Vaccinazione degli operatori sanitari, nasce la 'Carta di Pisa'

Pisa fa da apripista in campo nazionale sulle vaccinazioni degli operatori sanitari. Sono infatti ben 7 le società scientifiche che hanno sottoscritto la Carta di Pisa come Consensus al termine di un convegno promosso dalla Simpios-Società italiana multidisciplinare per la prevenzione delle infezioni nelle organizzazioni sanitarie ed altri sodalizi scientifici, svoltosi a Pisa a marzo, dal titolo: “Medice, cura te ipsum” (fra i promotori pisani i professori Gaetano Privitera, Pier Luigi Lopalco, Alfonso Cristaudo e Rudy Foddis). Quel convegno aveva come obiettivo finale proprio la redazione di una sorta di codice di comportamento proprio per gli addetti ai lavori, ossia gli operatori sanitari per i quali vaccinarsi ha una triplice valenza di sanità pubblica. Il vaccino serve infatti a proteggere il paziente che accede all’ospedale se in condizioni di maggiore suscettibilità alle infezioni; salvaguarda l’operatore che, per motivi professionali, è maggiormente esposto al contagio; infine, tutela il servizio sanitario che, in situazioni epidemiche, potrebbe fronteggiare una carenza acuta di personale proprio a causa di malattie prevenibili con il vaccino, quali l’influenza. “Vacciniamoci noi per primi e diamo l’esempio”. Questo il monito emerso dall’assise pisana di esperti e che ha prodotto il documento sottoscritto da medici di famiglia, pediatri, igienisti e medici del lavoro, oltre a 7 società scientifiche (oltre alla Simpios, la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica; la Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale; la Società italiana di medicina tropicale e salute globale; la Società italiana di pediatria; la Federazione italiana medici pediatri e la Federazione italiana medici di medicina generale).

Fra i punti programmatici della Carta innanzitutto il riconoscimento del valore della vaccinazione negli operatori sanitari, con la consapevolezza del ruolo cruciale che hanno nel raggiungimento dell’obiettivo di eliminare morbillo e rosolia; e poi l’attuazione di azioni mirate alla formazione, all’incentivazione al vaccino non escludendo forme di obbligo laddove altre azioni mirate al raggiungimento degli obiettivi di copertura non abbiano funzionato

Fonte: Aoup - Ufficio Stampa

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