Quando le donne marciarono nel '17: le iniziative a Prato e nei comuni limitrofi

Da Vernio a Prato sarà un luglio fitto di appuntamenti - soprattutto nei primi dieci giorni del mese - quello messo in piedi per riscoprire la memoria collettiva della marcia delle donne contro la guerra del 1917. Ci saranno mostre, concerti e iniziative di divulgazione, tra cene ‘povere' con quello che mangiavano le ‘fabbrichine' di cento anni fa, ovvero le operaie delle industrie pratesi, a camminate, laboratori per bambini e letture, spettacoli e giornate di studio.

Il programma è stato presentato stamani a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della giunta regionale. Le iniziative, sostenute dalla Regione Toscana, sono state organizzate dalla Fondazione Cdse della Val di Bisenzio insieme alla Provincia e ai Comuni di Prato, Vernio, Vaiano e Cantagallo. Sono state coinvolte anche le scuole di città e provincia, le associazioni culturali e del territorio e i circoli Arci. Stamani, con la vice presidente ed assessore alla cultura Monica Barni, le hanno raccontate Alessia Cecconi, responsabile scientifica del Cdse, l'assessore di Vaiano Federica Pacini, la collega di Vernio Maria Lucarini e l'assessore del Comune di Prato Simone Mangani.
Barni: "Iniziative che rendono viva la memoria" Si inizia con un libro a fumetti, pubblicato l'anno scorso ed adesso rivisto e ampliato, che sarà presentato il 5 luglio a Prato. La novella illustrata poggia sui documenti dell'Archivio di Stato rintracciati con l'aiuto di Luisa Ciardi e Roberta Chiti. I disegni sono di Marco Perna, la cui nonna e zia parteciparono alla marcia. La pubblicazione svela aspetti sconosciuti e documenti inediti di quella straordinaria protesta pacifista, con i volti delle protagoniste (valbisentine, pratesi ma anche carmignanesi) ritratte a partire dalle fotografie conservate dalle famiglie.

Dopo il libro, le mostre. La prima, dal 5 al 31 luglio 2017 all'Archivio di Stato, è una rassegna scientifica, con i documenti rintracciati. La seconda, dal 30 giugno al 9 luglio a Palazzo Buonamici, è il frutto invece del coinvolgimento degli studenti pratesi impegnati in progetti di alternanza scuola lavoro , dal liceo artistico Brunelleschi ai licei scientifici e linguistici Copernico e Livi fino alla psicopedagogico Rodari, i quali hanno rivisitato a loro modo gli eventi. In particolare due studentesse del Rodari, una marocchina e l'altra tunisina residenti a Vernio, hanno scritto una versione della storia di Natalina, tra le anime della protesta, con "altri occhi" e versioni in francese e arabo. Al Brunelleschi hanno realizzato un modellino e alcune opere d'arte ispirate alla marcia, mentre i ragazzi del Copernico hanno girato sette clip video nei luoghi più significativi teatro della marcia traducendo in inglese i testi. < br/>
Il programma dettagliato degli eventi, giorno dopo giorno

Il ricordo della marcia delle donne, Barni: "Iniziative che rendono viva quella memoria"

Ricordo e memoria e non semplice rievocazione. La vice presidente della Toscana Monica Barni spiega con questi due concetti perché la Regione ha deciso da subito di sostenere le iniziative pratesi per raccontare la marcia che le donne di Prato fecero nel 1917 contro la guerra, tra le proteste più significative in quei mesi in Italia.

"Quelle donne - sottolinea - capirono perfettamente i problemi da superare della società di allora. Capirono che quella lunga guerra e logorante carneficina andava fermata e si mossero. Le iniziative in programma a Prato nelle prossime settimane rientrano nel tema, caro alla Regione, che è la memoria. Il valore aggiunto in questo caso è la collaborazione tra più istituti che fanno ricerca e il coinvolgimento delle nuove generazioni per renderle partecipi e farne una memoria viva".

Quando le donne a Prato protestavano contro la guerra. Cento anni dopo la marcia del 1917

ento anni dopo, Prato ricorda con due mostre e dieci eventi in tre giorni l'Italia che protestava contro la guerra: un'iniziativa per tramandare la memoria di chi allora invocava la pace. E' il luglio 1917: i luoghi sono quella Valbisenzio, in Toscana, valle che dalle prime propaggini degli Appennini si distende lungo il corso del Bisenzio, attorno fabbriche e stabilimenti che sfruttano la forza dell'acqua. La Grande guerra ancora infuria. Il fronte è lontano, sulle Alpi, ma il conflitto bellico sta sfi brando l'intero paese. La società civile è esasperata e con gli uomini in trincea sono le donne soprattutto (insieme a volte ad anziani e bambini) a scendere in piazza per invocare la pace. Accade il 1 maggio 1917 nel Chianti: a Lamole quaranta contadine protestano brandendo una bandiera rossa davanti al municipio di Greve. Accade un po' in tutta Italia, dove tra l'ottobre 1916 e l'aprile 1917, dopo la chiamata alle armi dei ragazzi del ‘99, si contano più di cinquecento manifestazioni: a Bologna, in Lombardia, a Torino.

Succede il 2 luglio 1917 anche nel pratese, quando centinaia di donne impiegate nelle fabbriche tessili si mettono in marcia per dire no alla guerra. Percorrono tutta la valle del Bisenzio fino a Prato, dove arrivano il 5 luglio. Il corteo via via si ingrossa, si uniscono chilometro dopo chilometro altre operaie e contadine, giovani per lo più, e alla fine conterà mille e cinquecento persone, quasi seicento solo da Vaiano. A guidarle Teresa Meroni, sindacalista e paladina dei diritti delle donne; una ‘rivoluzionaria di professione", come viene definita nei verbali della polizia, giunta nel 1915 da Milano insieme al compagno Battista Tettamanti (subito richiamato al fronte), con il compito di guidare la Lega laniera della Val di Bisenzio.

Il loro esempio infiammerà altre fabbriche, altre donne, portando la protesta sino alle porte di Pistoia, dalle contrade di cenciaioli come Iolo, Galciana, San Giusto, Vergaio, Tavola fino ai comuni medicei. A Carmignano infatti duecento donne inneggianti alla rivoluzione si radunano davanti al municipio per chiedere la fine della guerra.

La protesta e gli scioperi si concludono il 9 luglio, con le cariche a Prato sulle manifestanti, cinquantasei arresti e i processi. Teresa Meroni verrà spedita al confino in Garfagnana, ma dai verbali degli interrogati, raccolti e pubblicati, emergono tanti altri volti e tante altre storie: quella di Umiltà Ciardi, condannata a cinque giorni di carcere e 60 lire di multa, oppure di Natalina Quercioli, diciannovenne arrestata assieme alla madre, che sarebbe poi diventata la levatrice di tutto il paese. Donne che capiscono quali erano i problemi della società di allora. E che lottano per per superarli, scendendo in piazza o prendendo a morsi i cavalleggeri che le assaltano.

Fonte: Regione Toscana

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