Liberazione al Cage: è festa coi Modena City Ramblers

Modena City Ramblers

Il 25 aprile del Cage Theatre non sarebbe la stesso senza la rivoltosa,  travolgente liberazione musicale dei Modena City Ramblers, che arriveranno al teatrino lunedì 24 aprile e sarà un evento in collaborazione con ANPPIA Livorno per ricordare, a due anni esatti dalla sua scomparsa, Garibaldo Benifei, bandiera dell’antifascismo livornese.

Nel loro nuovo album "Mani come rami, ai piedi radici", uscito il 10 marzo per l'etichetta della band, Modena City Records, i MCR fanno tutto da soli, con l'eccezione di un'unica collaborazione di enorme prestigio: la band americana Calexico, che impreziosisce di sapori desertici l'ammaliante ballata "Ghost Town", cantata in inglese e punto di approdo tra orizzonti morriconiani, celtici e tzigani. Un titolo metaforico che ben rappresenta il sentire dei Ramblers nei confronti della vita e del loro percorso artistico: mani e rami che abbracciano, accolgono, cercano, piedi e radici che tengono ben saldi, sostengono e ricordano, un viaggio tra mondi, linguaggi, musiche, culture e memorie. Elemento rilevante di queste tredici tracce è la cifra espressiva che, rispetto al doppio cd del 2013 contenente canzoni strettamente legate a episodi di cronaca ed eventi storici, non fa riferimento a espliciti contesti o avvenimenti attuali. Resta invece tutto il mondo espressivo caro alla band, dove la poesia si accompagna alla verve istrionica del dialetto, la dolcezza del viaggio, i fragorosi ritmi balcanici, la verde malinconia irlandese, la passione rossa. La formazione che arriva al Cage risulta essere la più longeva: Dudu, Robby, Franco, Fry, Massimo, Leo e Luca suonano insieme da sette anni, hanno all’attivo cinque album e hanno suonato in più di cinquecento concerti.  Evocative ballate come "Mani in tasca, rami nel bosco", "A un passo verso il cielo" e "Grande fiume", dai testi profondi e ricercati o le dolci ninnananne "Angelo del mattino" - sospesa tra tradizione mediterranea e irlandese - e "Quacet putein", dove il dialetto si stende su un tappeto sonoro che profuma di bosco e venti del nord. E poi l'energia e la carica balcanica vigorosa dell'est "El senor Tex", "Welcome to Tirana" e "Ragas pin de stras", o l'allegria calda di "Volare controvento". C’è il ricordo di estati e amori passati nella punk-folk "Gaucho, io e te" e, infine, la ricerca di orme contaminate sia dal punto di vista musicale che testuale in "Sogneremo pecore elettriche?", che cita fin dal suo titolo l'opera di Philip Dick.

Tutti i brani sono stati scritti, arrangiati e prodotti dai Modena City Ramblers. In "Ghost Town" partecipano i Calexico, che hanno registrato le loro parti al Wavelab Studios di Tucson: Joey Burns (voce e chitarra elettrica), John Convertino (batteria), Jacob Valenzuela (tromba).
Il disco è stato registrato, come gli ultimi tre precedenti lavori, al VoxRecording Studio di Reggio Emilia da Andrea Fontanesi nel corso di tutto il 2016 e mixato da Andrea Fontanesi insieme ai Ramblers nel gennaio 2017. Il master è stato curato da Davide Barbi, collaboratore di lunga data della band. La grafica del disco è, come per tutti gli album precedenti dal 2009 ad oggi, opera di FolkeyMonkey, pseudonimo dietro cui si cela il cantante Dudu Morandi.
Tutti i brani sono stati scritti, arrangiati e prodotti dai Modena City Ramblers. In "Ghost Town" partecipano i Calexico, che hanno registrato le loro parti al Wavelab Studios di Tucson: Joey Burns (voce e chitarra elettrica), John Convertino (batteria), Jacob Valenzuela (tromba).

Fonte: The Cage - Ufficio Stampa

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