Presentazione dell'esposto cautelativo della Provincia, Filippeschi: "Grandi rischi per i cittadini"

L’Assemblea dei Presidenti di Provincia dello scorso 16 febbraio, con il supporto di alcuni legali di fiducia, ha deciso di inviare alle Procure della Repubblica, alle Prefetture, alle Sezioni regionali della Corte dei Conti, un esposto cautelativo per evidenziare la grave situazione finanziaria e di difficoltà nella gestione dei servizi in cui versa la Provincia.

Infatti, le Province si trovano ad affrontare una situazione finanziaria gravissima e, per certi versi, paradossale anche sul piano istituzionale, pur mantenendo, in base alla legge 56 del 2014, importanti funzioni fondamentali che hanno un impatto decisivo sulla sicurezza dei cittadini, come

* la costruzione e gestione delle strade provinciali;

* la gestione dell’edilizia scolastica per le scuole secondarie superiori.

A fronte di tali funzioni, però, oggi le Province si trovano a dover dichiarare la loro “impotenza”, non certo per cattiva volontà o imperizia tecnico-amministrativa, ma solo e soltanto per la carenza delle risorse finanziarie e per l’impossibilità di programmare, stante anche il fatto che per gli anni 2015 e 2016 le Province hanno potuto approvare il solo bilancio preventivo annuale.

Ora però, il dato di maggior allarme è che, in virtù dei provvedimenti di “spending review” e agli obblighi di riversamento allo Stato dei tributi propri previsti dalla legge 190/14, le Province, anziché poter utilizzare le risorse derivanti dalle entrate proprie per le funzioni ad esse attribuite, devono in realtà riversarne quasi l’intero ammontare allo Stato, in palese contraddizione non solo con l’attribuzione legislativa dei compiti ad esse affidati, ma ancor prima con la norma dell’art. 119 della Costituzione che garantisce l’autonomia finanziaria per l’esercizio delle funzioni pubbliche degli enti.

Come affermato dalla Corte costituzionale (sentt. 10/2016 e 188/2015), seppur con riferimento al finanziamento regionale di funzioni trasferite alle Province, la riduzione delle risorse necessarie per funzioni conferite alle Province “si riverbera sull’autonomia di queste”, contrastando con le norme costituzionali “nella misura in cui non consente di finanziare adeguatamente le funzioni stesse”.

Per il 2017, considerando i 2 miliardi di entrate rispetto ai circa 1,65 miliardi di euro che le Province italiane devono allo Stato, residuano per le funzioni proprie (per tutte le Province delle Regioni a Statuto Ordinario) circa 446 milioni di euro.

RISORSE RESIDUE PER ESERCITARE LE FUNZIONI PROPRIE PER TUTTE LE PROVINCE RSO (personale, mutui, edilizia scolastica, controllo e salvaguardia ambientale, ecc) 446.600.000

Vale a dire, che per tutte le funzioni fondamentali, e in primo luogo per la gestione dei 3600 edifici delle scuole secondarie superiori, per la costruzione e gestione dei 100 mila km di rete stradale provinciale, per le funzioni di controllo e salvaguardia ambientale oltre che per le spese di personale, per quelle derivanti dai mutui, ecc., le Province hanno a disposizione meno di 450 milioni di euro, una cifra che è evidentemente insufficiente e non idonea ad assicurare l’effettivo esercizio delle funzioni affidate alle Province.

Per quanto nello specifico riguarda la Provincia di Pisa la situazione di squilibrio prevista per l’anno 2017 è la seguente:

(A) ENTRATE TRIBUTARIE (stima 2017) 34.100.000,00

(B) OBBLIGO RIVERSAMENTO ALLO STATO * 27.414.554,49

(C)=(A)-

(B) ENTRATE NETTE 6.685.445,51

(D) SPESE RIGIDE * 22.539.500,00

Spese personale* 9.726.500,00

Spese rimborso prestiti 12.813.000,00

(E)=(B)-

(D) * 15.854.054,49

*(di cui €1.200.000 rimborsate da Stato e Regione fino a tutto il 2017 per i dipendenti del mercato del lavoro)

Le entrate tributarie della Provincia di Pisa, al netto dell’obbligo di riversamento allo Stato, non è neanche sufficiente a coprire le spese rigide (personale , ridotto del 50% per legge rispetto al 2014, e rimborso mutui).

