Elena Bardelli (FdI-An): "Il progetto sull'omofobia nelle scuole affidato a comitati dell'Arcigay. Abbiamo molti dubbi"

Elena Bardelli

Da gennaio 2014, dopo un periodo di sperimentazione, è ufficialmente iniziato in alcune scuole
toscane il progetto "Omofobia, Transfobia e Bullismo", approvato e finanziato dalla Regione
Toscana (Delibera n. 1137 del 12 dicembre 2011 con lo stanziamento di €25.500 per il primo
anno), patrocinato dall'Ufficio Scolastico Regionale e coordinato dall'Avvocatura dei diritti LGBT
(lesbiche, gay, bisessuali, transessuali).

Tale progetto, rivolto agli alunni e al personale docente e  non docente della scuola primaria e secondaria con il fine di contrastare atteggiamenti discriminatori di carattere omofobico e transfobico, è affidato a professionisti affiancati da rappresentanti del movimento pansessuale e dei comitati territoriali Arcigay.

L'iniziativa merita secondo noi alcune importanti e serie osservazioni. Sicuramente ci schieriamo contro ogni tipo di violenza e discriminazione nei confronti della persona, ma appare quanto meno singolare che la gestione del progetto, proprio sul tema omofobia e transfobia, debba essere curata da esperti esterni che appartengono ad associazioni pansessuali e gay, quando sono diventate ormai note le astiose e faziose reazioni di quest'ultime nei confronti di coloro che  difendono la libertà di pensiero e di espressione e la famiglia naturale contro il ddl Scalfarotto, che intenderebbe introdurre appunto nel nostro ordinamento giuridico il reato di omofobia.

La situazione diventa ancor più preoccupante e allarmante se si pensa che per lo svolgimento di
progetti simili, in altre regioni, sono stati introdotti nelle scuole pubbliche, fin dalle materne, libretti
contenenti storie di amori gay, in cui l’omosessualità viene presentata come una variante naturale
della sessualità, sulla base di una antropologia fortemente ideologizzata, disancorata da studi e
dati scientifici.

La seconda osservazione riguarda la mancanza della partecipazione e del coinvolgimento dei genitori, componente essenziale del mondo scolastico, a partire dalla fase di progettazione dei corsi a livello regionale: la Regione Toscana ha infatti scelto come partner del progetto l'Avvocatura dei diritti LGBT, "dimenticando" la consultazione delle associazioni dei genitori su un tema delicato come quello dell'educazione affettiva e sessuale dei bambini e ragazzi, in cui nessuno, nemmeno la scuola, può sostituirsi ai familiari.

Anche negli istituti che hanno accolto il progetto, l'adesione è stata imposta, senza previa informazione alle famiglie sui contenuti delle lezioni e senza la formale richiesta di un loro consenso o parere. Appare evidente che stiamo assistendo, anche se in forma subdola e non dichiarata, all'imposizione in ambito scolastico dell'ideologia "gender", che, a prescindere dall'oggettività del sesso biologico, mira a vanificare la differenza di maschile e femminile e a sovvertire il ruolo paterno e materno, affermando la libera scelta dell'orientamento sessuale da parte del soggetto.

In questo contesto culturale è la famiglia fondata sul matrimonio naturale tra uomo e donna ad essere paradossalmente bersaglio di comportamenti discriminatori. Sembra che sia in fase di
progettazione una vera e propria "scuola di Stato", che fissa e detta il tipo di educazione delle
nuove generazioni, usurpandone la facoltà ai genitori; e per di più utilizzando il denaro pubblico,
ossia i soldi dei cittadini, che potrebbero anche non condividere le scelte effettuate.

Ricordiamo che l'art. 30 della nostra Costituzione stabilisce che il diritto-dovere di istruire ed educare i figli spetta in primis ai genitori e che, analogamente, l'art. 26 della Dichiarazione dei Diritti Universali dell'Uomo riconosce il principio per cui i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli. Per questo rivolgiamo un appello agli Assessorati all'Istruzione delle Amministrazioni locali, perché forniscano debita informazione e chiarimenti circa i contenuti e le modalità di svolgimento del Progetto in questione, garantendo alle famiglie il diritto di dissentire in forma manifesta a cominciare dagli organi collegiali della scuola, che sono l'espressione della rappresentatività democratica.

Elena Bardelli
FdI-Alleanza Nazionale, Serravalle Pistoiese

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