La vita di Don Lorenzo Milani torna sul palcoscenico della chiesa di San Francesco

Gli anglosassoni lo avrebbero chiamato 'Larger than life', ma in Italia per tutta la sua esistenza è sembrato solo un eretico in tonaca. La vita di Don Lorenzo Milani torna sul palcoscenico della chiesa di San Francesco a San Miniato per la Festa del Teatro. Ieri si è tenuta la prima assoluta alla presenza dell'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, con altri illustri ospiti (il deputato Dario Parrini, il consigliere regionale Andrea Pieroni e molti altri).
I due atti che hanno rappresentato l'arrivo a Calenzano e la 'missione' con i giovani di Barbiana hanno dato un'ampia rappresentazione di chi era Lorenzo Milani, di quali sono state le sue opere e qual è il lascito ai giorni nostri.
Per la settantunesima edizione di quello che è conosciuto da tutti come il 'Dramma popolare' di San Miniato, è stata scelta un'opera fresca, dal linguaggio attuale ma pieno di concetti e significati profondi. Leo Muscato e Laura Perini, i due autori, hanno buttato giù l'opera pensando a una possibile trascrizione per una mini serie televisiva. Le due ore e mezza di spettacolo, immerse in una scenografia sempre in divenire con panche, tavoli e sedie, non annoiano lo spettatore.
Don Milani, interpretato da Alex Cendron, sembra un alieno tra i popolani fiorentini, con la sua parlata veloce e in italiano corretto. La sua vocazione educativa, ricordata anche da papa Francesco in occasione della pubblicazione dell'opera omnia e della visita a Barbaiana, è stata una tra le tante iniziative in cui il Priore ha dato anima e corpo.
E a seguirlo sono stati soprattutto i più poveri, i bisognosi. A cavallo tra gli anni '50 e '60 questi erano in maggior parte legati al comunismo e al socialismo. Ma Lorenzo non bada a questo, pensa all'educazione della persona per affrontare le quotidiane avversità, prima della fede.
All'obbedienza a Dio e a Cristo ci pensa don Lorenzo. Non darà indicazioni di voto a favore della Democrazia Cristiana, con Esperienze Pastorali rischierà molto e con le sue lettere andrà addirittura a processo. L'accrescere della sua fama andrà di pari passo con il peggiorare della sua salute. Il martirio pareva inevitabile, ma viene vissuto in maniera ancora oggi sconvolgente. Al suo capezzale ha voluto i ragazzi che ha educato per tutti questi anni, mostrandogli veramente cos'è la morte.
Nello spettacolo, il contesto storico e socio-culturale viene rimarcato ogni volta, con incisi che fanno ben capire cosa succedeva in Italia nell'immediato dopoguerra. Incisi che fanno bene allo spettatore, così come l'irriverenza di don Milani. Uno schiaffo al perbenismo di allora come pure un estrema voglia di vita, perseguita tramite il Vangelo.
Gli scritti integrali vengono riportati sul palco: lo spettacolo attinge dal saggio e dalla tragedia, in alcuni episodi si sorride e in altri si digrignano i denti per la rabbia e per le ingiustizie che vessano i fedeli e il parroco. Il racconto procede fluido fino all'ultima lettera di don Lorenzo.
Se Vangelo secondo Lorenzo ha come scopo quello di incuriosire lo spettatore sulla vita e sulle opere del compianto parroco, l'obiettivo è centrato. Rimane anche la curiosità di poter vedere i due atti mancanti, quelli che riguardano la crescita e la formazione. Applausi dunque a Moscato e a Perini. Vangelo secondo Lorenzo è un vero dramma, ma è autenticamente popolare

Elia Billero

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