Terremoti in Valdelsa, la parola al geologo Piombino: "Eventi dai quali ci si può difendere bene"

Approfondiamo il tema delle scosse di terremoto avvenute venerdì 17, sabato 18 e lunedì 20 febbraio in Valdelsa. Abbiamo interpellato il geologo Aldo Piombino (www.aldopiombino.blogspot.it) che ci ha spiegato in maniera sintetica dove nascono i terremoti in Valdelsa, perché si propagano e cosa bisogna aspettarci per il futuro prossimo.


I monti e la sismicità della penisola italiana sono dovuti alla collisione fra la placca euroasiatica e quella adriatica. Il fronte di scontro attuale è lungo la pianura padana (i terremoti emiliani del 2012 sono avvenuti in questo contesto), poi scende lungo l'Adriatico, per poi rientrare sulla terraferma a nord del Gargano e dirigersi verso lo Jonio passando per il Golfo di Taranto.

La sismicità principale avviene lungo i confini di una serie di blocchi in cui lo scontro ha frammentato la placca adriatica. In particolare i terremoti degli ultimi mesi in Italia centrale sono dovuti al lento (pochi millimetri l’anno) allontanamento fra l’Adria Occidentale e l’Adria settentrionale. Ma anche all’interno di questi blocchi si manifestano episodi di sismicità: il blocco dell’Adria Occidentale (sostanzialmente il versante tirrenico dell'Appennino Settentrionale) presenta dei lineamenti sismicamente attivi perpendicolari alla catena (quindi antiappenninici), che servono per “accomodare” le deformazioni che vi premono contro.

La sequenza sismica degli ultimi mesi a Castelfiorentino, come quella nella Val di Pesa di 2 anni fa, sembra essere annidata proprio lungo uno di questi lineamenti, la linea Piombino – Faenza. La linea Piombino – Faenza è probabilmente la responsabile di buona parte dell'attività sismica dell'Appennino Romagnolo tra il Muraglione e la piana romagnola; poi, fra Dicomano e Pontassieve, coincide con la Valdisieve, una valle in direzione antiappenninica in cui si alternano zone più strette a zone più larghe come nella zona della Rufina, tipiche della presenza di una faglia a scorrimento laterale. Il lineamento non è una faglia unica, ma un insieme di strutture parallele. Si spiegano così i vari raggruppamenti sismici degli ultimi anni in Valdelsa, uno Certaldo e uno a Castelfiorentino e in Val di Pesa e soprattutto, come i vari epicentri sono allineati in direzione antiappenninica.

In Toscana Meridionale lungo questo allineamento sono risaliti alcuni dei magmi recenti della Provincia Magmatica Toscana, il Monte Capanne all'Elba, il vulcano di San Vincenzo e i corpi di Montecatini Val di Cecina e Larderello Le scosse appaiono disperse rispetto all’epicentro della scossa principale. Questo non può stupire in quanto noi rappresentiamo un terremoto con un punto, mentre in realtà si tratta di un movimento lungo un piano (più è alta la Magnitudo, maggiore sarà l’area del piano di faglia che si è mossa).

Nella carta, ottenuta usando il database dell’INGV, vediamo che tutte le repliche da ottobre ad oggi si addensano in una zona ristretta che rappresenta la proiezione sulla superficie terrestre della zona che si è mossa durante la scossa principale del 25 ottobre. La scossa più recente un po' più a nord è anche più profonda: potrebbe essersi annidata nella parte più bassa della zona coinvolta nel movimento. Ovviamente non si può prevedere cosa succederà in futuro: i terremoti giungono improvvisi, anche se non giungono inaspettati, almeno per la Scienza.

Sappiamo benissimo dove in Italia possono avvenire dei terremoti e quale potrà essere la loro massima intensità. Ma ancora, purtroppo, non è possibile sapere quando avverranno. In Toscana la fascia più a rischio è quella lungo la catena appenninica propriamente detta, che giusto un secolo fa è stata colpita da una sequenza di eventi molto forti:

M 6.1, 16 agosto 1916, Costiera romagnola

M 5.9, 26 aprile 1917, Val Tiberina

M 6.2, 29 giugno 1919, Mugello

M 6.5, 7 settembre 1920, Garfagnana e Lunigiana

Anche nei dintorni della Valdelsa si sono verificati terremoti di un certo livello. Ricordiamo gli eventi del 1895 (M 5.4, 18 maggio nel fiorentino e M 5.0 del 25 ottobre a San Gimignano) ma soprattutto quello M 5.8 del 13 aprile 1558 in val d’Arbia e quello M 5.3 del 16 novembre 1545 nella campagna senese. Sono comunque tutti eventi “minori”, dai quali ci si può difendere bene, costruendo in maniera adeguata. Insomma, questi terremoti non devono far paura, ma ricordare che il nostro bel paesaggio è frutto di una tettonica attiva e che è per questo occorra prendere le necessarie precauzioni.

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