Paolo Fontanelli (Articolo Uno): "Una sconfitta che Renzi finge di non vedere"

Paolo Fontanelli

L’esito dei ballottaggi evidenzia ancora di più il voto negativo per il PD e il centrosinistra di due settimane fa. La vittoria dei candidati del centrodestra in città storicamente di sinistra come Genova, La Spezia, Pistoia e molte altre, è il segno di un cambiamento di vento significativo. Anche se ovviamente nell’analisi del voto bisogna guardare anche ai numeri assoluti e non solo alle percentuali. E in primo luogo i numeri ci dicono che è aumentato notevolmente il non voto e questo ha certamente inciso sui risultati. Mi pare che la penalizzazione maggiore su questo piano sia stata subita dal M5S al primo turno e soprattutto dal centrosinistra prima e dopo, ai ballottaggi. Questo dato mette in evidenza il tema della caduta di fiducia verso la politica, che riguarda tutti, e in particolare per il centrosinistra quello di perdita di motivazione di ampie zone dell’elettorato di sinistra. Su entrambi questi punti pesanti sono le responsabilità della politica portata avanti dal PD negli ultimi anni. Renzi ha snaturato il progetto del PD in senso centrista e allo stesso tempo ha cercato di strizzare l’occhio agli umori dell’antipolitica con parole come “rottamazione” e “riforme per avere meno politici”. Di tutto ciò hanno beneficiato gli altri. Ora lo vediamo con chiarezza. Anche il modo attraverso cui è stato trattato il ruolo dei Comuni, nettamente subordinato ad una logica centralistica, ha indebolito la valorizzazione delle specifiche realtà locali. Non è un caso che al contrario di ciò che avveniva qualche anno fa, oggi i sindaci uscenti facciano fatica ad essere riconfermati in un clima che punisce la continuità.

Comunque il dato più importante che emerge è che senza un recupero di voti nell’area elettorale di sinistra è impossibile pensare ad un governo di centrosinistra per il Paese. Per un po’ Renzi ha pensato che se ne poteva fare a meno, in quanto si conquistavano consensi nell’area di centro e di Forza Italia e l’autosufficienza del PD è stata costruita con questa idea. Dunque se i “gufi” della sinistra si levavano dalle scatole non era poi tanto male. Adesso tutto questo ragionamento appare nella sua inconsistenza e illusorietà, mentre dal punto di vista dei processi reali le cose hanno preso un indirizzo ben diverso. La novità e la priorità della sfida, per evitare la vittoria del centrodestra, si gioca ora a sinistra, nella capacità di mettere in campo un nuovo soggetto aggregante in grado di rimotivare e dare una prospettiva a quel vasto mondo di elettori che anni fa hanno creduto nell’Ulivo e che domandano una risposta nuova, di equità e giustizia, ai disagi creati dalla crisi. Una prospettiva che indichi anche una speranza per i giovani, come è avvenuto con Corbyn in Inghilterra, sulla base di una proposta fondata sulla lotta alle diseguaglianze. Questo è il motivo centrale dell’appuntamento del 1 luglio a Roma con Giuliano Pisapia, al quale arriviamo con la prova che non basta riproporre puramente lo schema del centrosinistra imperniato sulle alleanze, ma ci vuole un di più di carica alternativa e di cambiamento.

Questo a me sembra il tema essenziale, mentre trovo fuorviante mettere in cima la questione della frammentazione e dell’unità del centrosinistra, come fanno molti commentatori. Primo perché in queste elezioni i casi di questo genere erano assai limitati e, tra l’altro, a Padova la divisione iniziale si è rivelata vincente perché con la ricomposizione nel ballottaggio abbiamo sovvertito il vantaggio del sindaco leghista. E comunque il richiamo alle intese unitarie va fatto innanzitutto a chi guida il partito più forte, dato che i processi unitari richiedono confronto, ascolto, mediazioni, generosità; tutte non solo ostiche ma anche decisamente respinte dal segretario del PD.

Quanto al voto in Toscana mi limito a osservare che nel giro di pochi anni, come centrosinistra, abbiamo perso Livorno, Grosseto, Arezzo, Pistoia, Carrara e molti altri Comuni. Esiste da qualche parte qualcuno che si ponga il problema di rifletterci un po’? Oppure dobbiamo prendere per buoni gli argomenti e le ridicole giustificazioni della segreteria regionale del PD? Dovrei dire, essendo uscito dal partito, che ciò non mi riguarda, ma poiché si parla di centrosinistra in Toscana almeno un consiglio mi sento di darlo, soprattutto agli amministratori: tirate fuori un po’ di coraggio e chiedete di discutere, non aspettate che le cose si aggiustino da sole, sconfitta dopo sconfitta. Anche perché così non si aggiustano.

Paolo Fontanelli - Articolo Uno Pisa

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