Il Comitato PD di Calenzano a fianco di Andrea Orlando

foto di archivio

Oggi a Calenzano è nato il comitato a sostegno della candidatura di Andrea Orlando alla Segreteria del Partito Democratico: ne fanno parte Gianluca Ferretti, Segretario del Partito, Irene Padovani, Assessore, Maria Arena, capogruppo in Consiglio comunale, e Niccolò Taiti, consigliere comunale.

Di Orlando apprezziamo le capacità che ha dimostrato nella sua carriera politica, iniziata negli anni ’80 con il PCI, che lo ha portato a incarichi istituzionali come Ministro dell’Ambiente nel Governo Letta eppoi come Ministro della Giustizia nei governi Renzi e Gentiloni.

Dalla mozione congressuale di Andrea Orlando emerge una visione matura, non trionfalistica e non velleitaria delle linee a cui dovranno ispirarsi le politiche del nostro Partito.

Vi è il rifiuto di inseguire la destra sul suo terreno, con formule populistiche che trovano appoggi proprio in quei settori privilegiati che a parole si dice di voler combattere e che invece si accarezza, con provvedimenti come la flat tax; vi è la consapevolezza che la ripresa economica è fragile e che dobbiamo fare molto di più rispetto agli ultimi tre anni; vi è la richiesta di una politica europea per l'area mediterranea, che non si limiti alla gestione, peraltro insufficiente, dei  flussi migratori.

Vi è il riconoscimento sia dei numerosi aspetti positivi dell’operato del passato governo, sia degli errori e delle carenze. Ma, trattandosi di scegliere un Segretario per il nostro Partito, ovviamente ci guida soprattutto il giudizio sull’attuale leadership del partito, e ci induce a sostenere Andrea Orlando proprio un giudizio di inadeguatezza di tale leadership.

SalLa mozione di Orlando si ispira alla volontà di superare le divisioni, con il motto evangelico della casa divisa che non può reggere. Questo vale per le divisioni nella società italiana, che il referendum del 4 dicembre scorso ci ha sbattuto in faccia: ha detto No, in massa, la generazione degli under 35, che in occasione delle elezioni europee  del  2014  aveva  riposto  in  noi  grandi  speranze.

Ma vale anche per le divisioni nel nostro partito, che l’attuale leadership non è stata assolutamente in grado di attenuare. Sulla sconfitta del 4 dicembre è del tutto mancata una riflessione da parte dell’attuale Segretario: questo ci espone al rischio di altri insuccessi. E’ emerso in generale un appiattimento del Partito, in questi tre anni, nei confronti del leader.

Il partito non può essere un comitato elettorale permanente. È giunto il momento di riaffermare la distinzione tra partito e governo, che è una condizione per tornare a vincere: il Partito come luogo di elaborazione politica, non come megafono per parole d’ordine già bell’e pronte.

Un Partito guidato da una figura che sappia riunire tutte le forze presenti al proprio interno, una figura non divisiva ma che riesca a fare del Partito un catalizzatore per una coalizione di governo, in un contesto politico mutato rispetto a quello bipolare in cui il PD nacque. Da  tutto  questo  deriva  la  necessità  di  distinzione  delle  figure  del candidato premier e del segretario del partito.

Fonte: Partito Democratico - Calenzano

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