La questione della bellezza. Dialettica e storia di un’idea filosofica, Gianluca Garelli

Einaudi 2016


“Questo è bello” oppure “Il film è stato bello”, quante volte nella quotidianità ci suonano famigliari queste affermazioni. L’aggettivo può essere ordinario, ma il concetto di bello attraversa la storia del pensiero occidentale e ne determina alterne definizioni, quasi fosse una delle immagini mentali più impegnative da imbrigliare.
Nell’opinione pubblica odierna, i media assegnano alla bellezza una centralità evidente. E di bellezza non si è mai parlato tanto come da quando tv e cosmetica, social network e spa hanno colonizzato l’immaginario globale e fatto crescere esponenzialmente i profitti dell’industria che di questa trance di massa è la prima beneficiaria.
Eppure l’arte contemporanea, con le provocazioni del concettuale e delle neo avanguardie, ha smesso di ritenere il bello una categoria centrale e riconoscibile nel gesto artistico.
In questo saggio Garelli affronta la tematica del bello passando dalla poesia arcaica e classica dei Greci fino ad arrivare ai pensatori moderni, cercando di districare la questione nella maniera più rilassata e allo stesso tempo rigorosa possibile.
Se per Saffo bello è ciò che si ama, ciò che suscita sentimenti di desiderio e di bisogno di possesso, con Platone è invece un percorso che dal desiderio si eleva verso la contemplazione disinteressata del “bello che è presente nelle anime rispetto al bello che è presente nel corpo” fino a vedere “la bellezza delle conoscenze”.
Con la frantumazione dell’eroe moderno si arriva a un punto diametralmente opposto rispetto all’ideale classico. Il suo ripiegamento mette a nudo un mondo che non solo ha perso il senso del divino ma che stenta a trovare un significato nella vita. Il bello dunque, diventa qualcosa di cui è bene diffidare: è una promessa di felicità falsificata, fatalmente legata a schemi arcaici, come sostiene Adorno.
Sembra quindi che la questione della bellezza sia stata fin dalla sua origine un piano dialettico in cui verità e percezione si siano intrecciati e solo dal confronto di più punti di vista si possa rendere giustizia a questa strana e affascinate caratteristica che chiamiamo bellezza.
Il libro si conclude con l’efficace confronto tra l’affermazione di Socrate: “le cose belle sono difficili” e l’esclamazione di Rilke “(…) poiché del terribile il bello non è che il principio”. In definitiva la bellezza è bene che rimanga un limite concettuale estremo, irraggiungibile, da non oltrepassare.Tutte le notizie di Empoli