Impianto Colorobbia, i dubbi di Asl e Arpat. L'Azienda sanitaria: "Incrementi significativi"

Continua ad alimentarsi il dibattito intorno al nuovo impianto che la Colorobbia intenderebbe costruire in zona Le Pratelle a Montelupo Fiorentino. Anche Arpat e Asl avanzano i propri dubbi attraverso due documenti presentati alla Regione lo scorso giugno. Nonostante sia trascorso più di un mese, i due pareri sono finiti sotto i riflettori recentemente. Entrambi sottolineano la necessità di sottoporre il progetto a V.I.A.

 

Il parere di Arpat. Il primo punto su cui si sofferma l'Ente è quello riguardante le finalità stesse dell'impianto, nodo cruciale  del dibattito. A questo proposito si sottolinea come le 322 tipologie di rifiuti della sezione Refining "non sembrano tutte pertinenti con il recupero di metalli preziosi". L'elenco è ampio: si va da prodotti animali o agricoli, fino a batterie, scarti di olio motore, imballaggi e medicinali.

L'Arpat rivela anche come il reparto Aurobit, che dovrebbe fornire i rifiuti, produca solo una minima quantità di quelli destinati al nuovo impianto (120Mg/anno su 281Mg/anno), almeno stando ai dati raccolti relativi al 2015. Questo sembra smentire l'esplicita motivazione di creare un impianto per far fronte alle "necessità del proprio ciclo produttivo".

Da qui il dubbio dell'Arpat che evidenzia come "non si ravvede la possibilità di recuperare metalli preziosi, quanto piuttosto la possibilità di uno smaltimento mediante incenerimento".

Inoltre, premesso che saranno trattati per la maggior parte rifiuti classificati pericolosi, si evidenzia come "non è fornita alcun tipo di informazione sulle caratteristiche di pericolo dei rifiuti [...] ed in relazione a ciò non è stata valutata neppure l'eventualità di problemi gestionali o incidentali".

Dubbi anche sulle quantità che saranno trattate: i forni installati, stando ai dati Arpat, avrebbero una potenzialità di trattamento quattro volte maggiore, di conseguenza i quantitativi "potrebbero essere soggetti ad incremento".

L'Arpat, infine, contesta i dati sull'impatto atmosferico. L'Ente ritiene inadeguati i sistemi di rilevamento in quanto il parametro scelto non sarebbe completamente conforme alla normativa e "niente viene detto in merito al monitoraggio di tale emissione" che dovrebbe essere continuo. Secondo l'Arpat ci sarebbero quindi delle lacune nel calcolo dell'impatto degli inquinanti sull'atmosfera.

 

Il parere dell'Asl. L'azienda sanitaria si sofferma soprattutto sull'impatto ambientale e sulle conseguenze sulla salute dei cittadini. Nel documento si evidenzia come il territorio sia storicamente soggetto ad un alta presenza di valori inquinanti oltre i limiti indicati dall'OMS che avrebbero causato "diversi effetti sanitari in termini di ospedalizzazione e mortalità".

Entrando nel merito del progetto l'Asl contesta il valore di riferimento del 2010 (quello preso in esame dal documento della Colorobbia), ritenendo più opportuno i dati relativi al 2006-2007 "quando nel territorio di Montelupo erano presenti due centraline": al momento, infatti, si fa riferimento agli apparecchi di Santa Croce sull’Arno e Capannori.

Il dato presentato sulla ricaduta degli agenti inquinanti sarebbe di circa il 5% in un raggio di un chilometro e dell'1% a distanze maggiori, come il centro d'Empoli. L'asl conclude che "in termini di morbosità e mortalità questi incrementi sono significativi sia come valori medi annuali che come valori puntuali".

Si esprime preoccupazione anche in merito al rilascio di metalli pesanti e altre sostanze pericolose (es. diossine e furani) come risultato del trattamento e della bruciatura, concludendo che "della caduta di questi materiali non si fa menzione".

Infine l'Azienda sanitaria sottolinea che "il Comune di Montelupo Fiorentino è stato inserito dalla Regione Toscana in un'area di risanamento che prevede una riduzione o un mantenimento degli inquinanti ambientali attuali [...] che suggeriscono di intraprendere provvedimenti per ridurre i livelli di inquinamento atmosferico esistenti". Una prospettiva che entrerebbe in contrasto con l'obiettivo di un nuovo impianto nella zona.

Fonte: Giovanni Mennillo

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