Forte dei Marmi, ecco l'estate di Viale

Sabato 24 giugno alle 18.30 l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Forte dei Marmi, con la collaborazione della Galleria Poggiali, inaugura la mostra “Door Release”, il nuovo progetto dell’artista cuneese Fabio Viale, curato da Enrico Mattei, espressamente realizzato per gli spazi interni del Fortino di Forte dei Marmi e per l’antistante Piazza Garibaldi.

Le opere in marmo di Fabio Viale tornano ad essere ospitate in Versilia, territorio d’elezione della scultura in marmo, dopo la vittoria del Premio Henraux per la scultura e le precedenti esposizioni al Museo del Novecento di Milano, la vittoria del Premio Cairo, la Basilica di San Lorenzo a Firenze e la personale Punk alla Galleria Poggiali a Pietrasanta.

Le opere in mostra

Celebri per rappresentare ogni volta una sfida al materiale, basti citare la barca in marmo Aghalla capace di galleggiare e muoversi tra le acque di Venezia durante la Biennale, i lavori di Fabio Viale prendono avvio in questa circostanza dalla realizzazione in scala 1:1 di una delle più celebri opere della scultura romana tardo-antica: la mano di Costantino, intitolata Door Release. Questa, alta circa due metri, parte del colosso di Costantino, conservata ai Musei Capitolini, segnata dall’artista piemontese con i tatuaggi dei detenuti sovietici secondo la poetica che gli è propria dello spiazzamento percettivo, verrà posizionata davanti all’ingresso del palazzo in piazza Garibaldi.

La postura della mano ricorda quella presente sui cartelli antinfortunistici, individuando una connessione immediata tra la statuaria antica e quella della dimensione segnica contemporanea che scandisce il quotidiano annullandone la distanza temporale: Door Release è così un segnale di patrimonio comune, la collocazione infatti in questo progetto in uno spazio pubblico, che diviene gesto metaforico di apertura verso dimensioni possibili nell’invito a premere un pulsante quale “apriporta”. L’artista coglie così il fulcro della comunicazione umana basata su di una gestualità senza tempo: gesti iconici come gesti tipici.

Fabio Viale, inoltre, tatuando a suo modo questa nuova mano con i tatuaggi dei segni della detenzione, nel solco dei celebri Kouros, i pugni (Il Vostro sarà il Nostro) o gli arti del David di Michelangelo, intende avvalersi dello spiazzamento semantico responsabile del disorientamento percettivo che si genera attraverso l’associazione tra la bellezza classica atemporale, patrimonio culturale sedimentato, nobile per definizione nel materiale, a segni così aspri della sintassi dei tatuaggi russi.

In mostra anche l’opera Venere, riproduzione della Venere di Milo, anch’essa tatuata, di oltre due metri, la Nike di Samotracia, realizzata con l’effetto polistirolo, due lavori della serie Orbitali, camere d’aria nella sorprendente versione annodata, che a vario titolo scandiscono la meraviglia per un materiale che disconosce sempre se stesso, grazie ad un virtuosismo tecnico maniacalmente esasperato.

L’iperrealismo dell’opera portata a conclusione annette visivamente materiali usurati o di basso pregio alla regalità e pesantezza del marmo, come i pneumatici di SUV inanellati - ricoverati per terra, quasi abbandonati - nell’opera Infinito, o come nel caso del busto della Venere (del Canova), realizzato con la leggerezza dell’effetto polistirolo.

Dal classicismo rivisitato attraverso l’introduzione dei tatuaggi, così contemporanei nella loro diffusione, dei due Kouros con segni della Yakuza, la mafia giapponese (uno maschile e l’altro femminile, Venere), alla metamorfosi di oggetti della società dei consumi: nascono così le opere Flat Line e Earth, l’una profilato metallico, comunemente noto come putrella, di 4 metri per 12 centimetri e l’altra sovrapposizione di due pneumatici, capaci di creare immagini inconsuete mostrando la coercizione di un insospettabile blocco di marmo statuario.

Fonte: Ufficio Stampa

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