Bob Dylan Dog

16 novembre 2016, sulle testate di tutto il mondo rimbalza la notizia che vede Bob Dylan premiato con il Nobel 2016 per la letteratura. La motivazione è questa: “per aver creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione musicale americana”. E cosa c’è da aggiungere? Niente no? Finalmente un’icona della musica Popolare, e non solo, spalanca la porta ovattata dell’accademia svedese senza chiedere il permesso agli intellettualetti di quella borghesia che per fortuna sta sparendo. Per fortuna si sono decisi a riconoscere quell’atteggiamento poetico e letterario che esplose con la Beat-Generation di Kerouac e Ginsberg. Bhè, forse sto usando troppo entusiasmo personale vero? Come sappiamo, dal quel 16 novembre, i fatti raccontano un’atmosfera meno allegra e rilassata.

C’è chi ha contestato immediatamente la decisione dell’accademia, ricordando che ci sono decine di letterati moderni che offrono un contributo maggiore alla letteratura rispetto al Menestrello del Rock. Ho letto commenti terrificanti sulla mancata risposta di Dylan alla chiamata dei giudici svedesi. Mi sono messo le mani nei capelli quando ho sentito apostrofare Bob come un "presuntuoso", solo perché girava la notizia (falsa) che avesse rifiutato il premio. Perdonatemi, presuntuoso? Ma non avete mai sentito parlare dei “mille volti di Bob Dylan”? Conoscete un minimo il percorso artistico del più grande poeta-musicale di fine '900? Se la risposta è si allora sapete che Bob Dylan, dal 1966 ad oggi, non è mai stato l’emblema della simpatia. Il suo odio per la stampa, e in parte anche per il pubblico di massa, affonda le radici in quel decennio che per lui è fonte di frustrazione e odio, per tutte le ragione che con eleganza ha spiegato o fatto intendere miliardi di volte. Quindi, cosa diavolo vi aspettavate, una t-shirt autografata di ringraziamento?  E’ da apprezzare invece la coerenza, sparatevi meno masturbazioni intellettuali e non scadete nella banalità. E poi, fosse vero quello che si è letto e detto fino al 9 dicembre 2016. Si perché, Bob Dylan, è vero che non ha ringraziato e non ha dato alcuna comunicazione, ma è altrettanto vero che non ha rifiutato. Infatti, come in quasi tutte le favole folk di Bob, il finale è un dolce/amaro fraintendimento di magia e imbroglio.

10 dicembre 2016, è il giorno dell’assegnazione per il Nobel a Bob Dylan. Sul palco c’è l’amica di una vita Patti Smith. Con la voce rotta da una comprensibile emozione la poetessa del Punk intona un’evergreen: “Hard rain's a-gonna fall”. Alla fine dirà "L'ho scelta perché combina la sua maestria di linguaggio alla Rimbaud con una profonda comprensione delle motivazioni che stanno dietro la sofferenza e la resilienza umana". Bob Dylan non è sul palco ma, con la classe di sempre, ha impresso la sua emozione su di una lettera che gela tutti i presenti; parole usate come carezze e colpi di mortaio. Di seguito il discorso integrale scritto per la premiazione :

