Pronto soccorso e sanità, Sinistra Italiana: "Crisi di sistema, correre ai ripari"

L'ospedale di Empoli (foto gonews.it)

"La crisi dei Pronto Soccorso non è solo empolese. C'è stata in diversi ospedali della Toscana, e non solo. Questo indica una crisi di sistema, non un semplice accidente, magari dovuto solo ai picchi influenzali"


L'organizzazione sanitaria è la parte più grande e complessa del sistema di protezione sociale che abbiamo costruito negli ultimi 50 anni. Il Pronto Soccorso (PS) è un “faro” sempre acceso, con la porta sempre aperta, per tutti. E nel PS si manifestano le conseguenza di disfunzioni delle diverse parti del servizio sanitario. In primo luogo dei servizi territoriali e medicina di base, ma anche degli stessi ospedali (si pensi agli eccessivi tagli di posti letto e la crescente 'fatica organizzativa' che molti reparti mostrano). La risorsa dei posti letto ospedalieri in Italia ha subito una pesante diminuzione netta negli ultimi  anni – ancora più marcata nella nostra regione – e non è accompagnata da un corrispondente adeguamento delle reti territoriali di cura e assistenza.
 
Anche la povertà crescente contribuisce al sovraffollamento dei PS. Vi sono tante situazioni nelle quali è difficile l’assistenza a domicilio: ad esempio, le tante persone che vivevo da soli, anziani, con un'abitazione fredda e umida. Questa categoria di persone è in aumento e ciò comporta inevitabilmente il maggiore ricorso al ricovero. La situazione si è aggravata nel tempo perché i finanziamenti per il sociale si sono più che dimezzati.
 
La recente tendenza alle 'megaAsl' ha contribuito, come molti avevano messo in guardia, ad aggravare la crisi della sanità pubblica. L'operazione di ingegneria manageriale è servita a gestire e favorire i tagli di operatori e risorse, senza - anzi, contro - una vera innovazione di cui c’è bisogno. Su questo punto non abbiamo sentito neanche un filo di autocritica da parte del partito di governo (a Roma e a Firenze). Anzi, per quanto riguarda la zona empolese valdelsa in particolare, non ci siamo scordati del superficiale trionfalismo pre-elettorale della mega conferenza stampa di tutti i sindaci della zona, ASL e Regione (quella dei 54 milioni per la sanità...) del 20 ottobre scorso. Ma, dopo, purtroppo, poi, la realtà s'impone.
 
Non dobbiamo dimenticare lo scenario generale nel quale si inscrivono questi problemi locali. I tagli alla sanità operati negli ultimi anni, le restrizioni al turn-over del personale, l'accorpamento delle ASL, hanno effetti pesanti sulla qualità dei servizi e sulle condizioni di lavoro in questo settore e dissolvono il legame dei servizi sanitari con le comunità locali. È un assalto all’universalismo che non ha bisogno di leggi di riforma, troppo pericolose elettoralmente. Le regioni si dedicano al lavoro sporco, riducono e spremono il personale, tagliano e privatizzano i servizi, accorpano ed esternalizzano. Il risultato è un sistema sempre più inaccessibile ad ogni livello: difficoltà di accesso al medico di famiglia (che fa poca attività a domicilio), le liste di attesa obbligano a rivolgersi al privato per diagnostica e specialistica, in ospedale si entra con difficoltà e si viene tenuti anche meno del minimo indispensabile e dopo si è di fatto abbandonati alle sole risorse della famiglia.
Basta! Non ne possiamo più!
 
In questi giorni di forte dibattito abbiamo intravisto un pericolo: quello delle divisioni tra diverse categorie con il rischio della ‘guerra tra poveri’. A livello sociale, tra le istituzioni (stato-regione-comune, nella loro lontananza...), i lavoratori della sanità, i cittadini. A livello professionale scontri tra gruppi di operatori (gli ospedalieri, i medici di famiglia, ecc.). Di fronte a tutto ciò è assolutamente necessario far avanzare una diversa politica sanitaria, dentro una diversa politica economica. Un movimento politico per la salute e l'attuazione dell’art 32 della Costituzione, con al centro un obiettivo chiaro: sia disponibile per ogni persona un appropriato accesso ai farmaci e ai trattamenti sanitari necessari!

Le prime risposte date delle istituzioni a livello locale non ci convincono. Se si arriva a togliere posti in chirurgia per destinarli alla medicina generale, lasciando in lista d’attesa persone che hanno interventi chirurgici già programmati, si aggiunge disagio a disagio per i cittadini.
Invece molte sono le cose da fare, e da cambiare, a livello locale-regionale e nazionale. La crisi dei P.S. di questi giorni ci deve indurre a definire alcuni ‘minimi’ obiettivi prioritari, tra i quali:
- riprendere una adeguata politica delle assunzioni ‘vere’ in sanità (infermieri e medici)
- riproporre a livello nazionale una riforma del sistema dei medici di famiglia, a partire dal percorso di formazione specialistica di questa fondamentale figura del nostro servizio sanitario.
 
Più in generale noi ci battiamo per:
• più risorse per il servizio sanitario e i servizi sociali
• una lotta senza quartiere alla corruzione, agli sprechi e alle inefficienze
• nuove modalità di partecipazione democratica, controllo e verifica dei servizi sanitari da parte dei cittadini
• un rafforzamento della sanità territoriale, favorendo la vicinanza dei servizi socio-sanitari alle persone, promuovendo le Case della Salute, ma che effettivamente, non solo teoricamente, contrastino le malattie croniche attraverso la ‘sanità di iniziativa’
• un rilancio della prevenzione e dell’integrazione tra politiche ambientali e tutela delle condizioni di lavoro e di vita
 
Vogliamo impegnare anche la nostra nascente forza politica in una discussione grande di politica sanitaria per ricostruire, riformare, il sistema sanitario. Nei prossimi giorni organizzeremo incontri aperti per discutere queste proposte.

Gruppo promotore Sinistra Italiana Empolese Valdelsa

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