Sala gremita a Empoli per il concerto di Giuseppe Povia

Hanno cantato, hanno riso, qualche volta si sono commossi. Ieri sera grandi emozioni – e sentimenti che dai toni della speranza si sono spinti fino a quelli dell’indignazione - hanno percorso come un fremito la sala del teatro “Il Momento”, nel centro storico di Empoli, stipata ben oltre il limite dei posti a sedere, galleria compresa. Erano circa trecento davanti a un palco che per quasi tre ore ha alternato le canzoni e le battute di Povia alla brillante oratoria dell’avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita e segretario nazionale del “popolo della Famiglia”.

Il loro è stato, prima di tutto, un lungo excursus sul ruolo e sull’origine della famiglia, come realtà naturale che precede ogni forma di diritto e di legislazione, che fonda ogni società realmente umana e che garantisce un futuro in quanto primaria agenzia educativa e insostituibile contesto di crescita e di sviluppo della persona.

Ma è stato anche un duro atto di accusa verso una cultura internazionale – il cosiddetto pensiero unico tante volte stigmatizzato da papa Francesco - che cerca di demolire la famiglia, di allargarne i confini fino a svuotarla di ogni significato, di privarla del suo ruolo insostituibile nella generazione ed educazione dei figli.

Il progressivo e vasto sradicamento della fertilità dal contesto della coppia uomo/donna, la pratica umiliante dell’utero in affitto, la trasformazione dell’identità sessuale in un dato totalmente disponibile e in balia dell’alchimie post-umane non sono che tappe – forse le principali – di una corsa sfrenata verso un assetto delle libertà individuali che oggi erompe, come una malattia dell’anima, in matrimoni tra fratelli, tra padri e figli, fra tre o più soggetti, in pratiche di rimodellazione chirurgica e ormonale che trasformano il corpo di tanti bambini in un agghiacciante campo di sperimentazione antropologica. Filmati, immagini e testimonianze documentate hanno guidato questa discesa agli inferi che ha lasciato la platea con più lacrime che parole.

Fuori dal teatro, una camionetta della Polizia, ricordava che in questa grande corsa alla conquista delle libertà individuali, la prima vittima – con il consenso tacito quando non esplicito di tanta parte dell’opinione pubblica e del sistema dei media – forse è proprio la libertà di opinione.

Le associazioni che hanno promosso l’iniziativa, prima fra tutte il comitato empolese di Manif Pour Tous – Generazione Famiglia – ringraziano la città per una risposta che è andata ben aldilà delle previsioni più rosee.

Fonte: Ufficio Stampa

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