'Sulla pelle viva': due appuntamenti per il Giorno della Memoria. Protagonisti studenti e cittadini

Da sinistra: Bellucci, Chiti, Masetti, Mantellassi (foto gonews.it)

La ricorrenza del 27 gennaio a Montelupo Fiorentino viene ricordata con due distinti appuntamenti: uno la mattina rivolto agli studenti dell’Istituto Baccio da Montelupo e l’altro la sera aperto a tutta la cittadinanza.

La mattina dopo i saluti del sindaco e delle autorità, gli studenti assisteranno alla proiezione del film "QUEL MARZO DEL '44".  Seguirà un intervento di Andrea Bardini, presidente dell'Aned Empolese Valdelsa e il racconto delle testimonianze da parte dei familiari di deportati

Il filmato, realizzato dall'ANED dell'Empolese Valdelsa, è dedicato al viaggio realizzato nel 2014 ai campi di concentramento.  La proiezione si colloca nel percorso di preparazione degli studenti delle classi terze al viaggio a campi di sterminio nel mese di maggio 2015 e in un percorso più ampio di formazione storica e civica delle giovani generazioni.

Dopo il filmato, alcune donne, figlie di deportati, rilasceranno la propria testimonianza.

«Far parlare le donne, spesso bambine, della tragedia della deportazione dei loro padri rappresenta un'angolazione particolare.

Come ha sempre ricordato il compianto Vittorio Grazzini la tragedia della deportazione colpiva in primis, ovviamente, chi veniva rastrellato. Ma a questo dramma personale seguiva quello dell'intera famiglia che, spesso, vedeva scomparire l'unica fonte di sostentamento. Ragazze e ragazzi giovanissimi, già terrorizzati dalla guerra si trovavano costretti a dover provvedere al mantenimento del nucleo familiare. Per non tacere poi del dramma umano, della mancanza del padre che segnerà tutta la loro vita. Crediamo che proporre un'angolazione diversa, dal lato femminile, possa essere interessante», spiega Andrea Bellucci, curatore del programma della Giornata della Memoria.

La mattinata si concluderà con la deposizione della corona di fronte alla scuola. Questo gesto ha un alto valore e travalica il significato stesso di una dovuta cerimonia.  Infatti, quella pietra fu portata nel 2008 da Ebensee, luogo dove molti dei deportati montelupini lavorarono e morirono nel 1944-45.

La sera, alle ore 21.00 tutti i cittadini sono invitati alla proiezione gratuita del film A torto o a ragione di István Szabó  (2002) presso il cinema Mignon.

Il film narra la vicenda complessa del direttore d'orchestra Furtwangler che continuò a operare nella Germania nazista in una sorta di tacita e difficile convivenza per il regime.

Il dilemma che appartiene al direttore rappresenta però quello di tutti i cittadini che, nella maggiori parte, se non aderirono al regime, non fecero molto per contrastarlo (non la burocrazia, non gli operai, non la gente comune). Chi si oppose, come in Italia, furono minoranze attive, critiche e, spesso messe al bando anche sociale dal regime (e ovviamente perseguitate). Queste minoranze che resistettero si presero anche l'onere di passare per antinazionali e antipatrioti. Quando invece dimostrarono con le loro azioni che la patria da difendere e onorare non può essere una purché sia, ma deve essere una patria che porti con sé i valori universali del rispetto dei diritti umani, dell'uguaglianza, delle giustizia.

Il titolo del film “a torto o a ragione” richiama una visione ottusa del nazionalismo, quella che permise ai fascismi del XX secolo di prosperare identificando la nazione come qualcosa che andasse sempre difesa, al di là delle azioni e dei comportamenti messi in pratica dai governanti.

È evidente che si tratta di una interessata deformazione a proprio tornaconto da parte dei dittatori e demagoghi di sempre e che chiedono ai cittadini non una adesione partecipata e critica alle azioni del governo, ma un atto di fede che non ammette deviazioni. Determinando perciò una messa al “bando” dei critici facendone dei soggetti antinazionali.

«Montelupo Fiorentino non ha visto la deportazione per motivi razziali o religiosi, quella conosciuta maggiormente dal pubblico come Shoah. La deportazione che visse il nostro paese fu invece quella politica dell'8 marzo 1944, a seguito degli scioperi del 3 e 4 marzo.

Il 27 gennaio, giorno della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche, è quindi per il nostro territorio la data simbolica d'avvio delle celebrazioni che vedranno il loro momento clou  l'8 marzo per concludersi a maggio con l'annuale viaggio ai campi dove i nostri concittadini furono internati (e dove su 21 solo 5 sopravvissero).

Si tratta, quindi, di una giornata preparatoria in vista della ricorrenza dell' 8 marzo che, per il territorio Montelupino (e per tutto il Circondario) rappresenta un punto fermo nella propria identità e racchiude in sé le caratteristiche centrali degli eventi della seconda guerra mondiale.

Nel preparare il programma di quest’anno abbiamo cercato di introdurre elementi di riflessione più ampi sulle dinamiche che hanno caratterizzato la deportazione nei campi di sterminio e su quanto è accaduto negli anni successivi alla liberazione.

Non a caso il titolo “sulla pelle viva” scelto per celebrare il giorno della memoria riprende l'omonimo libro pubblicato dalla senatrice Tina Merlin in occasione della tragedia del Vajont. La senatrice, nei giorni immediatamente successivi al disastro che provocò migliaia di vittime, fu accusata dalla stampa italiana di fare dello sciacallaggio sulla pelle delle vittime.

In pratica l'accusa che le fu mossa fu quella di non essere una buona patriota. Le parole usate furono quelle di sempre: era il momento del dolore e del lutto e non della ricerca dei colpevoli», spiega Marinella Chiti assessore alla memoria del comune di Montelupo Fiorentino.

Sulla stessa linea anche Paolo Masetti, sindaco di Montelupo Fiorentino e delegato alla memoria per l’Unione dei comuni Empolese - Valdelsa

«Sono tornato venerdì dal mio primo viaggio nei campi di sterminio, sul “Treno della Memoria”. È stata un’esperienza importante come amministratore, ma soprattutto come uomo. Ritengo che tutti in un momento della loro vita dovrebbero andare a visitare quei luoghi. La carica emotiva di questa esperienza inevitabilmente lascia una traccia e spinge alla necessità di approfondire i temi legati alla deportazione, andando oltre una visione semplicistica della storia.

L’incontro con gli ultimi testimoni è stata un’esperienza importante per me e credo per tutti gli studenti che hanno compiuto questo viaggio. Testimoni come le sorelle Tatiana e Andra Bucci, ebree di Fiume, sopravvissute a ‪‎Birkenau dopo 10 mesi di permanenza e liberate dai russi il 27 gennaio 1945. All'epoca avevano 4 e 6 anni ed erano state risparmiate perché destinate ad esperimenti medici fortunatamente per loro mai effettuati. Hanno raccontato la loro storia con il sorriso sulle labbra.

L'iniziativa della Regione Toscana è lodevole e credo che sia necessario farne tesoro.  Per questa ragione ho proposto alle insegnanti e agli studenti del nostro territorio di organizzare un incontro fra un mese per condividere dopo un po' di tempo le impressioni sul viaggio e magari di trovare il modo di restituirle anche a tutti quelli che non sono saliti sul treno della memoria 2015».

Fonte: Comune di Montelupo Fiorentino - Ufficio Stampa

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