Sanzioni alla Russia, Coldiretti: "Schizofrenia Ue, ad Oriente embargo, ad Occidente il Ceta e la de-regulation selvaggia"

Dalla diffusione dei dati Istat relativi al commercio estero emerge come nei primi cinque mesi del 2017 la Russia è il Paese extracomunitario che ha fatto registrare il maggior incremento delle esportazioni italiane con un aumento medio del 24%.

“Per Coldiretti  è un grave errore e un danno per l’Italia prorogare le sanzioni imposte dall’Unione Europea. La guerra commerciale scatenata dalle sanzioni – sottolinea Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana- ha già provocato una perdita complessiva stimata in oltre 10 miliardi a seguito del calo delle esportazioni Made in Italy in Russia. Le perdite sono dovute alle tensioni che si sono venute a creare hanno riguardato molti settori, dalla moda fino alle auto, ma l’agroalimentare – sottolinea Marcelli - è l’unico settore ad essere colpito direttamente da un embargo totale, sancito dalla Russia nell’agosto 2014, come ritorsione alle sanzioni europee,  e che ha chiuso completamente le frontiere del paese di Putin ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. Un blocco che è costato all’agroalimentare nazionale fino ad ora quasi un miliardo di euro anche perché al divieto di accesso a questi prodotti  si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni di tutto l’agroalimentare. Alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy. Infatti lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi anche dalla Toscana ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dall’insalata toscana al salame Italia e alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano o il Parmesan tutti rigorosamente realizzati in Russia. L’embargo ha prodotto un crollo delle esportazioni del nostro Made in Tuscany del 35% passando da 23milioni a 15milioni. “Alla crescente domanda di prodotti agroalimentari la Russia - sottolinea Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana - sta rispondendo con un potenziamento dell’industria alimentare locale e nuovi investimenti sono stati realizzati per aumentare la produzione di formaggi, che è già cresciuta del 20 per cento negli Urali Centrali, ma sono previsti nuovi caseifici nella regione Sverdlovsk per coprire fabbisogni di formaggi duri e molli, dalla mozzarella al parmigiano. Tra i tarocchi più celebri, che sfruttano il fenomeno dell’tuscany sounding, l’insalata toscana (Тоскана).

“Come spesso accade, la guerra e le sue conseguenze seminano distruzione, odio e morte ed uccidono il commercio buono e fanno proliferare quello cattivo: il rischio è che per l’export agroalimentare Made in Italy nel Paese di Putin si possa giungere ad un punto di non ritorno con la perdita definitiva degli spazi commerciali dopo anni di intensa crescita. - analizza Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana - Una volta perso lo spazio sugli scaffali sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno suparate e l’embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano e i consumatori russi potrebbero fare scelte patriottiche e non, eliminando il Made in Italy dalle loro tavole. La cosa ancor più paradossale – conclude De Concilio - è che se sul versante orientale si continua a confrontarsi con questo inutile meccanismo sanzioni-embargo, sul versante occidentale con l’avanzare dell’accordo UE-Canada si abbassano tutte le regole e si dà vita ad una deregulation selvaggia, con conseguente invasione nel nostro Paese di prodotti agroalimentari di importazione di dubbia qualità e sicurezza alimentare. Una dinamica che il nostro Paese, i cittadini e le imprese non possono sopportare ed accettare”.

Fonte: Coldiretti Toscana

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