Tramvia, l'intervento della consiglieri regionale Spinelli e dei consiglieri comunali Collesei e Rossi

foto di archivio

Il fatto che si sia riaperta la discussione sul percorso della tramvia nel centro storico di Firenze, ci fa piacere ed è un fatto positivo per la città.

Del resto, il grande successo ormai consolidato della linea T1 del tram fra Firenze e Scandicci (oltre 13 milioni di passeggeri all’anno negli ultimi due, rispetto ai poco più di 9 stimati) e il proseguire della costruzione delle linee 2 e 3 in direzione Aeroporto e Policlinico di Careggi (i cui lavori stanno per ora rispettando i tempi e non suscitano più le proteste dei cittadini, segno della nuova consapevolezza sull'utilità del sistema tranviario rispetto agli anni della costruzione della linea 1) consentono di fare una costruttiva riflessione su altri aspetti dell'organizzazione del sistema tranviario fiorentino.

In particolare queste nuove condizioni del sentire della città e la convinzione dell'utilità e convenienza del tram, possono con serenità consentire di riprendere la discussione sul passaggio del tram da piazza San Giovanni.

La realizzazione del progetto della linea 2 da piazza dell'Unità a piazza San Marco, già approvato da tutti gli organi tecnici e di tutela, fu sospeso dalla decisione dell'allora sindaco Renzi che preferì optare per la completa pedonalizzazione della residua parte di piazza di San Giovanni (una gran parte di piazza San Giovanni e la piazza del Duomo era da molto tempo completamente pedonalizzata).

La completa pedonalizzazione ha prodotto, insieme ai benefici delle aree pedonali, anche i disagi conseguenti a una maggiore difficoltà di mobilità (in particolare per le categorie più deboli e gli anziani), e soprattutto un'ulteriore spinta verso l'abbandono della residenza "normale" a favore di altre categorie di abitanti.

Un processo che è tipico delle aree pedonali molto ampie come è quella che si estende da via Cavour all'Arno. Aree che se non servite da un efficace servizio pubblico rischiano di diventare inaccessibili proprio per i fiorentini.

Aspetto questo ulteriormente aggravato a Firenze dalla crescente presenza turistica che in alcune ore del giorno è il vero elemento dominante quella parte di città. Una situazione che rischia di fare scivolare Firenze verso una città-museo invece che verso la città dei musei che deve   essere.

Per evitare il progredire di tale fenomeno è necessario restituire ai fiorentini la  parte centrale della loro città e restituire una condizione di ottimale funzionamento a rete del sistema delle tranvie fiorentine.

A tal fine crediamo che sia da valutare il ritorno alla soluzione a suo tempo approvata che prevedeva, in un'area completamente pedonale (era prevista dal 2007 l'eliminazione del passaggio di qualsiasi altro mezzo) il passaggio del tram da piazza San Giovanni.

Questa soluzione agevolerebbe, e non di poco, anche la soluzione del complesso "nodo tranviario" di piazza della Stazione dove è evidente a tutti come la chiusura al traffico su gomma di via Valfonda costituirà, senza opportuni interventi sull'intero sistema, un problema perdurante anche dopo la fase di cantiere per la costruzione delle linee tranviarie.

Con quale caratteristiche si debba realizzare il passaggio del tram da piazza San Giovanni è un tema a nostro parere ancora aperto.

Non solo perchè il sistema a rete derivante anche dalle scelte fatte nel 2009, con la soluzione del passaggio da via Valfonda e il proseguimento su v.le Lavagnini, (sarebbe da riprendere anche il collegamento da v.le Fratelli Rosselli a v.le Filippo Strozzi utilizzando il sottopasso esistente, che agevolerebbe il transito diretto da Scandicci a Careggi senza passare da piazza della Stazione) potrebbe consentire di valutare la possibilità di realizzare in quel punto un solo binario "banalizzato" (cioè bidirezionale) fra via dei Cerretani e via Cavour, ma anche perchè le aziende che stanno realizzando le linee tranviarie hanno ora le tecnologie per realizzare autonomamente la captazione da terra dell'alimentazione elettrica del tram, migliorando in tal modo l'inserimento ambientale dell'infrastruttura senza dover ricorrere a pesanti e complessi sistemi di batterie a bordo dei convogli.

Insomma, è auspicabile una riflessione pacata, laica e aperta alla discussione pubblica, su un punto strategico del sistema della mobilità della città.

Fonte: Consiglio Regione Toscana

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