Unipi, manovra di bilancio espansiva? Per l'Adi ci saranno più precari

L'università di Pisa

"La manovra di bilancio dell'Università di Pisa voluta dal Rettore Augello, come apprendiamo dalla stampa locale, vanta espressamente un investimento di 15 milioni di euro e 230 assunzioni. «Una manovra di ampio respiro e assai significativa sul piano degli investimenti - commenta il rettore Massimo Augello sui giornali - che, unita a quelle degli ultimi anni, proietta l'Ateneo di Pisa verso un futuro a tinte rosa, contribuendo a renderlo più competitivo».

Nel prossimo anno – è stato dichiarato – verranno assunti 50 professori ordinari, 35 professori associati (in aggiunta agli ultimi 180), 55 ricercatori a tempo determinato (solo 15 di tipo B, che rappresentano i veri nuovi ingressi) e 60 assegnisti di ricerca. Come ADI (Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani), sede  di Pisa, vorremmo riflettere seriamente sui numeri delle assunzioni. Indubbiamente riconosciamo all'Amministrazione dell'Ateneo pisano una gestione finanziaria migliore di quella di altri Atenei, in una congiuntura politica ed economica molto critica. Tuttavia non possiamo non far notare che UniPI continua ad avvalersi del lavoro precario per poter garantire gli attuali livelli di didattica e ricerca.

Il Rettore Augello definisce “espansiva” la sua manovra, ma non comprendiamo come si possa definire così quando la maggior parte delle assunzioni sono in realtà avanzamenti di carriera, per i quali vengono stanziati 3.358.000 euro l'anno. Le “vere” assunzioni sono quasi tutte precarie: 60 assegnisti di ricerca (parzialmente finanziati con 460.000 euro) e 40 ricercatori a tempo determinato di tipo A (circa 2.200.000 euro). Sono solo 15 le nuove assunzioni effettive (il cui costo annuo sarà di circa 800.000 euro): assunzioni che avvengono a fronte di un calo del personale strutturato di 244 unità dal 2010 al 2013, di cui 50 nel solo 2013.

Di fronte a tali numeri, pensiamo che non sia corretto definire “espansiva” la manovra in questione. Come può l'Università di Pisa in questa congiuntura far fronte alla domanda crescente di didattica e ricerca da parte della società? Come quasi tutti gli Atenei italiani, ricorre a ricercatori precari e assegnisti, i quali avrebbero altri compiti da svolgere ma non hanno possibilità di sottrarsi ad un carico di lavoro ulteriore, vista la condizione di ricattabilità in cui versano.

Come ADI Pisa chiediamo una seria riflessione sulla sostenibilità di questo sistema. A fronte di un numero elevato di pensionamenti, il nuovo personale docente in ingresso è in larghissima parte precario. La responsabilità di ciò non può certo essere imputata ai soli Atenei, che si trovano ad affrontare continui tagli di budget e leggi che limitano l'assunzione del personale strutturato. Pensiamo però che – nei margini offerti da tale contesto normativo – le Amministrazioni possano operare scelte finalizzate a ridurre l'impiego di figure precarie in direzione di una maggiore tutela dei giovani ricercatori: non solo perché ciò sarebbe giusto (stessi diritti e tutele a parità di mansione), ma anche e soprattutto perché sarebbe l'unico modo per migliorare l'offerta didattica e la qualità della ricerca che il Paese chiede oggi alle Università."

ADI - Associazione dottorandi e dottori di ricerca

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