Memoria, al Museo della Deportazione si ricorda mezzo milione di Rom e Sinti ‘divorati’ nei lager nazisti

Domani sera, ore 21, il Museo della Deportazione ospita un evento molto speciale dal titolo ‘Voci dal Porrajmos’. Per la prima volta in un luogo della memoria i sinti pratesi raccontano la persecuzione feroce di cui tra il 1938 e il 1945 furono vittime le loro famiglie confinate nei lager nazisti e nei campi di concentramento fascisti.

Paolo Galliano e Sergio Haldaras, dell’Associazione Sinti Italiani di Prato, rievocano le vicende che hanno portato la loro etnia dalla Germania alla Toscana. Lo storico pratese Luca Bravi, il più importante studioso italiano del Porrajmos, coordina la serata presentando anche alcuni documenti inediti. L’evento è promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale di Prato in collaborazione con il Museo e l’Associazione Sinti Italiani Prato.

Porrajmos (o Porajmos) è appunto il termine con cui Sinti e Rom indicano il loro genocidio durante il nazifascismo. Significa "grande divoramento" oppure "devastazione", ma usano anche Samudaripen, che vuol dire "tutti morti". Sono infatti circa 500.000 (l’80% dei rom e sinti presenti nel Terzo Reich prima della guerra) le vittime accertate schedate nei lager nazisti alla voce “zingari”.

Malgrado ciò, la tragedia è stata a lungo ignorata. Il Porrajmos non è stato classificato come persecuzione razziale con l’obiettivo del genocidio fino agli anni Ottanta, quando storici e studiosi hanno iniziato a occuparsene recuperando via via documenti e prove in gran numero.

Benché approssimativi, i dati riferiscono appunto di circa mezzo milione di vittime nei tra il 1933 e il 1945. Oltre 30.000 trovarono la morte in Polonia nei campi di Sobibor, Bełżec e Treblinka. Nella sola Auschwitz-Birkenau (il luogo scelto per la ‘soluzione finale’ di rom e sinti a partire dal dicembre 1942) furono 23.000 i prigionieri dello Zigeunerlager (il settore BII del campo di sterminio sulla Vistola).

Nella notte del 2 agosto 1944, il settore di Birkenau riservato agli ‘zingari’ fu liquidato assassinando nelle camere a gas gli ultimi 2000 detenuti. Da non si è più parlato del Porrajmos per oltre 30 anni.

Grazie a  materiali e documenti inequivocabili recuperati negli ultimi decenni, la conoscenza del Porrajmos è ora promossa anche da alcuni grandi musei della Memoria internazionali. In Italia il Museo della Deportazione di Prato è stato il primo luogo della memoria a inserirlo nella propria esposizione.

Con altri storici italiani Luca Bravi ha contribuito a creare sia un museo virtuale del Porrajmos in cui si ricostruisce la persecuzione di rom e sinti nel nostro paese (www.porrajmos.it), sia una piattaforma dedicata agli analoghi eventi nel Terzo Reich (www.romsintimemory.it).

 

Fonte: Ufficio Stampa

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