Chiesa di San Giorgio, Nencetti (Confsal-Unsa): "Degrado persistente e mancata vigilanza"

Si fa seguito a quanto comunicato informalmente per le vie brevi, per quanto di opportuna competenza, rinnovando la richiesta di intervento a seguito del perdurare della situazione di continuo degrado di abbandono del patrimonio storico-artistico e monumentale, oltre all'incuria del sagrato, della Chiesa di S. Giorgio e Spirito Santo alla Costa in Firenze, che pare sia priva di dovuta vigilanza (e mancanza di impianto anti-intrusione), buona conservazione e manutenzione.

In concomitanza col degrado del complesso nel suo insieme, anche il notevole stato di abbandono del sagrato non ha subito arresti cogli anni e, allo stato attuale, delle impalcature esterne (ed interne?) all’edificio – in violazione anche del Regolamento edilizio (artt. 29 e 30) – poco possono a fronte di una situazione oltremodo precaria: opere d’arte e strutture architettoniche si rivelano seriamente ormai già compromesse.

E' risaputo, come il complesso di 'San Giorgio allo Spirito Santo o alla Costa', sia un Bene assoggettato a Vincolo e dichiarato di notevole interesse culturale e pubblico (Decreto della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici per le Provincie di Firenze e Pistoia del 2 maggio 1983, con il quale è stata inclusa negli elenchi descrittivi di cui all’Art.4 della Legge 01/06/1939 n.1089 e assoggettata a tutte le disposizioni di cui al vigente Codice dei Beni culturali e del Paesaggio).

La Chiesa di San Giorgio – per quanto ci è dato sapere – è tuttora Parrocchia (Ente Ecclesiastico civilmente riconosciuto), consacrata e gestita dall’Arcidiocesi fiorentina.

Breve inquadramento storico del Bene in questione:

L’antica chiesa di San Giorgio sorge nel quartiere d’Oltrarno. È situata lungo la ripida Costa San Giorgio che dal Ponte Vecchio, Piazza Santa Felicita, Piazza de’ Rossi - zona archeologica di insediamento romano e paleocristiano - conduce al cinquecentesco Forte Mediceo di Belvedere. La sua costruzione è anteriore all'anno mille ed era una delle principali Priorie della Firenze medievale, e per questa chiesa il giovane Giotto eseguì la rara e splendida tavola d'altare raffigurante la Madonna col Bambino in trono e due Angeli (oggi al Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte ???). Non a caso, anche altre opere di gran pregio ornarono l’interno di questo sacro edificio per la devozione dei fedeli. L’importanza e la gloria di questo tempio già accresciuta nel corso dei secoli grazie alla protezione dei Papi (Eugenio IV, Niccolò V, Leone X, Clemente VIII, Clemente XI) e della stessa famiglia Medici: si pensi che l’ultima versione architettonica di questa chiesa, elegante e raro esempio fiorentino di perfetto gusto barocco, fu voluta da Cosimo III.

Nel 1705-1708 la chiesa venne rinnovata dall'architetto Giovan Battista Foggini e l’interno decorato da opere in stile rococò di Alessandro Gherardini e Antonio Domenico Gabbiani (v. Discesa dello Spirito Santo nell'ovale sopra l’altar maggiore).

La chiesa di San Giorgio è un esempio impressionante e vivida testimonianza di un eccezionale episodio architettonico, per unitarietà, tra barocco e rococò, assai raro a Firenze (siamo nei primi anni del Settecento). Le scenografie di impronta berniniana sono sorprendenti “per ridondanza decorativa […]. Non fosse per la presenza di immagini devozionali e simboli cristiani[…] l’aula ecclesiale sembrerebbe un salone delle feste, forse il più fastoso fra quelli fiorentini del periodo, ornato fittamente di specchiature di stucco, di fregi e volute.

Qui, come nella Cappella Feroni [alla Santissima Annunziata], il Foggini mostrava di ricordare il motivo berniniano della scenografica raggiera indorata, calante dall’alto sul sottostante altare. L’effetto del controluce, con angeli turbinanti nella campitura trasparente di una finestra ricordano, invece, il soffitto della biblioteca di Palazzo Medici Riccardi” (Carlo Cresti). La gioia del bianco e dell’oro originari, ora minati dall’umidità, rinvia alla Resurrezione di Cristo nella luce. Completano la sovrana sacralità di questa chiesa capolavori pittorici di grandi maestri su tela e a fresco.

