Ecoreati, confronto in città. Bugli: "Partiamo dall'osservatorio sugli appalti"

Per far diminuire i reati non bastano le parole. Ma parlarsi è importante e parlare degli ecoreati, come è successo stamani a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze nella sede della Regione, sicuramente è necessario. "Questo seminario pubblico è stata un'utile riunione di lavoro" commenta l'assessore alla legalità, Vittorio Bugli. C'erano infatti le istituzioni: l'Anci, la Regione e i Comuni. C'era l'Arpat, ovvero l'agenzia toscana per la protezione dell'ambiente. C'erano le forze dell'ordine e le procure. C'erano le associazioni: Libera, Legambiente, la Fondazione Caponnetto e i Centri di azione giuridica. Insomma, tutti gli attori più o meno coinvolti.

La Toscana è settima in Italia nella classifica poco invidiabile delle regioni più colpite dalla criminalità ambientale e con il maggior numero di infrazioni accertate (1832 nel 2015). Arriva dopo Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio e Sardegna. A lungo è stata sesta (e lo è ancora per molti reati), superata nel 2014 dalla Sardegna. E' un dato che merita attenzione, anche se esiste una possibile lettura positiva e l'accenna il presidente regionale di Legambiente Fausto Ferruzza: in Toscana l'azione di contrasto dei reati è forse più forte che altrove, maggiori dunque sono le denunce.

Cultura e strumenti per la legalità
Ma qualcosa per smuovere quella classifica si può tentare e fare. "C'è anzitutto un aspetto culturale, per cui è importante discuterne e parlarne: anche nei singoli territori – sottolinea l'assessore Bugli – Ci sono strumenti che la pubblica amministrazione e la Regione può mettere a disposizione: con l'osservatorio degli appalti abbiamo fatto un ottimo lavoro. Dobbiamo riunificare filiere e procedure, dobbiamo fare squadra, condividere le informazioni e incrociare le banche dati a disposizione utilizzando quella grande risorsa che è l'informatizzazione".

I reati ambientali, quelli almeno che hanno a che fare con il non corretto conferimento dei rifiuti, dei rottami o degli inerti (che sono poi una parte importante) si contrastano anche facendo funzionare l'economia circolare, ovvero l'economia basata sul riciclo. "Che però – conclude Bugli, – ha bisogno di grandi numeri e investimenti. Attenti dunque a contrastare i reati pensando che la ricetta giusta sia tornare indietro e rinchiudersi in gestioni di territori ristretti". Il riferimento è al dibattito vivo in alcuni comuni del grossetano. "Senza economia del riciclo – avverte l'assessore – si vanificano anche gli sforzi sul fronte della raccolta differenziata".

Non troppo lontana è la riflessione di Don Andrea Bigalli di Libera: di sicuro quella degli ecoreati "è un'emergenza – dice -, figlia di un tarlo culturale contemporaneo che è la massimizzazione del profitto ma a cui si può rispondere con un'azione ripetuta e 'ordinaria', riaffermando la cultura del bene comune, che certo ha bisogno di investimenti per diventare sostanza".

L'azione di Arpat
Il seminario è stato anche l'occasione per fare il punto sul progetto speciale di controlli ambientali messi in atto dal 2014 da parte di Arpat e che si concluderà a dicembre: numeri contenuti ma importanti, con un centinaio di situazioni controllate ogni anno, 333 dal 2014 ad oggi, più della metà nell'area vasta centro, concentrati nel settore del tessile, dei rottami, dei vivai e degli inerti ma anche il trattamento dei liquidi e gli impianti di depurazione. In tre anni sono state 262 le comunicazioni di reato, 69 i sequestri. Con una nota comunque positiva: almeno nel tessile si nota infatti una progressiva ed evidente tendenza alla regolarizzazione.

Fonte: Giunta Regionale

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