“Buona sera a tutti. Estendo i miei più calorosi saluti ai membri dell’Accademia Svedese e a tutti gli altri distinti ospiti qui presenti stasera. Sono dispiaciuto di non poter essere qui con voi di persona, ma sappiate che sono assolutamente con voi nello spirito e onorato di ricevere un così prestigioso premio. Essere premiato con il Nobel per la Letteratura è qualcosa che non avrei mai potuto immaginare o ritenere possibile. Sin dalla mia infanzia ho avuto familiarità e ho letto e assorbito i lavori di coloro che sono stati ritenuti degni di tale riconoscimento: Kipling, Shaw, Thomas Mann, Pearl Buck, Albert Camus, Hemingway. Questi giganti della Letteratura i cui lavori sono insegnati nelle scuole, ospitati nelle biblioteche in giro per il mondo e di cui si parla in toni riverenti mi hanno sempre fatto una profonda impressione. Il fatto che io ora aggiunga il mio nome a una simile lista mi lascia davvero senza parole. Non so se questi uomini e queste donne abbiano mai pensato di ricevere un giorno l’onore di un Nobel, ma suppongo che chiunque scriva un libro, una poesia, una commedia in qualche parte del mondo conservi forse questo segreto in un posticino ben nascosto dentro di sé. E’ probabilmente così ben sepolto che forse neanche lo sanno. Se qualcuno mi avesse mai detto che avevo anche una minima possibilità di vincere il Premio Nobel, avrei pensato che avevo forse le stesse possibilità di camminare sulla luna. Infatti, nell’anno in cui sono nato e per alcuni anni dopo, non c’era nessuno al mondo considerato abbastanza buono da vincere questo premio Nobel. Così riconosco di essere in una compagnia molto ristretta, a dir poco. Ero fuori in strada quando ho ricevuto questa sorprendente notizia, e mi c’è voluto ben più di qualche minuto per metabolizzarla correttamente. Ho cominciato a pensare a William Shakespeare, la grande figura letteraria. Mi sono chiesto se si fosse riconosciuto come drammaturgo. Il pensiero che stava scrivendo letteratura forse potrebbe non essergli passato per la testa. Le sue parole erano scritte per il palcoscenico. Destinate a essere dette, non lette. Quando stava scrivendo Amleto, sono certo che stava pensando a un sacco di cose diverse: “Chi sono gli attori giusti per questi ruoli?”, “Come si dovrebbe mettere questa cosa in scena?”, “Voglio davvero ambientarlo in Danimarca?”. La sua visione creativa e le ambizioni erano senza dubbio al primo posto nei suoi pensieri, ma c’erano anche altre questioni più banali da considerare e affrontare: “Ci sono abbastanza finanziamenti?”, “Ci sono buoni posti sufficienti per i miei finanziatori”, “Dove lo vado a trovare un teschio umano?”. Scommetto che la cosa più lontana dai pensieri di Shakespeare fosse la domanda: “Questa è letteratura?” Quando ho cominciato a scrivere canzoni da ragazzo, e anche quando ho cominciato ad avere qualche riscontro per le mie capacità, le mie aspirazioni per queste canzoni non andavano molto lontano. Pensavo che sarebbero state ascoltate nei bar, nei caffè, forse più tardi in posti come la Carnegie Hall o il Palladium di Londra. Se avessi davvero sognato in grande, avrei forse immaginato di fare un disco e poi di ascoltare le mie canzoni alla radio. Quello sarebbe stato davvero un gran premio per me. Fare dischi e ascoltare le tue canzoni alla radio significava che stavi raggiungendo un vasto pubblico e che avresti potuto continuare a fare quello che avevi progettato di fare. Be’, ho potuto fare quello che avevo progettato di fare per un sacco di tempo ormai. Ho fatto dozzine di dischi e tenuto migliaia di concerti in ogni parte del mondo. Ma sono le mie canzoni il centro vitale di quasi ogni cosa che faccio. Sembrano aver trovato un posto nelle vite di molte persone attraversando molte diverse culture e sono grato per questo. Ma c’è una cosa che devo dire. Come performer ho suonato per cinquantamila persone come per cinquanta persone, e posso dirvi che è più arduo suonare per cinquanta persone. Cinquantamila persone sono come una persona sola. Non così cinquanta. Ogni persona ha una sua individuale, separata identità, un mondo a sé stante. Possono percepire le cose più chiaramente. La tua onestà e come ti relazioni con la profondità del tuo talento sono messe alla prova. Il fatto che il comitato per il Nobel sia così piccolo non mi fa perdere di vista questo. Ma come Shakespeare, anch’io sono spesso occupato a inseguire i miei sforzi creativi e a concentrarmi su tutti gli aspetti delle banali questioni della vita: “Quali sono i migliori musicisti per queste canzoni?” “Sto registrando nello studio migliore?”, “Questa canzone è nella tonalità giusta?”. Alcune cose non cambiano mai, anche dopo 400 anni. Nemmeno una volta ho mai avuto il tempo di chiedermi “Le mie canzoni sono letteratura?”. Così devo ringraziare l’Accademia Svedese, sia per essersi presa il tempo di considerare questa grande domanda, sia per aver fornito una così meravigliosa risposta. I miei migliori auguri a tutti voi, Bob Dylan”

Ecco, se siete riusciti ad arrivare fino alla fine non c’è bisogno che aggiunga altro. Anche voi avete avuto la sensazione di esservi sbagliati? Siete caduti nel malefico tranello dei media/troll? Non ditemi che anche voi avete cambiato idea su Bob Dylan? Quella frase “glielo togliessero se non lo vuole” si è trasformata in “Grande poeta e belle parole”? Bene, è per questo che Bob Dylan ha ricevuto il Nobel per la letteratura, perché con la sua dialettica ha trovato un geniale ed elegante modo per mandarvi tutti affanculo.

Forse Dylan non sarà presente nella scaletta di martedì sera, voi però se avete voglia siete tutti invitati dalle 22:00 su Radio Lady (www.radiolady.it) per Go Music.

Gianni Cianci