realizzazione di riforme che veramente servano alle imprese: dalla semplificazione burocratica alla giustizia civile. Ma per ridare competitività al sistema e prospettive all’occupazione, le imprese hanno anche bisogno che vengano messe a punto strategie individuate da istituzioni dedicate e vicine ai territori: le Camere di Commercio. Ci auguriamo pertanto che il nostro Sistema sia messo in grado di operare efficacemente anche nel futuro, al fine sostenere le imprese in questa lunga e difficile traversata dentro la crisi.”

LA DEMOGRAFIA IMPRENDITORIALE   [scarica report]

Le imprese registrate agli archivi delle Camere di Commercio tornano a crescere (+0,4% il dato annualizzato a giugno 2014, dopo la “crescita zero” registrato nella seconda parte del 2013): a ciò contribuisce tuttavia esclusivamente una riduzione del numero di imprese cessate (-19,5% fra aprile e giugno), che insieme ad una riduzione del numero di imprese entrate in scioglimento o liquidazione (-13,3%) e del numero di fallimenti (-2,5%) sembra dunque confermare come – nel corso degli ultimi mesi – la fase più acuta della recessione abbia effettivamente cominciato ad allentare la presa. Parallelamente è tuttavia diminuito anche il numero delle iscrizioni (-10,1%), con un tasso di natalità sceso ai minimi dell’ultimo decennio; la mancata ripartenza delle iscrizioni è un sintomo di come non si sia ancora ristabilito un clima di fiducia sulle prospettive di ripresa dell’economia in grado di stimolare gli investimenti legati ai processi di creazione d’impresa.

A livello settoriale crescono soltanto le imprese dei servizi (3.531 imprese in più nell’ultimo anno, per una crescita dell’1,5%), cui contribuiscono soprattutto il commercio (+1.111 e variazione del +1,1%), il turismo (ricettività e ristorazione +937 unità, per un incremento del 2,9%) ed i servizi di supporto alle imprese (+643 unità e variazione del +6,4%). Diminuiscono invece le imprese del settore agricolo (773 unità in meno, variazione del -1,8%) e dell’edilizia (-959 imprese e -1,5%), mentre più contenuto è il calo del manifatturiero (-0,2% per un saldo negativo fra ingressi e uscite pari a 91 aziende). Sotto il profilo delle tipologie d’impresa, inoltre, soffre soprattutto l’artigianato (-1.395 imprese per una riduzione dell’1,2%).

IL MERCATO DEL LAVORO   [scarica report]

Per quanto riguarda la domanda di lavoro espressa dalle imprese, la persistente debolezza del mercato interno ed il rallentamento dell’economia internazionale disegnano uno scenario di stagnazione che non favorisce un recupero dei livelli occupazionali, la cui variazione attesa (saldo fra ingressi e uscite) è di segno negativo anche per l’anno in corso (-11.520 unità la previsione delle imprese toscane per l’intero 2014), sebbene in attenuazione rispetto a quanto registrato nel 2013 (-17.300). Il saldo registrato è il risultato della differenza tra le quasi 50.100 "entrate" e le 61.600 "uscite" di lavoratori previste dalle imprese. La riduzione attesa è dovuta prevalentemente ai contratti di lavoro dipendente (sia “stabili” che a termine), che presentano un saldo pari a -12.460 unità (-1,7% rispetto al 2013); viceversa, i contratti atipici attivati dovrebbero, nell'insieme, superare di 950 unità quelli in scadenza.

A livello settoriale, la perdita di "posti di lavoro" alle dipendenze è più sensibile nelle costruzioni (-5,1% per un saldo negativo di 2.710 unità), interessando comunque anche l’industria in senso stretto (-1,3% per -3.210 unità) ed i servizi (-1,5% e 6.450 unità lavorative in meno). Tra i servizi incidono soprattutto i saldi negativi del commercio (-2.310 e -1,8%) e del turismo-ristorazione (-1.370 e -2,1%); nell’industria le situazioni di più acuta difficoltà vengono invece segnalate dai comparti del legno-mobile (-3,6% per un saldo pari a -470 dipendenti), dell’estrattivo e della lavorazione dei minerali non metalliferi (-3,3% e -440 unità), ovvero dalle produzioni più direttamente legate alla crisi dell’edilizia.

IL COMMERCIO AL DETTAGLIO   [scarica report]

Per quanto riguarda il clima di fiducia degli imprenditori, del resto, prospettive ancora incerte sono espresse dalle imprese del commercio al dettaglio, le cui previsioni di vendita continuano a far registrare una prevalenza di orientamenti negativi, nonostante nel corso degli ultimi dodici mesi vi sia stato un progressivo miglioramento dell’indicatore (a metà 2014 i “pessimisti” prevalgono sugli “ottimisti” per 8 punti percentuali, dopo aver toccato un massimo di 19 punti all’inizio del 2013).

D’altra parte, il mercato interno continua ad arrancare, ed il consuntivo dei primi mesi dell’anno fa registrare una riduzione delle vendite al dettaglio ancora sensibile (-2,9%), seppure dimezzata rispetto alla media del biennio 2012-2013 (-5,8%). Arretrano tutte le principali categorie distributive, con un ritmo più elevato per gli esercizi specializzati (-4,2% per i non alimentari, -3,4% per gli alimentari) rispetto ai de-specializzati (-1,6% per ipermercati, supermercati e grandi magazzini).

Da sottolineare inoltre come gli acquisti delle famiglie tardino a ripartire nonostante il tasso di inflazione sia in regione ai minimi storici (prezzi al consumo +0,4% nei primi tre mesi dell’anno). L’andamento piatto dei prezzi è il sintomo del “vuoto” di domanda che tuttora caratterizza il mercato nazionale, e l’innesco di un eventuale processo di deflazione uno dei principali rischi che si profilano all’orizzonte sulla via della ripresa.

IL CREDITO   [scarica report]

L’incertezza della situazione economica continua ad influenzare negativamente imprese e famiglie nella loro decisione di rivolgersi al sistema creditizio; su tale atteggiamento incidono inoltre restrizioni sull’offerta di credito che, malgrado una graduale attenuazione, restano improntate ad un atteggiamento di cautela, risentendo della percezione del rischio di credito legato soprattutto alle imprese di minori dimensioni. In Toscana, come nel resto del Paese, i prestiti a imprese e famiglie sono dunque ancora in calo (rispettivamente -1,9% e -0,5% nel 1° trimestre dell’anno): per le aziende la contrazione dei flussi di credito prosegue da due anni, con una accentuazione nel caso delle piccole imprese e delle imprese artigiane, per le quali il calo è più profondo (rispettivamente -2,6% e -2,4% l’ultimo dato disponibile) e più prolungato nel tempo (la serie di variazioni negative era iniziata già a fine 2011).

A livello settoriale, ad essere più colpite sono le imprese dell’edilizia (-2,7%) e dei servizi (-2,2%); più contenuto il calo per il comparto manifatturiero (-0,9%), dopo aver tuttavia visto scendere i prestiti di quasi il 6% all’inizio del 2013. Il tasso di decadimento (calcolato come rapporto fra il flusso di nuove sofferenze e la consistenza dei prestiti in essere all’inizio del periodo) rimane d’altra parte su livelli storicamente elevati, tanto nel caso delle famiglie (1,2% rispetto allo 0,7% di inizio 2008) che delle imprese (4,9% rispetto all’1,3%), con una punta del 10,3% per il settore delle costruzioni.

Fonte: Unioncamere Toscana

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