Spettacolo gender, Bardelli (FdI-AN): "Chi nasconde o falsifica la verità strumentalizza"

Elena Bardelli

Nella seduta consiliare di ieri sera (23 febbraio) è stata discussa l'interpellanza della sottoscritta sullo spettacolo gender in programmazione al teatro Bolognini il 26 e il 27 gennaio u.s., promosso dall'Associazione Teatrale Pistoiese e rivolto ai ragazzi delle scuole elementari e medie della provincia di Pistoia.

In particolare si interrogava il sindaco e l'assessore di competenza per sapere se l'amministrazione comunale fosse a conoscenza della programmazione di questo  spettacolo  per gli istituti scolastici; se essi approvino il fatto che l'ATP, con soldi pubblici, finanzi pièces teatrali a  tematica gender destinandole per di più a un pubblico di età infantile; se si siano preoccupati di accertarsi che le eventuali scuole aderenti del nostro Comune abbiano offerto la dovuta motivazione e informazione sulla partecipazione alle famiglie, chiedendo il loro consenso; se abbiano l'intenzione di continuare ad aderire all'Associazione Teatrale Pistoiese, sapendo che la quota associativa versata ogni anno, che potrebbe essere impiegata in modo più proficuo per il bene della collettività, viene destinata a tale utilizzo.

La risposta dell'assessore Querci, che ha accuratamente evitato di entrare nel vivo della questione, si è concentrata sull'apologia dell'ATP, che anche quest'anno -dietro corrispettivo di somme che si aggirano  sui 15-20 mila euro- collabora con il Comune di Serravalle per organizzare la stagione teatrale al Teatro "Francinj" di Casalguidi; sull'elogio della pièce in questione, vincitrice di premi considerati prestigiosi; sull'opera di strumentalizzazione che sarebbe stata effettuata da determinate associazioni cattoliche e forze politiche, compresa la sottoscritta; sulla finalità educativa dello spettacolo, che avrebbe l'intento di contrastare il bullismo.

L'assessore, però, si è guardata bene dal ricordare che la rappresentazione si è rivelata un "flop":
dei due spettacoli previsti al mattino uno soltanto è stato dato, e per di più davanti ad un pubblico ridotto all'osso, costituito unicamente da due classi; inoltre allo spettacolo che si è tenuto fuori programmazione in orario serale per compensare la mancanza di pubblico hanno assistito circa 120 persone, e non 400, come è stato divulgato da alcuni organi di stampa. Le accuse di strumentalizzazione quindi devono essere rivolte non a chi ha criticato e contrastato la pièce, bensì a chi ha omesso di dire la verità  o ha falsificato la realtà.

Abbiamo  ribadito i punti volutamente tralasciati da Querci. Per prima cosa lo spettacolo teatrale  in questione -la storia di un bambino che in alcuni giorni si sente maschio e in altri femmina-tratta una tematica dichiaratamente gender, che costituisce un dato di fatto innegabile, nonostante i premi aggiudicati, la lode di psicologi e luminari vari e la giustificazione formativa che si è voluta trovare, ossia il contrasto alla discriminazione.

Da ricordare peraltro che insegnanti hanno a disposizione molti altri strumenti e strategie didattiche per educare al rispetto e alla convivenza civile, senza scomodare tematiche sessuali da affrontare per di più con i minori. In secondo luogo la formazione affettivo-sessuale spetta ai genitori, che sono i primi educatori dei figli: la scuola può entrare in questo delicato ambito solo previo consenso informato delle famiglie, che hanno diritto di conoscere nel dettaglio -inclusi i contenuti e le finalità- le iniziative proposte al di fuori dei programmi didattici.

In ultimo le amministrazioni comunali hanno grandi responsabilità in merito alla diffusione della teoria gender, poiché contribuiscono a finanziare attività di questo tipo per le scuole e nelle scuole. Basti pensare alle convenzioni che anche il Comune di Serravalle  ha sottoscritto con la Provincia di Pistoia per attivare negli istituti scolastici di ogni ordine e grado presenti sul territorio - con l'impiego di denaro pubblico (quest'anno 50 mila euro!)- progetti finalizzati a contrastare i cosiddetti "stereotipi di genere", attraverso cui passa subdolamente il pensiero gender. Basti pensare, in questo caso, ai contributi versati ogni anno dall'amministrazione all'ATP, che vengono poi utilizzati per finanziare iniziative di cui onestamente non si vede né la priorità né l'utilità.

Punta sul vivo dalle recenti critiche della sottoscritta sulle politiche culturali del comune per le spese eccessive, l'assessore ha puntualizzato a mo' di predica che la cultura è presidio sociale e comprensione dell'altro: lo vada a dire a chi non riesce ad arrivare a fine mese o a chi non ha più casa e lavoro per conoscere la risposta.

Elena Bardelli, consigliere comunale FdI-AN

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