È utile rilevare che già nel 2014 la Provincia di Pisa aveva effettuato un monitoraggio su tutti gli interventi necessari alla viabilità provinciale: per le sole pavimentazioni stradali il costo arretrato manutentivo (il cosiddetto backlog) era stimato in oltre 70 milioni, i costi per la manutenzione straordinaria e ordinaria a regime erano stimati rispettivamente in quasi 10 e 1,2 milioni. Considerando anche ponti, barriere, illuminazione, verde e quant’altro necessario le cifre salivano a 183, 14 e 9 milioni. Senza andare a citare queste cifre monstre e attestandosi su valori molto più ridotti, le risorse per garantire almeno un livello di servizio “e” (su una scala da “a” a “f”) erano stimate in oltre 47 milioni che diventavano 106 nel caso il livello di servizio da raggiungere fosse il “c”.

Inoltre, il Settore Edilizia ha redatto una scheda per ciascuno degli immobili della Provincia distinguendo tra interventi cosiddetti “tampone” o di “rifacimento totale”. Il risultato è quello mostrato nella tabella successiva (gli importi comprendono IVA ed altri Oneri):

Stima interventi sugli edifici della Provincia di Pisa

Gli interventi indicati in tabella escludono quelli legati agli aspetti strutturali, all’adeguamento antincendio (sono inclusi soltanto gli interventi di sostituzione/ripristino di impianti già presenti nelle pratiche approvate a suo tempo dai VVF) ed energetico, in quanto valutabili con un approccio più specialistico ed approfondito. Se ne deduce che le somme necessarie sarebbero assai più elevate.

Agli interventi citati si dovrebbero aggiungere gli investimenti necessari per la realizzazione di nuove scuole, sia in sostituzione di alcuni edifici non più adeguati, sia a seguito della crescita degli iscritti e alla conseguente maggiore necessità di spazi; questi investimenti, che peraltro riguardano anche un edificio che oggi ospita circa 1.700 studenti, sono stimati in circa 50 milioni.

Giova ricordare in questo contesto quanto rappresentato dalla Corte dei Conti nella deliberazione n. 17/2015 della Sezione delle Autonomie, che, presentando al Parlamento una relazione sul riordino delle Province, afferma, nel richiamare l’attenzione sull’impatto delle misure conseguenti alla legge di stabilità n. 190/14, che tali misure sono da ritenere “suscettibili di generare forti tensioni sugli equilibri finanziari”; con la conseguenza, evidenziata dalla Corte, che “ancora più problematico si prefigura il taglio incrementale per il biennio 2016-2017, atteso che una volta riallocate le funzioni e le risorse a queste destinate, le

Province si troveranno a dover conseguire i risparmi richiesti su aggregati di spesa più ristretti e soprattutto vincolati alle funzioni fondamentali”.

La medesima Corte dei Conti, in audizione il 23 febbraio 2017 presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, ha avuto modo di ricordare i contenuti della sentenza Corte Costituzionale, su analoga questione, n. 188/2015 che sostanzialmente rileva che “la forte riduzione delle risorse destinate a funzioni esercitate con carattere di continuità ed in settori di notevole rilevanza sociale risulta manifestamente irragionevole proprio per l’assenza di proporzionate misure che ne possano in qualche modo giustificare il dimensionamento”

La Sose, vale a dire la società del Ministero dell’Economia che oltre agli studi di settore calcola il prezzo giusto (i «fabbisogni standard») delle funzioni fondamentali degli enti locali, ha recentemente certificato i numeri del problema partendo dai dati a consuntivo che non necessariamente sono da considerare adeguati rispetto alle esigenze: tra le entrate garantite e le spese necessarie alle funzioni che ancora rimangono nelle Province c’è una distanza di 651,5 milioni di euro.

“Ci si potrebbe trovare – dichiara il Presidente Filippeschi - pertanto, nella paradossale situazione che i cittadini siano privati di servizi fondamentali per la loro vita, quali la sicurezza dei trasporti e la sicurezza nelle scuole, e di funzionari e dirigenti e anche amministratori che, loro malgrado, potrebbero essere chiamati a rispondere di reati molto gravi. I fatti su illustrati, ovverosia i provvedimenti di cui sopra e la mancata previsione di un adeguato finanziamento delle Province, costituiscono una violazione dell’art. 119 della Costituzione, nonché del principio di buon andamento della Pubblica Amministrazione di cui all’art. 97 della Costituzione”

Ciò comporta gravi danni non soltanto ai cittadini, ma anche all’Ente Provincia, il quale potrebbe non essere in grado, come spiegato, di far fronte alle proprie specifiche funzioni istituzionali.

La naturale conseguenza di tale condizione è il porre in capo alle Province un serio rischio di incorrere in gravi responsabilità morali e patrimoniali e il porre in capo ai dirigenti ed ai funzionari delle stesse il rischio di incorrere anche in gravi responsabilità penali.

Fonte: Provincia di Pisa - Ufficio Stampa

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