Inceneritore a Scarlino, il comunicato del WWF

L'inceneritore di Scarlino

L'inceneritore di Scarlino è un impianto nato mezzo secolo fa, con le camere di combustione concepite allora per fondere i minerali di pirite estratti nelle miniere delle Colline Metallifere, poi ammodernato nelle parti secondarie, ma che non ha le caratteristiche proprie delle migliori tecnologie disponibili, tant'è che il Governo, con il Decreto del 10 agosto 2016, non lo include nella lista degli impianti utilizzabili a livello nazionale per soddisfare il fabbisogno residuo di smaltimento e ne prevede altri da costruire ex nuovo. Inoltre, nel periodo in cui ha potuto funzionare senza gli impedimenti dell'Autorità Giudiziaria, ha fatto registrare una chiusura tecnica ogni tre giorni, emettendo diossine fuori norma. Se tutto questo non bastasse, è inserito in un territorio dove i livelli di inquinamento sono già ampiamente superati e non è ammissibile che possa aggiungerne altri.
Per tutti questi motivi tale impianto, che noi riteniamo inutile, ha accumulato debiti colossali, né è mai stato inserito nel Piani pubblici di smaltimento dei rifiuti urbani della Provincia di Grosseto e della Regione.

L'acquisto da parte del gestore del Servizio pubblico di un impianto difficilmente utilizzabile con un debito di molte decine di milioni di euro, significa scaricare sulle tariffe dei cittadini altri oneri non necessari.

Ma sappiamo che in questo settore dei servizi pubblici l'interesse collettivo è stato negato a favore dei soggetti proprietari degli inceneritori con il risultato di tariffe tra le più elevate d'Italia e negando molta occupazione stabile e locale nel recupero di materie dai rifiuti.

L'inchiesta della Magistratura di Firenze ha fatto emergere rapporti molto stretti tra l'A.D. della Scarlino Energia, Maresa Caroleo con i vertici dell'ATO Toscana sud e l'inchiesta non solo ha fatto
emergere compensi in centinaia di migliaia di euro elargiti dalle società vincitrici della gara per attività illegittime, ma anche il fatto che gli indagati avevano concordato preliminarmente le modalità di dettaglio del bando di gara al fine di favorire le società che sul territorio di Arezzo, Grosseto e Siena gestivano gli impianti di smaltimento e gli inceneritori. Questo è avvenuto anche in violazione di norme nazionali e regionali, che prevedevano che gli impianti utili alla collettività e alla gestione del servizio fossero ceduti al gestore vincitore della gara “a titolo gratuito e liberi da pesi e gravami”. Negando nel bando di gara questa condizione di legge, l'Assemblea dei Sindaci dell'ATO Toscana sud, approvando il tutto, ha consegnato la gestione del Servizio sui Rifiuti Urbani alle società proprietarie degli impianti esistenti, che ovviamente hanno fatto i loro interessi in contrasto oggettivo con gli obiettivi che la collettività si è data con i Piani approvati: i dati sulle percentuali di Raccolta Differenziata e le tariffe lo stanno a dimostrare.

Chiediamo ai Consigli Comunali di reagire a difesa dei cittadini che rappresentano.

Andrea Marciani per Comitato Beni Comuni della provincia di Grosseto
Angelo Properzi per WWF Grosseto

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