La realtà aumentata entra in sala operatoria

Al via il progetto europeo VOSTARS coordinato dall’Università di Pisa


La realtà aumentata entra in sala operatoria grazie ad un visore indossabile che assisterà e guiderà occhi e mani del chirurgo durante gli interventi. E’ questo l’obiettivo del progetto europeo VOSTARS coordinato dal dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa che coinvolge numerosi partner italiani ed europei, fra enti di ricerca, aziende del settore e centri clinici.

Appena finanziato con circa 3,8 milioni di euro per tre anni nell’ambito dal programma d’innovazione e ricerca H2020 dell’Unione Europe, VOSTRARS - acronimo di Video Optical See-Through Augmented Reality Surgical system – punta infatti alla realizzazione di una visore indossabile con un approccio ibrido, capace di integrare e ottimizzare quanto di meglio è stato studiato e sviluppato dagli albori della realtà aumentata ad oggi.

“Grazie a questa tecnologia, il chirurgo potrà avere di fronte ai propri occhi, senza dover distogliere lo sguardo dal campo operatorio, informazioni come il battito cardiaco, l’ossigenazione del sangue e tutti i parametri del paziente – spiega il  coordinatore del progetto Vincenzo Ferrari, ricercatore d’ingegneria biomedica dell’Ateneo pisano che da anni porta avanti ricerche sul tema della realtà aumentata in chirurgia– grazie al visore sarà inoltre possibile visualizzare tutte le immagini medicali acquisite prima e durante l’intervento che, perfettamente allineate con l’anatomia del paziente, daranno a chi opera ‘una vista ai raggi X’ virtuale per guidare la sua mano con estrema precisione”.

Buona parte del progetto sarà svolta presso Centro EndoCAS dell’Università di Pisa per la chirurgia assistita dal calcolatore, dove l’ingegner Fabrizio Cutolo, esperto di sistemi di realtà aumentata indossabili, affiancherà Vincenzo Ferrari nel coordinamento del progetto. Sempre in ambito pisano, il gruppo di ricerca di economia sanitaria guidato dal professore Giuseppe Turchetti della Scuola Superiore Sant’Anna lavorerà al fine di ottenere un dispositivo non solo clinicamente efficace ma anche economicamente sostenibile.

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