L’Use e la Empoli sportiva salutano due loro figli: Van Der Wardt e Ghizzani

Sharon Van der Wardt ed Alessandro Ghizzani

Non farà rumore come l’addio di Francesco Totti alla maglia della Roma ma nella lunga storia dell’Use Basket e della Empoli sportiva siamo ad un passaggio storico e, con le dovute proporzioni, molto simile a quello vissuto dalla società capitolina: Sharon Van Der Wardt ed Alessandro Ghizzani hanno detto basta. Niente di più normale che un giocatore decida di smettere, obietterà qualcuno, ma se quel giocatore ha sempre e solo vestito una sola maglia ecco che la notizia assume un sapore diverso. Il sapore della perdita di qualcosa di importante, di due giocatori che non solo hanno vissuto una carriera bella e ricca di soddisfazioni, ma che sono stati un esempio per tutti coloro che li hanno avuti come compagni o li hanno visti allenarsi e giocare. Chi conosce Sharon ed Alessandro sa quanto queste non siano le solite frasi di circostanza perché la correttezza in campo, la professionalità durante la settimana, la lealtà verso gli avversari non sono cose da tutti, sono doti che, prima ancora che dai compagni, ti vengono riconosciute dagli avversari. E non a caso è ancora fresca in tutti l’immagine degli arbitri e della squadra di Bergamo che, in occasione di gara 2 del primo turno playoff, ultima del Ghizza in campo, hanno fatto la fila per andare ad abbracciarlo e salutarlo alla sua uscita dal campo, omaggio di uno sport che non gli avrà magari regalato guadagni importanti (di basket non si vive a questi livelli ed infatti entrambi si sono laureati ed ora lavorano) ma di sicuro tante soddisfazioni.

Sharon Van Der Wardt, origini olandesi, talento fisico strepitoso, sorriso eternamente stampato sul volto, la nuora che tutte le mamme sognano di avere, ha scalato con l’Use Rosa i campionati passando dalla serie B Regionale a quella Nazionale e da lì prima in A3, poi in A2 ed addirittura alle final-eight di Coppa Italia ed ai playoff. Ghizza è stato protagonista di quel nucleo storico made in Empoli nato con Marcello Billeri, esploso con Andrea Da Prato e piano piano finito visto che lui ne era l’ultimo baluardo, un nucleo storico che ha regalato all’Use tantissime soddisfazioni con la ‘vetta’ della finale di Coppa Italia vinta nel 2007 al PalaLido di Milano.

Quando qualcuno smette o se ne va dopo lunghi anni il dispiacere per la perdita è sempre ampiamente compensato dal fatto che in fondo è la legge della vita e che per loro si apre comunque una nuova fase personale e professionale. Quindi poco altro da aggiungere se non il grazie da parte di tutto il mondo sportivo empolese per quanto hanno fatto in campo e fuori e gli auguri sinceri di un futuro altrettanto ricco di soddisfazioni.

Marco Mainardi

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