Le Mura di Orfeo, ancora poche settimane per osservare la mostra

Luca Macchi
Le Mura di Orfeo e altre edicole del sacro e del mito
8 Aprile – 28 Maggio 2017
Palazzo Grifoni, San Miniato (Pi).

La mostra è organizzata dal Comune di San Miniato con il patrocinio di: Regione Toscana, Provincia di Pisa, Diocesi di San Miniato, Comuni di Montopoli Val d’Arno, Castelfranco di Sotto, Santa Croce sull’Arno, Fondazione San Miniato Promozione, Fondazione Istituto Dramma Popolare, Teatrino dei Fondi, U.C.A.I. Nazionale, Accademia delle Arti del Disegno, Accademia degli Euteleti, Centro Studi Mario Luzi La Barca di Pienza, Serra International.
Con il sostegno di CARISMI e Azienda Speciale Farmacie di San Miniato.

Catalogo Bandecchi e Vivaldi Editori e Stampatori.

La mostra del pittore Luca Macchi dal titolo Le Mura di Orfeo e altre edicole del mito e del sacro è stata inaugurata Sabato 8 Aprile scorso con un grande afflusso di pubblico e personalità.

“Se esiste un artista vivente che incarna lo spirito di San Miniato, - scrivono il Sindaco Vittorio Gabbanini e l’Assessore Chiara Rossi nel testo che apre il catalogo - una figura con solide radici penetrate nel vissuto di un territorio ricco di storia, un osservatore acuto, raffinato e trascendente di una realtà variegata e mutevole, questo è sicuramente Luca Macchi. Allievo di Dilvo Lotti, il maestro che questa Città ricorda con enorme affetto, Luca Macchi è l’espressione di una comunità che conosce e lo riconosce attraverso la sua arte. Proprio per questo non potevamo non raccogliere le istanze di chi, da anni, si aspettava una sua nuova personale all’ombra della Rocca, una mostra dei tempi maturi che potesse metterne in luce l’estro, la capacità e l’espressività.

L’esposizione, curata da Nicola Micieli e organizzata dal Comune di San Miniato, è ospitata nel prestigioso Palazzo Grifoni di San Miniato, opera di Giuliano di Baccio d’Agnolo, definito da Giorgio Vasari nelle “Vite” “… cosa magnifica”.

“Le mura di Orfeo – dice Macchi - sono da intendersi come elemento di costruzione, sono esse brani o lacerti di mura che possono essere visti ora come nobili rovine contenenti testimonianze del passato, ora come le nuove fondamenta di una città dell’Arte e della Poesia ancora da costruire.”

Nei lavori di Macchi le visioni prendono forma dal ricordo in un risultato dove reale e onirico si sovrappongono.
“(…) La scena pittorica è luogo d’elezione. Macchi la compone – scrive Nicola Micieli nel catalogo – sotto specie di ribalta o edicola consacrata, in virtù della levitazione della materia comunque sensibile, della dolcezza evocativa della forma grafo-pittorica, dell’assunzione simbolica e poetica di fenomeni e aspetti consueti della natura e del suo stesso paesaggio nativo. E chiama ad abitarla i simulacri umani discendenti, per sensi e portati simbolici, dalla classicità greco/romana, ma assegnatari altresì di significati e valori propri della cristianità. Non a caso nella sua galleria poetica diventerà centrale la figura di Orfeo, il cui canto aveva la virtù di ammansire le fiere. Per Macchi Orfeo è lo spirito dell’arte e della poesia, il pontefice ovvero il tramite tra la terra e il cielo. Ricordo che l’originaria iconografia del Cristo si esemplificava proprio sulla classica raffigurazione di Orfeo. Come Gesù discese negli inferi per risorgere nel terzo giorno alla vita eterna, Orfeo discese nell’Ade nella speranza, pur vana, di far rivedere la luce all’amata Euridice. Un sincretismo poeticamente risolto tra mondo pagano e universo cristiano quello che Macchi racconta nelle sue edicole (…)”.
Il percorso si snoda attraverso le sale cinquecentesche del palazzo ed ha il suo punto d’arrivo nella grande Sala del Caminetto, una sala storica dalle limpide forme rinascimentali. In questa sala hanno trovato la loro naturale collocazione le ultime opere realizzate appositamente per questa mostra: le personificazioni di La Terra, Il Mare, Il Cielo. La Zattera dell’Arte e della Poesia è approdata sulle coste di una nuova terra. Una terra ancora da esplorare, una terra da conoscere dove figure della memoria e del mito si fanno avanti invitandoci alla scoperta e alla costruzione di un mondo nuovo.

