La storia di Atika al Teatro delle Donne di Calenzano

La sua colpa? Avere insegnato in francese, lingua del colonialismo, “storie oscene” dalle “Mille e una notte”. Quella di Atika è una storia realmente accaduta, ad Algeri, durante la guerra civile, ed è al centro dello spettacolo “La donna fatta a pezzi”, in prima nazionale da giovedì 27 a domenica 30 aprile al Teatro delle Donne di Calenzano (gio/ven/sab ore 21, dom ore 16,30 - biglietti 13/10/5 euro - prevendite circuito www.boxofficetoscana.it e online su www.boxol.it – info www.teatrodelledonne.com -  tel. 055 8877213 / teatro.donne@libero.it).

“La donna fatta a pezzi” è tratto dall’omonimo racconto della scrittrice algerina Assia Djebar – contenuto nella raccolta “Nel cuore della notte Algerina” - prima autrice del Maghreb a essere ammessa all'Académie française e tra i primi scrittori nordafricani a trattare il tema della condizione femminile.

Adattato da Filippo Renda, che con Martina Vianovi cura anche la regia, il testo vede protagonista Antonio Fazzini, attore, regista e autore, già al fianco di Giorgio Albertazzi e Giancarlo Cauteruccio.

La narrazione prende spunto dalla omonima novella delle “Mille e una notte” in cui Shahrazad, la sultana delle albe, racconta la storia di una giovane donna senza nome che sarà uccisa dal marito ebbro di una gelosia innescata da un equivoco. Ma, nel più perfetto stile del fondamentale testo della letteratura araba, l’oggetto della narrazione diviene a sua volta voce narrante, in un susseguirsi di scatole cinesi, un dipanarsi articolato e avvincente di racconto nel racconto.

La storia inizia nella Baghdad del califfo Harun al-Rashid, città di spezie, profumi, raffinati e torbidi piaceri: un susseguirsi di eventi ci porta fino all’Algeria del 1994 devastata dalla guerra civile, cantata da Assia Djebar nell’infinito lamento di “Bianco d’Algeria”.

Qui la giovane docente Atika verrà uccisa. Giustiziata, secondo i suoi assassini, per aver insegnato “storie oscene”, ovvero le “Mille e una notte”.

Assia Djebar, attraverso la sua narrazione superba, travolgente, poetica, ci porta per mano dalla Baghdad del mito a un Algeria dei giorni nostri che non riconosce il valore del testo per eccellenza del mondo orientale.

Poco più di venti anni sono passati dalla scrittura de “La donna fatta a pezzi”. Ma l’attualità profetica del pensiero di Assia Djebar, la sua ricchezza, ci fornisce ancora oggi spunti per riflettere, per cercare di capire, per non arrenderci all’ignoranza che è madre di ogni intolleranza, di ogni violenza e matrigna della tolleranza e della civiltà.

Fonte: Ufficio Stampa

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