Mugnai interroga Marroni: "6 mesi di attesa ad angiologia non è il tempo che la giunta ha previsto"

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«O come fo a aspettare tutti questi mesi per vedere l’angiologo, io che ho una tromboflebite cronica e sono invalido? A pagamento in intramoenia, ho telefonato, l’appuntamento c’era per subito ma io non posso mica! Aspetterò un po’, poi se non risolvo tramite l’Urp della Asl 8 di Arezzo mi toccherà andare al pronto soccorso». E’ così che Domenico Scatragli, classe 1938, si è rivolto per segnalare il suo caso al vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (FI).

"Queste storie colpiscono ogni volta, ma purtroppo non si tratta più di ‘casi’ bensì di ordinaria amministrazione. Eppure, negli anni, la giunta regionale si è riempita la bocca di leggi e delibere che avrebbero dovuto garantire tempi certi e contenuti per l’erogazione delle prestazioni in regime pubblico. Parole, proclami, annunci buoni per giornali e tv. Ma poi la realtà è questa, e non tutti i cittadini possono permettersi di sostenere, in più alle tasse che già pagano anche per il sistema sanitario pubblico, la spesa per accedere a una prestazione in libera professione", questa la versione di Mugnai.

Il vicepresidente continua: "L’unica altra scelta possibile rimane il pronto soccorso, su cui già grava una mole di lavoro più che sostanziosa. Allora, chiediamo nella nostra interrogazione, l’ennesima: come si pensa di garantire a tutti i cittadini condizioni accettabili di accesso alle prestazioni in regime pubblico, contenendo nei fatti i tempi d’attesa entro i tempi fissati dalla giunta attraverso leggi, delibere e annunci mediatici? E quali sono i tempi d’attesa per le prime visite nelle specialità maggiormente richieste nella Asl 8 di Arezzo?"

Intanto, ecco la storia così come ricostruita dal signor Scatragli: "Io lavoravo alle Poste. A furia di stare in piedi, ebbi una flebotrombosi che poi degenerò in tromboflebite cronica, una patologia che rientra nel quadro clinico che mi ha portato ad avere il riconoscimento dell’invalidità grave. Ultimamente, per dirvela tutta, ho anche sviluppato dei problemi respiratori a carico dei bronchi ma vabbè, ora non c’entra. Morale della favola, il dottore il 3 settembre scorso è venuto da me e mi ha prescritto una visita angiologica (all. 1). Io a prenotare non son potuto andare di persona, ho mandato mia moglie. Quando è tornata!!!! Le avevano dato appuntamento per il 12 febbraio (all. 2). “E io come faccio?”, le ho detto. Allora ho telefonato da me e si è disdetto per provare a sentire l’intramoenia: lì ci sarebbe stato posto anche per quella mattina stessa, o per il giorno dopo o per quello dopo ancora, ma io non posso mica permettermelo! Mi rifiuto: a pagamento non ci vo. Allora il dottore è tornato a casa e il 15 settembre mi ha fatto una nuova prescrizione (all. 3) a seguito della quale mi han dato appuntamento per  il 5 marzo 2015 (all. 4). Ho chiamato l’Urp della Asl per dirgli che quell’appuntamento lo dessero al dottor Desideri, che di certo ne ha più bisogno di me almeno per rendersi conto di come vanno le cose davvero per noi cittadini. All’Urp sono stati gentilissimi, e si stanno ancora occupando del mio caso tanto che mi hanno suggerito di richiamare venerdì e di aspettare fino ad allora prima di andare al pronto soccorso. Mi hanno detto che avrebbe dovuto telefonare il mio medico curante per decretare il mio stato di urgenza: lui l’ha fatto, poverino, c’ero io davanti, solo che dopo mezz’ora che nessuno gli rispondeva ha smesso di tentare per proseguire nella sua giornata di lavoro. Come dargli torto?"

Stefano Mugnai (Fi), vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale

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