(…)“A conclusione del percorso espositivo nella Sala del Caminetto, – scrive nel catalogo la professoressa Cristina Acidini, già Direttrice del Museo degli Uffizi e Del Polo Museale Fiorentino – la potente sintesi cosmologica che Macchi ha inteso esprimere s'incontra, in termini figurativi attraverso tre personificazioni anch'esse classiche, “Il Cielo”, “La Terra”, “Il Mare”, sagome dipinte grandi più del naturale. Sono figure maestose, che svolgono attorno a sé il proprio spazio entro confini di volta in volta creati dalle pose dei corpi e dall'andamento dei pensieri, secondo ritmi segreti orditi dall'artista. Con i supporti sagomati, in andamenti spezzati e irregolari, Macchi si è infatti cimentato altre volte, raggiungendo effetti di volta in volta imprevedibili nell'amplificazione della figura. Nella triade di grandi sagome qui proposte da Macchi, i potenti demiurghi, dritti nelle lande vuote e desolate di un mondo primordiale, sembrano intenti a creare ognuno un Regno attraverso la rappresentazione della propria volontà, col gesto e col suono. Se nelle sembianze eroiche, presentate in una nudità all'antica appena panneggiata, i tre semidei risentono della statuaria greca che ha dettato i canoni dell'umanità d'Occidente, nel segreto racconto per immagini del loro lavoro essi condividono la poetica (e poietica) fatica degli Esseri soprannaturali che incontriamo nelle leggende della cosmogonia aborigena australiana: Esseri che nel Tempo del Sogno, precedente alla comparsa della vita, crearono per impregnazione spirituale il mondo e i viventi che conosciamo.
E così il Cielo di Macchi pensa e crea la volta celeste, d'un blu profondo e prezioso costellato di corpi astrali a foglia d'oro. La Terra genera con la musica il bel profilo d'una catena montuosa in un paesaggio d'impronta toscana. Sul Mare ondeggia un'acqua pensile, verde al modo dei dipinti gotici e rinascimentali, già popolata di pesci dai contorni sinuosi e svelti.” (…)
La mostra prosegue fino a Domenica 28 Maggio con il seguente orario: dal Martedì al Venerdì dalle ore 15 alle 18. Sabato, Domenica e festivi dalle ore 15 alle ore 19.
Nota:
Luca Macchi è nato a San Miniato, in Toscana, dove vive e lavora.
Ha conseguito il Diploma di Laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze.
È socio dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.
Negli anni Ottanta entra in contatto con le più attuali neoavanguardie iniziando una personale ricerca pittorica. Invitato a numerose rassegne ha tenuto personali in Italia e all’estero. Luca Macchi si è incontrato più volte con l’Arte Sacra realizzando opere per le chiese di San Miniato, Cigoli, Collegalli, Montopoli, Moriolo, Albinatico (Pt) e Marzana. È autore di studi e pubblicazioni.
Hanno scritto sul suo lavoro tra gli altri: Dilvo Lotti, Piero Santi, Mario Luzi, Alessandra Scappini, Ilaria Mariotti, Nicola Micieli, Tommaso Paloscia, Luciano Marrucci, Valerio Vallini, Giuseppe Billi, Silvia Bottinelli, Cinzia Folcarelli, Andrea Mancini, Dante Fasciolo, Giorgio Pilla, Francesco Valma, Marco Lapi, Giuliano Scabia, Cristina Acidini.

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