Alla scoperta di Mario Cecchi: l'uomo in più di Simone Inzaghi

Mario Cecchi (foto Facebook Empoli Fc Official)

Un toscano a Roma. Anzi in Germania, anzi prima ancora in Veneto. Prendete Mario Cecchi e mettetelo accanto a Simone Inzaghi e Massimiliano Farris. Questi tre uomini guidano la Lazio, in ruoli diversi certo, ma altrettanto importanti. L’allenatore, il vice, e il nuovo collaboratore tecnico. Ad Auronzo in maniera timida si è avvicinato alla squadra, senza mai sembrare di troppo, senza urtare contro il rapporto che c’è tra Inzaghino e Max, basato prima sull’amicizia poi sul professionale. A Marienfeld invece, ha preso le redini del gruppo. Il primo ad arrivare al campo, il primo ad infilarsi gli scarpini, il primo a prendere la parola per i nuovi consigli al mister. Aria pacata, sguardo intelligente, piede caldo. Già, perché partecipa in maniera attiva agli allenamenti. Gioca il torello con il resto della squadra, si piazza a centrocampo ai lati di Biglia quando c’è la partitella in famiglia. D’altronde è stato il suo ruolo prima di iniziare ad allenare in provincia: dai Giovanissimi Nazionali fino alla Primavera. Chiamasi gavetta. Poi è noto, certi campi fuori città ti fanno crescere, e dalle parti di Firenze di Cecchi conoscono solo quello accompagnato con Gori. Un solo cognome non basta per rimanere impresso così facilmente. Invece Inzaghi l’ha notato eccome: due scontri con la sua Lazio Primavera e l’Empoli, due pareggi bastati al tecnico laziale per richiamarlo in prima squadra. Esce dal campo, due tedeschi gli chiedono l’autografo. “A me?”. Il loro sguardo non ammette repliche, vogliono la firma del signore rasato uscito stanco dal campo. E allora Cecchi si distende, ride e con orgoglio ammette in lingua toscana: “Avevo un mancino niente male”. Se ne erano accorti.

Fonte: La Lazio Siamo Noi

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