Geotermia: permessi per la ricerca, votata a maggioranza la moratoria

foto d'archivio

Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza la proposta di legge che prevede una moratoria di sei mesi nel rilascio dei permessi e delle relative proroghe, e degli atti di assenso per la realizzazione dei pozzi esplorativi per la ricerca di fonti geotermiche. “L’obiettivo di questa proposta di legge è quella di porre un limite alle richieste dei permessi di ricerca e ai conseguenti pozzi esplorativi – che hanno avuto un consistente aumento per effetto della liberalizzazione dell’attività geotermoelettrica operata con il decreto legislativo n. 22 dell’11 febbraio 2010 – al fine di evitare rischi per la sostenibilità ambientale e socioeconomica dei territori interessati”.

Lo ha dichiarato Rosanna Pugnalini (Pd), presidente della commissione sviluppo, illustrando all’aula l’atto. La norma, ha spiegato Pugnalini, nel rispetto degli indirizzi dettati dal Paer (Piano Ambientale ed Energetico regionale), e tenuto conto che il numero dei permessi di ricerca richiesti appare potenzialmente superiore a quello necessario per il perseguimento dell’obiettivo del burden sharing regionale (ossia la ripartizione dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni e di sviluppo delle rinnovabili), “intende assicurare uno sviluppo equilibrato del territorio attraverso l’individuazione di un numero massimo di pozzi esplorativi da consentire e dei criteri per la loro distribuzione sul territorio”.

La proposta di legge contiene un unico articolo, diviso in due commi.

Il comma 1 stabilisce “che la Giunta, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, individui con deliberazione il numero massimo dei pozzi, i criteri e i parametri per operare la loro distribuzione sul territorio”. Il comma 2, “rispondendo all’esigenza di cautela che è la ratio ispiratrice della legge stessa e per non compromettere in maniera irreversibile il territorio, stabilisce che non oltre sei mesi dall’entrata in vigore della legge sono sospesi i procedimenti per il rilascio dei permessi di ricerca e delle relative proroghe, degli atti di assenso per la realizzazione dei pozzi esplorativi e gli atti ad essi preordinati”.

Secondo Giuseppe Del Carlo (capogruppo Udc), “la Giunta non avrebbe dovuto presentare una proposta di legge per la moratoria, ma sarebbe dovuta giungere in aula con una legge che stabilisse i criteri e i vincoli che dovrà stabilire nei prossimi sei mesi”. Per questo motivo ha annunciato il voto di astensione.

Nicola Nascosti (Forza Italia) ha presentato un emendamento, per escludere dalla moratoria gli impianti a bassa e media entalpia e ad emissioni zero. L’emendamento è stato poi respinto in fase di votazione.

Andrea Agresti (Ncd), che si è detto favorevole nel merito, ha parlato di “legge che presenta alcuni elementi di forte criticità e che ha un sapore elettorale, perché è stata presentata in ritardo e si limita a imporre una moratoria anziché dettare i criteri per il governo del settore”. Per questo, ha aggiunto, “in fase di votazione il nostro gruppo si asterrà”.

Per Mauro Romanelli (gruppo Misto), la geotermia, “che pure ha un importante impatto ambientale, è una risorsa rinnovabile da utilizzare, ma con tecnologie diverse” e “garantendo il pluralismo dei soggetti operanti sul mercato”. Ha aggiunto di comprendere la ratio della legge, “ma si rischia il paradosso di rimettere in discussione l’esistente e di bloccare le novità”.

Apprezzamento è stato espresso, invece, da Marta Gazzarri (capogruppo Tcr), perché “il numero delle richieste per i permessi di ricerca era davvero troppo alto e perché finalmente si è dato ascolto alla voce dei cittadini”. Sospendere per sei mesi, ha aggiunto, “non vuol dire bloccare lo sviluppo ma ragionare in termini di sostenibilità ambientale e di sviluppo sostenibile”.

Per Ivan Ferrucci (Pd) sulla geotermia si sono sprecati “molti aggettivi a sproposito”, perché “la geotermia è indiscutibilmente una fonte di energia rinnovabile e perché gli obiettivi che ci diamo con il Piano ambientale ed energetico regionale sono importanti”. La moratoria, ha spiegato, “non significa fermare il settore, ma affrontare il merito delle questioni per ridare slancio a questa fonte rinnovabile”.
Secondo l’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini, la proposta di legge “non nasce da esigenze elettorali, ma dalla necessità di tenere in conto le istanze di chi critica gli interventi e di giudicare con criteri oggettivi il gran numero di richieste di permessi di ricerca che ci sono arrivati”. L’idea di fondo, ha aggiunto, “è quella di tutelare l’interesse pubblico e, allo stesso tempo, quello della libera intrapresa. Per questo servono criteri oggettivi che la Giunta si darà da qui a sei mesi”.

L’aula ha approvato un emendamento, prima firmataria Lucia De Robertis (Pd), che nel preambolo precisa che l’obiettivo del burden saring per il 2020 è quello di raggiungere almeno i 150 MW di potenza geotermica prodotta.

Marcheschi (FdI) dopo il 'niet' del Consiglio: “Prendere 6 mesi di tempo è una mossa elettorale che penalizzerà la Toscana”

“La Regione Toscana ha calato la maschera e scelto di ‘congelare’ per sei mesi ogni decisione sulla geotermia: ora si va verso lo spettro di decine di cause milionarie da parte di chi ha già ottenuto i permessi di ricerca”. E’ quanto denuncia con forza il consigliere regionale Paolo Marcheschi (FdI), dopo che il Consiglio regionale ha deciso una moratoria di sei mesi sulla ricerca geotermica:

“Da lungo tempo il piano energetico regionale è bloccato proprio dalla questione degli impianti geotermici – spiega, condividendo le preoccupazioni espresse dall’Ordine dei geologi – perché dopo la liberalizzazione delle risorse nel 2010 la Toscana non ha saputo gestire la loro valorizzazione. Col risultato che per non scontentare nessuno - né i numerosi comitati che si oppongono alla costruzione di impianti, né le società disposte a investire in Toscana – la Regione ha preso altri sei mesi di tempo per produrre uno studio. Si tratta di una dilazione dei tempi meramente elettorale, dal momento che la Regione dispone già di tutti gli strumenti (dal piano di programmazione a quello energetico fino alla Via) per decidere se eventualmente aumentare la quota minima di 150 Megawatt richiesta dall’Europa e già raggiunta. La Toscana – continua Marcheschi – potrebbe produrre almeno quattro volte questa quantità di energia, e le sue risorse (concentrate tra Grosseto, Siena e Pisa) potrebbero rifornire di energia elettrica quasi tutta Italia.

Invece la sinistra sceglie di non prendere posizione, quando ci sono già 38 permessi di ricerca assegnati a società che potrebbero scegliere di abbandonare la Toscana, con tutte le relative ricadute occupazionali, oppure di aprire contenziosi che costerebbero alla collettività milioni di euro. Certo, nessuno è per la costruzione selvaggia ma la battaglia va fatta sugli impianti a emissioni zero, non sui calcoli elettorali: se la Regione vuole limitare le costruzioni delle centrali lo faccia apertamente, operando attraverso la Via”.

Fonte: Consiglio regionale - ufficio stampa

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