Diossina nell'area del piazzale Palasaccio a Prato: ignota la derivazione

Le analisi dei campioni di suolo prelevati da ARPAT, in collaborazione con il Comune di Prato, nell'area di Piazzale Palasaccio nel mese di dicembre 2016 hanno rilevato concentrazioni di diossine superiori al limite previsto per i terreni ad uso verde pubblico/residenziale, anche se inferiori ai valori limite previsti per i suoli a destinazione industriale, ad eccezione del punto 1 alla profondità di 50 cm.

I campioni di suolo sono stati prelevati a due profondità, un prelievo superficiale a 3 cm ed uno più profondo a 50 cm. Nella tabella che segue sono riportati i valori di Diossine e Furani riscontrati nei suddetti campioni di suolo prelevati in data 21/12/2016.

Valori di concentrazione Sommatoria di Diossine e Furani espressi in ng(TE)/Kg ss dei prelievi del 21/12/2016 alla profondità di 3 cm ed alla profondità di 50 cm
Punto123456
Diossine a - 3 cm1,7988812,932,27,3
Diossine a - 50 cm13613,144,24,88,3

Da evidenziare che sono state riscontrate diossine anche a profondità di 50 cm. Considerando che le diossine hanno un'alta affinità con il suolo in quanto si legano alla frazione organica e non migrano in profondità nel terreno, la loro presenza a profondità di 50 cm è verosimilmente indice di movimentazione del terreno che è stato rimodellato probabilmente in occasione dell'urbanizzazione dell'area.

Le diossine si formano in processi industriali e in processi di combustione anche naturali o accidentali. Le fonti principali sono: inceneritori di rifiuti urbani, di rifiuti ospedalieri, emissioni di processi industriali quali fonderie, produzione di pesticidi, di altre sostanze chimiche ( es. PVC), sbiancatura della carta, gli impianti di riscaldamento a legna, gli incendi e il traffico veicolare.

Esse possono essere presenti nel suolo in seguito a deposizioni atmosferiche, anche a causa di incendi e pratiche agronomiche, spandimento di fanghi e compost, sedimenti provenienti da esondazioni, erosione e trasporto da aree contaminate.

Nel maggio 2015 ARPAT aveva già svolto in questa area indagini tecniche per la ricerca di diossine e furani nella zona circostante il depuratore/inceneritore di Baciacavallo, i cui esiti furono pubblicati con un Comunicato stampa del 15/10/2015.

In occasione dei campionamenti effettuati nell'anno 2015, fu riscontrato che nel Piazzale Palasaccio i valori riferiti al parametro “diossine e furani”, non superavano il limite di concentrazione della soglia di contaminazione per i siti ad uso commerciale e industriale, così come risulta l'inquadramento urbanistico dell'area nella quale era stato effettuato il campionamento ma tale limite risultava, però, superiore alla soglia di contaminazione prevista per i siti ad uso pubblico privato e residenziale.

A dicembre 2016, vista l'immediata vicinanza del Piazzale Palasaccio alle civili abitazioni e terreni ad uso agricolo, a scopo cautelativo, al fine di valutarne l'eventuale contaminazione del suolo, sono state effettuate anche le suddette indagini tecniche nei terreni circostanti Piazzale Palasaccio.

Ad oggi, con i risultati analitici ottenuti e in base alle caratteristiche della zona, non è possibile individuare la sorgente che ha dato origine alla contaminazione.

Nell'area è presente una struttura industriale dismessa, dove in precedenza presumibilmente veniva svolta anche attività di carbonizzo dei tessuti, ed è presente anche la cosiddetta “Gora del Palasaccio”, nella quale scaricavano i propri reflui le attività industriali.

Non si può escludere che la contaminazione riscontrata sia dovuta a riporti di terreno, a pratiche di abbruciamenti sul suolo di materiali di risulta del cantiere edile per l'urbanizzazione, alla conduzione dell'ex carbonizzo oppure ad esondazioni della suddetta Gora.

L'ipotesi che i valori anomali di diossine riscontrati nell'area Palasaccio possano essere attribuiti alle emissioni dell'inceneritore di Baciacavallo non è verosimile, in quanto un'emissione da un camino dovrebbe dare origine ad una ricaduta dei contaminanti sul suolo diffusa e non puntuale come quella verificata in Piazzale Palasaccio.

Inoltre tale zona, posta ad una distanza di circa 700 metri a Sud-ovest rispetto all'inceneritore, risulta interessata dalle ricadute dell'inceneritore solo in modo marginale. Lo studio diffusionale delle ricadute delle emissioni provenienti dall'inceneritore di Baciacavallo prevede una distribuzione dei contaminanti prevalentemente all'interno dell'area di pertinenza dell'impianto nonché in direzione Nord-Ovest e Sud-Est, dove sono stati riscontrati valori bassi di diossine nel terreno.

Nel corso del 2016, è stata iniziata una campagna di campionamento, tutt'ora in corso, per monitorare le ricadute di inquinanti dall'inceneritore di Baciacavallo. con posizionamento di deposimetri nelle zone di massima ricaduta.

Sono in corso ulteriori indagini per individuare la fonte di contaminazione e le responsabilità di bonifica.

Su richiesta del Comune di Prato, ARPAT si è resa disponibile ad implementare gli accertamenti sull'area per valutare l'estensione della contaminazione in considerazione delle successive attività di bonifica da condurre sul sito.

Della situazione è stata informata la ASL per valutare la necessità di eventuali provvedimenti di contenimento della esposizione della popolazione.

Fonte: Arpat

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