Una 'storia di Ebrei e di Giusti' a lieto fine nel buio della Shoah. Presenti due testimoni allora bambine

Il 23 gennaio la Fondazione il Fiore celebra il Giorno della Memoria alla Biblioteca umanistica dell’Università di Firenze con il libro di Marco Piccolino sulla vicenda, fra Versilia e Garfagnana, delle famiglie Sraffa e Ventura-Trevi, aiutate da quattro “Giusti fra le Nazioni”, fra cui Don Lazzeri (poi morto a Sant’Anna), e dai coniugi Giannecchini. Intervengono, con l’autore e lo storico Paolo Buchignani, la figlia dei Giannecchini Vittoria Pieroni e fra i salvati Franca Sraffa, protagonista della storia. Saluto di Floriana Tagliabue e Laura Forti. Coordina Maria Giuseppina Caramella. Ingresso libero.

La storia di come due famiglie ebree toscane, i genitori di Franca Sraffa e gli zii Augusto Ventura e Giuseppina Trevi, riuscirono a sfuggire ai nazifascisti dal 1943 al 1945, fra la Versilia e le colline della Garfagnana, grazie all’aiuto di alcune coraggiose e solidali persone, quattro delle quali hanno ottenuto il riconoscimento di “Giusti tra le Nazioni” della Yad Vashem per chi si è distinto nel salvare ebrei durante la Shoah: il sacerdote Don Innocenzo Lazzeri, che fu poi ammazzato nell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, il medico versiliese Mario Lucchesi e due contadini della Garfagnana, Giuseppe Mansueto e Maria Rossi. Ai quattro giusti vanno aggiunti i coniugi Carlo e Carlotta Giannecchini, che avevano accolto con generosità gli Sraffa e i Ventura a Greppolungo tra l'ottobre del ‘43 e il febbraio del ’44.

E’ la vicenda ricostruita con meticolosità certosina e poi narrata con abbondanza di immagini fotografiche nel libro ‘Dalla Versilia alla Garfagnana - storia di Ebrei e di Giusti’ (Edizioni il Campano 2016) di Marco Piccolino, neurofisiologo che ha dato importanti contributi nell’ambito della fisiologia visiva e si è in seguito occupato di storia della scienza producendo libri editi da Bollati-Boringhieri e Oxford University Press, per poi negli ultimi anni dedicarsi allo scavo e documentazione di uno degli episodi più tragici di “guerra contro civili” dell’epoca nazifascista: la strage di Sant’Anna di Stazzema. Indagini da cui sono già nati due libri pubblicati da Edizioni il Campano nel 2014 e 2015.

Questa storia e le sue due testimoni ancora viventi saranno presentate lunedì 23 gennaio alle 16 nella Sala Comparetti della Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze in occasione di un incontro organizzato dalla Fondazione il Fiore nell’ambito delle iniziative regionali per il Giorno della Memoria 2017 (piazza Brunelleschi 3/4, ingresso libero). Le testimoni, entrambe ancora bambine quando accaddero i fatti, sono, fra gli ebrei salvati, Franca Sraffa, vera protagonista della vicenda e della sua ricostruzione, e, fra i salvatori, Vittoria Pieroni, figlia dei Giannecchini, il cui ricordo emerse in ritardo perdendo il treno della domanda di riconoscimento fra i giusti alla Yad Vashem. A questo appuntamento, oltre alle due testimoni, interverranno l’autore del libro Marco Piccolino e lo storico Paolo Buchignani, a cui spetterà la presentazione, dopo il saluto di Floriana Tagliabue, direttore della Biblioteca Umanistica, e di Laura Forti, assessore alla cultura della Comunità ebraica di Firenze. Maria Giuseppina Caramella, presidente della Fondazione il Fiore, coordinerà l’incontro.

Come sottolinea Adriano Prosperi nella sua Prefazione al libro, si tratta di «un frammento di storia», una sorta di «minuscolo relitto» nel gigantesco naufragio della Shoah, che «si affaccia qui dalla memoria dei sopravvissuti e viene verificato sul terreno e arricchito di immagini e testimonianze dalla paziente, appassionata ricerca di Marco Piccolino»: una vicenda «maturata in un contesto sociale che si dimostrò capace di gesti fraterni e protettivi e di veri e propri eroismi», anche se non mancarono i delatori al servizio dei nazisti. «Con la ricostruzione delle reti di vicinato e di memoria – scrive Prosperi - il racconto riporta davanti a noi un volto del paesaggio e della storia italiana oggi cancellato: il bosco, la fatica di un popolo che viveva di magre risorse ma si mostrava capace nell’infuriare della guerra di spregiare il peculio promesso a chi tradiva la presenza di ebrei e di mantenere vivi i valori della convivenza civile e della solidarietà umana».

Fonte: Addetto stampa della Fondazione il Fiore

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