Animali a rischio, 20 razze salvate in Toscana: i dati di Coldiretti

Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana

In Toscana sono circa venti le razze animali a rischio estinzioni tra mucche, pecore, capre, cavalli e maiali. E’ quanto sottolinea Coldiretti Toscana in occasione della Festa di Sant’Antonio Abate celebrata oggi in tutta Italia con numerose iniziative ed una larga partecipazione di allevatori toscani in Piazza San Pietro a Roma per la Benedizione degli Animali organizzata da A.I.A e Coldiretti.

Nonostante la Toscana sia leader nazionale nell’allevamento di alcune razze da carne tra le più importanti ed apprezzate, come la Limousine e la Chianina, e sia la patria mondiale della bistecca alla fiorentina, la situazione è molto fragile per una ventina di razze di animali che combattono, ogni anno, contro l’estinzione.

“Grazie all’impegno e al lavoro egli allevatori – dice Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana - per garantire una straordinaria biodiversità e le risorse messe in campo dal Piano di Sviluppo Rurale per favorire la crescita della popolazione nella nostra regione di alcune particolari razze che appartengono alla nostra storia e tradizione zootecnica, la Toscana degli allevatori sta lavorando per salvare 6 razze di bovini, 6 di ovini, 1 di caprino, 1 di suino, 4 di cavalli/asini”.

Tra i bovini “salvati” dall’estinzione le razze: Calvana, Garfagnina, Maremmana, Pisana, Pontremolese e Romagnola. Per gli ovini le razze: Appenninica, Garfagnina Bianca, Pecora dell’Amiata, Pomarancina, e Massese, mentre per i Caprini la Capra della Garfagnana. Per gli equini e asinini hanno scongiurato l’estinzione la razza: Maremmana,  Monterufolina, Cavallo Appenninico e l’Asino dell’Amiata. Infine i suini con la nota Cinta senese

Tra i bovini “salvati” ricordiamo la Maremmana oggi uscita dalla fase acuta dell’emergenza, un risultato che ha permesso alla Toscana di guadagnare una brillante seconda posizione nella graduatoria nazionale: con 2.221 (dodici mesi prima erano 1976) capi iscritti al libro genealogico. Il Granducato sta un passo appena alle spalle del Lazio e vanta ben 74 allevamenti. In crescita anche i capi di Pontremolese che, pur nei piccoli numeri, ha visto i capi aumentare di sedici unità (da 42 a 58) in un anno e la Garfagnina che, nello stesso periodo, ha incrementato i suoi valori passando da 159 capi a 184. Ancora in fase di lieve erosione, ma in consolidamento, invece, la presenza della Pisana (più famosa localmente con il nome di Mucco Pisano) che, nell’arco di un anno, è passata dai 496 a 467 capi e la Calvana passata dai 487 ai 454.

Sull’Arca di Noè toscana sono saliti a pieno titolo anche i suini di Cinta senese, che, nell’arco di una quindicina di anni, sono tornati in forze. Considerati una razza in via di estinzione, dopo un fastoso passato (sono ritratti addirittura nel prestigioso quadro del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti datato 1337), adesso vantano numeri importanti: infatti si contavano oltre 5.800 esemplari allevati in 120 aziende.

La salvaguardia della biodiversità ha arricchito anche le razze autoctone ovine. L’esempio più eclatante è rappresentato dalla Zerasca che, in pochi anni, è riuscita a superare l’emergenza e a sfiorare le 2.000 unità suddivise in una cinquantina di aziende.

Tra gli equini una considerazione a parte la merita il celebre cavallo monterufolino, una razza molto diffuso nell’area delle Colline Metallifere, nell’entroterra pisano, un tempo usato per il trasporto a sella o a calesse, e addirittura nel circo; la cui storia risale agli inizi del 1900, costretti a convivere, da diversi anni ormai, con la lotta per la sopravvivenza.

“Quest’azione di recupero importante – dice Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana - si deve anche ai nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di Campagna Amica attivi in tutta la regione e che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà e razze a rischio di estinzione che altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di distribuzione”.

 

Fonte: Coldiretti Toscana

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