Province, Nocchi: "Sono al collasso. Il Governo cambi rotta"

Francesco Nocchi

Non ho mai sentito parlare così tanto di province come negli ultimi mesi. Quella che ci era stata presentata come la causa di tutti i mali, degli sprechi, della mal gestione della pubblica amministrazione, si è rivelata una riforma frettolosa e poco accurata che ha lasciato nel caos amministratori e cittadini.

Ho sottoscritto la carta di impegni presentata da Cgil Cisl e Uil a seguito della mobilitazione nazionale di oggi. 

Le province infatti non sono sparite del tutto: funzioni e doveri ci sono ancora, a mancare sono i fondi per la loro gestione. Pensiamo al tema della viabilità e della sicurezza delle strade, alla sicurezza e qualità delle scuole e del l'edilizia scolastica, pensiamo inoltre al futuro dei centri per l'impiego. Incertezze pesanti anche per una eccellenza pisana come la biblioteca provinciale.  

A Pisa il parziale smantellamento delle province getta un velo di incertezza sul futuro di centinaia di famiglie. Dei 470 dipendenti diretti dell'amministrazione provinciale ben 250, secondo le stime dei sindacati, rischiano di essere in esubero. 

A questo quadro va aggiunta la situazione dei 40 lavoratori alle dipendenze di ditte esterne alle quali la Provincia di Pisa aveva appaltato servizi e lavorazioni. Il 30 giugno scadrà l'appalto con la cooperativa Cft (ex Arca) e 18 lavoratori rimarranno senza il proprio posto.

Se questa è la ricetta per mandare un messaggio di sobrietà e serietà ai cittadini, forse andrebbe rivista. Firenze e le aree limitrofe si sono già riorganizzate intorno alla Città Metropolitana, stabilendo le funzioni e attivando un sistema in grado di attirare fondi statali ed europei. Garantire il passaggio delle funzioni e quindi dei finanziamenti a disposizione e la disponibilità di personale formato per adempiere a determinati compiti è indispensabile se non si vorranno creare delle voragini di competenze.

Noi, e con questo intendo la provincia di Pisa e la costa, siamo rimasti indietro. Le ragioni di chi oggi protesta non sono messe in discussione, né possiamo scaricare la responsabilità sui sindaci se i bisogni dei cittadini rimangono insoddisfatti. Anche la Regione non può rimanere a guardare.

Le Province sono enti fantasmi che rischiano il collasso a causa dei tagli del governo. E a farne le spese sono i cittadini. 

Bisogna cambiare strada. Servono certezze di finanziamento è un cambiamento di strada. Per questo penso che se le condizioni poste dalla legge di stabilità non dovessero cambiare proporrò che il presidente della provincia ed i consiglieri rimettano il loro mandato nelle mani del presidente del consiglio Renzi. Penso inoltre che su scuole e strade serva una battaglia anche con gesti clamorosi per richiamare l'attenzione del Governo.

Fonte: Ufficio Stampa

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