Bartoli (FabricaComune) risponde ancora ad Acque: "La discussione riguarda la politica"

Dusca Bartoli

"Paghiamo anche i dividendi non solo gli investimenti"


"La discussione non è con Acque, ma con chi governa, dice Dusca Bartoli. Vogliamo che il Consiglio Comunale possa realmente svolgere il ruolo di indirizzo e controllo del servizio idrico, che gli compete. Vogliamo sapere di più anche degli investimenti, perché comunque la nostra rete perde più di un terzo dell’acqua che vi immettiamo. E depuriamo un po’ meno del 75% dei reflui. Perché a pagare sono i cittadini! E vogliamo togliere l’acqua dalla logica del mercato, come hanno deciso i cittadini nel 2011

Siamo soddisfatti che una nostra interrogazione abbia suscitato un pubblico dibattito sulle tariffe della nostra acqua e su come funziona la gestione del nostro sistema idrico.

Acque SpA risponde alla nostra interrogazione sostenendo che il differenziale tra quanto paghiamo noi ed il resto d’Italia - che paga in media poco più della metà – è dovuto al fatto che qui si fanno molti più investimenti e che la tariffa copre la totalità dei costi. Compreso il profitto aggiungiamo noi.
Ma chiariamo prima di tutto il balletto delle cifre.

Non sappiamo a cosa si riferisca Acque SpA, quando parla di bolletta media di 315 euro.

Noi abbiamo preso i dati dall’osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanza Attiva (http://cittadinanzattiva.it/primo-piano/consumatori/8809-dossier-acqua-2016.html) che stima che il consumo medio di una famiglia sia 192 metri cubi/anno.

Quella famiglia, per quel consumo, in media in Italia spenderebbe 376 euro. A Pisa  (gestione Acque SpA) spenderebbe 621 euro ed a Milano 140 euro.
Federconsumatori (http://www.federconsumatori.it/Showdoc.asp?nid=20160104102355)

fa gli stessi raffronti stimando un consumo medio più basso (150mc.) ed ottiene cifre diverse, ma con differenziali del tutto simili: 276 euro la media italiana, 442 euro a Pisa (Acque SpA) e 106 euro a Milano. Non sappiamo come sia raffrontabile la cifra citata da Acque SpA. E comunque che le nostre tariffe son tra le più alte d’Italia è incontrovertibile e lo sanno bene i cittadini.

Riguardo a Milano poi, anche noi lo avevamo indicato come caso limite. Suona tuttavia singolare che si adduca come difficoltà ed onere, la vastità del territorio servito, proprio mentre, ripetutamente, si vocifera di procedere a fusioni per portare la dimensione dell’azienda addirittura oltre i confini regionali. Qualcosa non torna nel ragionamento.

Sul fatto che qui si facciano più investimenti che altrove, bene.

Casomai vorremmo capire meglio su cosa, con precisione, si investe, anche perché, tutto sommato, le performance del sistema non sembrano molto migliori rispetto agli altri: continuiamo a perdere il 33% dell’acqua che immettiamo in rete e depuriamo meno del 75% dei reflui.
Pensiamo che il ruolo, di indirizzo e controllo dei comuni vada esercitato più efficacemente.

Come facciamo a sentirci tranquilli se, da una parte, il consiglio comunale non viene minimamente coinvolto nelle decisioni che riguardano la gestione dell’acqua e non è messo nelle condizioni di conoscerle adeguatamente e dall’altra, se interroghiamo l’amministrazione, si capisce che neppure loro sono in grado di svolgere, o non vogliono, una adeguata azione di controllo e indirizzo?

Come interpretare altrimenti la vicenda delle fognature di Monterappoli e Fontanella? Si tratta di quasi 5 milioni di investimenti già decisi, probabilmente già riscossi in tariffa, per opere da realizzare nel periodo 2008-2013. Poi gli investimenti non si fanno più, perché, si dice, ci sono altre spese obbligatorie da fare prima; ma se chiediamo quali sono, l’assessore alza le spalle per rispondere che non lo sa.

Quindi: spariscono 5 milioni, che dovevano essere investiti nel tuo territorio per risolvere un problema annoso e tu, nemmeno chiedi conto di dove sono andati a finire? Sarebbe questo il controllo? E quel problema quando e come lo risolvi? Noi non l’abbiamo ancora capito. Insomma non basta più dare informazioni sommarie.
Quegli 11 milioni già spesi, di cui ha parlato la sindaca in consiglio e di cui parla Acque SpA e gli 80 milioni previsti, a quali opere si riferiscono con precisione?
Lo chiederemo nuovamente il 14 novembre in commissione.

E veniamo agli utili e ai dividendi e al rispetto della volontà degli elettori.

Noi diciamo una cosa molto semplice: l’esito del referendum del 2011 non poteva essere più chiaro: l’acqua è un bene comune indispensabile per la vita e non può essere considerata una merce, per cui dalla sua gestione va tolta la logica del mercato e del profitto.

Ora, se si dice che servono per fare investimenti circa 8milioni e 950mila euro in più dalle bollette (più o meno questo sarà l’aumento del gettito corrispondente ad un +6,8%) e contemporaneamente si distribuiscono 4milioni e 478mila euro di dividendi tra i soci, a noi pare che non si stia rispettando quel mandato.
Del resto che il 70% dell’utile era stato destinato a fondi di riserva e non distribuito come dividendi, l’avevamo capito benissimo. Significa, per l’appunto, che il 30% è stato distribuito come dividendi; soldi che i soci, di cui il 45% privati, si mettono in tasca. Il che nella logica di una società per azioni, dove sono presenti anche soci privati, è ineludibile.

Quindi la discussione non è con Acque SpA, ma riguarda la politica. Chi governa questo paese, questa regione, questo comune.
A questo proposito registriamo con favore la dichiarata disponibilità della sindaca ad avviare una discussione partecipata sul tema del futuro della gestione del nostro sistema idrico.

Ci impegneremo perché ci sia un seguito concreto, con il coinvolgimento dei cittadini e di tutti i soggetti interessati, dalle associazioni dei consumatori, alle rappresentanze dei lavoratori ai comitati per  l’acqua pubblica.

Intanto comunichiamo che il 14 novembre alle 16,00, presso la sede del comune di Empoli, si discuteranno questi stessi temi nella commissione consiliare affari generali, alla presenza dell’Amministratore Delegato di Publiservizi Sani e del direttore dell’Autorità Idrica Toscana Mazzei.
Le sedute sono pubbliche e quindi invitiamo i cittadini a venire ad ascoltare".

Dusca Bartoli, consigliere comunale Fabricacomune Empoli

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