"La madre del'Armenia" dell’artista armeno Vighen Avetis in piazza Duomo

L'opera dello scultore armeno

“La madre dell’Armenia”, la bellissima scultura in bronzo dell’artista  armeno Vighen Avetis resterà collocata in piazza del Duomo tutto il mese di ottobre per poi partire per la Norvegia.

L’opera,  accolta con pieno convincimento dall’assessorato alla Cultura, rappresenta una realizzazione tra le  più stimate della produzione recente dello scultore. Incredibile la capacità di Avetis di orchestrare le masse plastiche, e di volgere l’anatomia umana da un freddo calcolo imitativo a una vibrante articolazione nello spazio, ricca di sapienza compositiva e espressione vitale. "L’andamento armonioso delle figure e la gravità monumentale dei gesti – ha detto l’artista senese Massimo Lippi, che ha fatto sì di avere a Siena l’importante opera realizzata dal collega e amico Avetis - conferiscono alla scultura un’aura di solennità sacra e di umanissima levità spirituale che questa madre riversa spontaneamente sui quattro figli a proteggerli sotto il suo manto. Vuol ricordare, con la tenerezza e la meravigliosa impassibilità di una sovrana potenza dell’aria e dello Spirito, il Genocidio degli armeni 1915-2015, ma con quello struggente amore malinconioso e tenace, che ogni Madre imprime, alita sopra all’innocenza inerme dei figli che la invocano nell’ora tremenda della prova. Quest’opera è un vero miracolo di equilibrio tra sentimento e ragione, tra la vicenda drammatica del Genocidio degli armeni e l’eterna sofferenza dell’Amore ferito".

Massimo Lippi, da vero messaggero di pace e cultura, ha teso a sottolineare come

"in questo magistrale bronzo si riconoscono tutti i popoli della terra che amano la libertà e la verità della vita, perché affrontano il destino dell’uomo con responsabilità e generosa partecipazione alla poesia del vivere e del morire per i grandi e nobili ideali comuni a tutti i popoli che l’universale abbraccio di questa Madre offre a ciascuno di noi".  Ne è una dimostrazione la delicata citazione degli antichi Monasteri eseguita sul dorso della scultura.

E Siena ha accolto Vighen Avetis come un figlio che viene a riabbracciare antiche favole e nuovi ponti tra il suo indomito popolo martire e la nostra più fulgente tradizione. L’augurio è che sia un incontro destinato a durare nel tempo, perché la città chiama i cavalli del Palio “barberi” e tra le regioni dell’antica Armenia figura la terra dei Berberian. Non è poco che già nel VII secolo a.C. gli Etruschi rappresentassero in scultura, proprio nei dintorni di Siena, questo magnifico incontro tra due civiltà, significato nella corsa di cavalli, nel cibo, nelle arti e nella scienza del vivere lieto e armonioso in un ambiente di pacifica convivenza.

 

Nota biografica

Vighen Avetis è nato a Yerevan nel 1968 da un’antica famiglia che ha sempre coltivato l’amore per le più alte tradizioni culturali della sua terra. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti della sua città e nello studio di un grande artista, ma non ha ricevuto nessuna influenza esterna perché ha un forte carattere che lo porta spontaneamente al confronto con i Maestri della tradizione italiana. Ha completato i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze e, fin da giovane, ha eseguito importanti opere in bronzo e marmo.

Vince alcuni concorsi nazionali di scultura; primeggia a Carrara nei prestigiosi laboratori del marmo dove si distingue per la sua indomita energia creativa e per la tecnica raffinata che lo segnala tra i migliori scultori del marmo degli anni Novanta. Realizza importanti opere in Armenia: fontane, monumenti ed è l’inventore e il Direttore di vari edizioni del Simposio di scultura internazionale di Shushi in Karabakh.

Impegnato attivamente per elevare le sorti culturali della sua patria è ritenuto, per unanime consenso, uno dei maggiori artisti del suo popolo, capace di dialogare con i più importanti movimenti culturali del nostro.

Fonte: Comune di Siena - ufficio stampa

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