Le opere che ne decora(va)no l’interno gareggiano in bellezza e importanza con la ricchezza dell’edificio, come tesori in uno scrigno; fra questi anche l’organo mesotonico costruito dal grande Onofrio Zeffirini (ante 1572) che contribuì ad arricchirne musicalmente le liturgie (oggi, per fortuna, si trova in custodia e funzionante, dopo adeguato restauro, nella Chiesa di Santa Felicita).

Stato attuale:

Come emerge dalle foto allegate, la visione d'insieme della Chiesa, circa 12 anni or sono, è straordinaria! E stupenda è la visione dell’impianto architettonico, degli stucchi, degli affreschi e dei dipinti.

Purtroppo però, la situazione critica degli affreschi nella zona absidale e immediatamente ad essa sottostante, l’umido di risalita ovunque, la discesa e infiltrazione di acque piovane particolarmente in alcuni punti critici (per il degrado del tetto e delle capriate), la fatiscenza dei marmi del pavimento e dei paramenti murari, perdurarono e peggiorarono nel corso degli anni senza essere mai risolti, neppure in occasione del più recente tentativo di intervento quando, nel 2009 (?) fu stimato un primo recupero manutentivo valutabile intorno a un milione e mezzo di Euro. Era allora Parroco il Padre Agostiniano Francesco Maria Giuliani.

Oggi, parrebbe, a causa di danni strutturali al tetto gravemente compromesso e a travi del sottotetto pericolanti, che il monumento non sia agibile … e intanto il degrado avanza.

Esposto quanto premesso, di fatto, questa situazione deturpa l’integrità dell'insieme, danneggia oltremodo le opere e la staticità della struttura, altera le condizioni di ambiente in contrasto con la prescrizione di tutela prevista dal vigente art. 45 e ss. del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, s.m.i. (ex art. 49, D.Lgs 29.10.1999, n. 490; ex art. 21, Legge 1 giugno 1939, n. 1089).

Pertanto risulta palese che le principali problematiche da considerare più urgenti e che richiedono un immediato intervento sono:
•    L’umidità, dovuta a fenomeni sia di risalita (ricordiamo a questo proposito come l'edificio sorga in una zona ricca di acque sorgive) che di discesa (le acque meteoriche cadono sia direttamente in alcuni punti, che per infiltrazione entro le strutture murarie infradiciandole).
•    Il perdurare del dilavamento che altera la morfologia sia dei rivestimenti murari che delle loro parti più profonde, nonché la perdita della cromìa parietale. Inoltre la compenente di gesso dei bellissimi stucchi, è colpita e danneggiata in modo particolare dall’elemento idrico. Ancor più grave la situazione degli affreschi che sono eseguiti a tempera.

Viene allora da chiedersi:

- che ne è oggi di tutto questo? Perfino la memoria di quella che fu un’importantissima Chiesa e annesso Monastero, sembra cancellata sotto la rovina architettonica di un edificio ‘condannato a morte’ dagli uomini di questo secolo!
- che fine a fatto la rara e splendida tavola d'altare del giovane Giotto raffigurante la Madonna col Bambino in trono e due Angeli, considerato che attualmente non è possibile vederla perché non è nemmeno esposta al chiuso Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte?
- quali sono le reali intenzioni di destinazione, tutela, fruizione e valorizzazione dell'ingente patrimonio religioso-storico-artistico, come ben visibile ancora dalle foto allegate?

Si chiede perciò un dovuto intervento

– affinche' si chiariscano le responsabilita' di omissione della dovuta vigilanza e prescrizioni di tutela;
– e si proceda prontamente con i dovuti lavori per la salvaguardia del bene e dei suoi apparati.

Augurandosi che il nostro accorato appello/esposto venga favorevolmente accolto, si resta a disposizione per ogni possibile collaborazione di nostra competenza, rinnovando i nostri sinceri e cordiali saluti.

Learco Nencetti, Conf.Sal-Unsa Beni culturali

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