Cannabis per uso terapeutico, smentiamo i luoghi comuni e miglioramo la legge

Giuseppe Civati e Iacopo Melio (foto da Facebook)

Per una volta, la rubrica Dillo a Iacopo scambia le parti: in occasione della serata di presentazione di ieri del libro di Giuseppe Civati 'Cannabis, dal Proibizionismo alla Legalizzazione', ho fatto da 'moderatore' alla serata con ospite l'autore e parlamentare di Possibile e la consigliera comunale di Empoli Beatrice Cioni.

Ieri sera è stata una bella occasione, partecipata, per toccare un tema che purtroppo viene spesso messo ai margini per colpa del benaltrismo, stigmatizzando l'argomento come tabù. Si tratta di un problema sociale e cultuale, non legislativo né tantomeno scientifico o medico visto che la ricerca e la statistica, ormai, sono dalla parte della legalizzazione (ma anche della liberalizzazione).

Abbiamo affrontato i vari argomenti toccati nel libro di Civati, soprattutto con numeri e dati alla mano, cosa che raramente viene fatta: Pippo è stato chiarissimo nel ricordare quanto si spende per quelle politiche di proibizionismo che non hanno portato a niente e che si potrebbe invece investire in termini economici per la sensibilizzazione e l'informazione, quanti soldi si sottrarrebbero al mercato mafioso e quanti i guadagni ipotetici per lo stato, quanti sono i malati che ad oggi non trovano cure "tradizionali" efficaci e quanti soldi risparmierebbero invece con terapie efficaci a basi di cannabis... Il tutto smentendo quei luoghi comuni che prevedono, dopo una ipotetica legalizzazione, un aumento dell'uso di droghe pesanti, un aumento del consumo giovanile, un danno per la salute, ecc.

Io ovviamente mi sono concentrato sull'uso terapeutico, perché sebbene ci sia una legge attiva c'è ancora tanto da migliorare, a partire dal numero del tipo di malattie ridotto che possono accedere a certi medicinali, oppure dal numero comunque insufficiente di cannabis terapeutica italiana e che ci costringe ad importarla ancora dall'estero a costi enormi, dal complicato iter medico per riceverla (spesso a carico del cittadino).
Speriamo che di cannabis, di medicina e non di droga, se ne parli il più possibile. Solo quando saremo abituati a vederla in farmacia con la stessa naturalezza di pesanti e pericolosi psicofarmaci, potremo iniziare un vero cambiamento culturale.

Iacopo Melio

Tutte le notizie di Empoli