Il circo Zen è diventato il cirque du Zen

Sono passati poco più di due mesi e quel disco mi gira in testa quasi tutti i giorni. Seguo gli Zen Circus da quando esplosero con “Andate tutti affanculo” nel 2009, probabilmente la svolta per il gruppo di Pisa. Ho adorato “Nati per subire” e confermai la stima per la Band con “Canzoni contro la natura”. Con questo nuovo lavoro però mi sono trovato spiazzato quasi subito; insomma, cosa diavolo mi succede con il nuovo album “La terza guerra mondiale”? No so, forse, come sempre mi accade, visto che il mio orecchio è estremamente condizionato dalla nostalgia, ho in testa gli Zen del passato e le nuove canzoni non mi convincono? Oh forse c’è altro? C’è qualcosa che rende tutto misterioso, qualcosa che non capisco nella mia reazione alla loro nuova musica. Per scoprire questa nuova sensazione c’è solo un modo, di corsa sotto il palco.

26 novembre 2016. Il tour de “La terza guerra mondiale” è attraccato a Livorno, attuale casa di Appino, il cantante. Gli Zen Circus giocano praticamente in casa, di fatti il sold out avviene una settimana prima della data. Il posto è perfetto per questi eventi, una vecchio magazzino in cima ad una collinetta che offre una buona vista sul mare di Livorno. In torno non manca il classico chioschetto dove poter dar il via alla serata, quindi occhio ad arrivare troppo presto se non volete tentennare subito. Ma torniamo a noi.

Il The Cage di Livorno riesce a creare un'atmosfera quasi spettrale, i quadri appesi raffigurano i gruppi passati da li come dipinti di una casa dell'orrore, le finestre di legno e le pareti rosse giocano una parte fondamentale nel creare un'aria inquietante davanti al palco; insomma una figata! La musica parte alle 22:00 con Erin K, una chitarrista folk che per un'ora riesce a far sbatacchiare i culi di tutti i presenti. Come inizio non male, divertente e interessante, forse spiazza un pò rispetto a quello che suonerà, ma senza ombra di dubbio piacevole. Insomma, passate le 23 via per il cambio palco ed ecco spuntare il trio Zen con le mani in alto, pronti a dare inizio alla tappa Livornese.

Ho visto solo una volta gli Zen Circus, a Roma durante un festival piccolissimo a Villa Ada, quindi ero consapevole che l'ambiente del locale livornese e il pubblico avrebbero giocato a favore della band toscana. Già dalle prime note di “La terza guerra mondiale” è evidente che questo sarà tutto un altro concerto. Del primo live Zen ricordo tre ragazzi divertentissimi e cazzutissimi. Ho quest'immagine punk, di un concerto punk, con un pubblico universitario che aspetta la nota punk. Forse immaginavo quel punk, forse volevo un programma già visto; quel suono presuntuoso e cattivo della provincia pisana, senza troppe masturbazioni musicali come spesso si sente in giro. La forza di questa band è sempre stata questa, un’ istintività disarmante condita dalla sincerità del ragazzo di provincia che mantiene intatta la sua purezza. E allora? Cosa è successo? Hanno forse cambiato registro deludendo queste aspettative? Macchè, al contrario.

Chiunque abbia visto almeno una volta il circo di paese e, dall’altra parte, almeno una volta il magico Cirque De Soleil sà che sto parlando dello stesso mondo artistico, ma esposto e curato in maniera opposta. I primi sono artisti di strada che con pochi mezzi riescono a portare in giro un’arte centenaria. Gli altri sono guru dell’arte circense che miscelano suoni, colori e oggetti creando un mondo magico e illusorio. Questa è la differenza, forse, tra gli Zen Circus live del 2013 a Roma e la serata livornese del 26 novembre. Un trio punk può fare un salto in avanti raggiungendo una scala superiore? Lo chiedo da profano, senza troppi intellettualismi psicotici da borghese della musica. Ecco, l’unica risposta che mi son dato uscendo dal The Cage di Livorno è … Certo che può!

Un concerto emozionante, scatenato, divertente, gioioso e incazzato. Queste sono le immediate sensazioni che i The Zen Circus hanno portato a Livorno per il tour del nuovo album “La terza guerra mondiale”. Non sono mancate canzoni del passato come “Vent’anni”, “Canzone di Natale”, “I qualunquisti” o i pezzi del loro più grande successo “Andate tutti affanculo” e altri brani che, come dicono spesso in concerto, fanno parte di quel repertorio usato in passato per fare 'cappello' per le strade di Pisa oramai 20 anni fa. Ecco, da quelle strade Appino, Ufo e Karim si sono allontanati fisicamente, ma mai mentalmente. Questa è forse una dote che ha reso alla band la popolarità che merita.

Non faccio commenti tecnici perché non ne sono in grado, non essendo una musicista di professione non riesco a vedere la sfumatura del strumento ricercato o il nuovo sintetizzatore applicato a chissà quale traccia di una chitarra a caso, non né ho idea. Posso azzardare tirando ad indovinare, facendo riferimento al componente in più, il Maestro Pellegrini. Forse il “Pelle”, che ha seguito musicalmente e fisicamente la carriera solista del cantante Appino, ha portato una nota di cambiamento notevole? Forse è lui la chiave di volta che alimenta questa nota di qualità che probabilmente percepisco solo io? O forse no.

Non so spiegarvelo, posso solo raccontarvi di varie emozioni vissute in poche ore. Non solo una botta d’adrenalina costante. Per questo, una volta fuori dal locale con le orecchie fischianti e il sorriso di chi è stato bene per due ore e mezzo, ho immaginato subito il parallelismo tra il circo di provincia e il cirque du soleil. Per questo vi scrivo per consigliarvi questa band di provincia, che da Circo Zen è diventata Il Cirque Du Zen.

Chissà se anche loro saranno presenti nella scaletta del prossimo martedì. Io posso solo invitarvi su Radio Lady Empoli dalle 22:00 ogni martedì – www.radioadly.it – per fare la stessa cosa di sempre , portare avanti la musica.

Gianni Cianci

Tutte le notizie di Livorno