Giuliano Lastraioli, una biografia di Mauro Guerrini: "Ora valorizzare la sua biblioteca"

Mauro Guerrini, a sinistra, e Giuliano Lastraioli (dellastoriadempoli.it)

Giuliano Lastraioli (Empoli, 20 luglio 1933-25 luglio 2017) è stato l’unico grande erudito che Empoli abbia mai avuto. Per fortuna la nostra città ha avuto altri studiosi, a cominciare da Mario Bini.

Giuliano aveva uno spettro di analisi vastissimo: dal Medioevo (il suo primo importante studio è Empoli tra feudo e Comune), al passaggio della Seconda Guerra mondiale nel territorio. Non c’era personaggio o evento che avesse attinenza a Empoli che Giuliano non conoscesse dettagliatamente; non c’era libro di cui non citasse a memoria i passi importanti, fossero in italiano, latino o tedesco. I suoi studi magistrali sulle radici di Empoli hanno aperto la strada ad altre ricerche compiute da giovani, così da ipotizzare una scuola con lui Maestro riconosciuto senza alcun dubbio.

Privilegiava coloro che si fondavano su ricerche basate su documenti, su dati incontrovertibili. Giuliano selezionava per competenza e per carattere, non amava cortigianerie e respingeva coloro che si atteggiavano di sapere.

Tra i più vicini sono stati Francesco Antonini (suo amico da sempre, nati a pochi metri l’uno dall’altro), Piero Tinagli, Fausto Berti, Claudio Biscarini e io; stimava Franca Bellucci, Marco Frati, Carlo Pagliai, Paolo Pianigiani, Paolo Santini. I suoi studi sulla realtà contemporanea hanno messo in discussione luoghi comuni e ricostruzioni mistificanti della storia, a cominciare dalla Storietta d’Empoli scritta da un anonimo empolese, in cui indagammo sull’autore, sulla base di precedenti studi di Mario Bini, libro esaurito in pochi mesi.

Tre gli episodi salienti sulla storia contemporanea che hanno fatto discutere:
I Fatti di Empoli del 1º marzo 1921: Giuliano ha aperto una nuova interpretazione grazie alle ricerche compiute in numerosi archivi, mai esplorati in precedenza, che culminarono nel volume scritto con Roberto Nannelli Empoli in gabbia, le sentenze del processone per l'eccidio del 1º marzo 1921 edito del 1995.

L’eccidio di Empoli del 24 luglio 1944 con l’uccisione di 29 empolesi in seguito a un attacco di alcuni giovani in via Sant’Anna, attacco mai rivendicato: Claudio Biscarini e Giuliano Lastraioli hanno ricostruito esattamente gli avvenimenti sulla base di documentazione ufficiale e adesso la vicenda è uscita dalla cronaca drammatica per essere inquadrata in una dimensione storica.

La Strage del Duomo di San Miniato, avvenuto due giorni prima, il 22 luglio 1944, in cui più di 50 persone, radunate in chiesa, perirono a causa di una granata sparata dal 337º Battaglione d'artiglieria campale statunitense, che colpì accidentalmente il Duomo. Claudio, Giuliano e io andammo a Bucciano, a verificare la postazione americana da cui partì la granata. La documentazione ineccepibile derivava dagli archivi militari statunitensi ed è stata concentrata nel libretto La prova.

In Arnostellung sempre Claudio e Giuliano continuarono la ricostruzione del passaggio del fronte della Seconda Guerra mondiale nella zona di Empoli dopo aver presentato nel 1988, in una mostra tenuta in Comune, le foto inedite del primo bombardamento di Empoli, con la pubblicazione del catalogo, ormai anch’esso introvabile, com’è introvabile Arnostellung.

Il suo impegno principale è stato per il Bullettino storico empolese, di cui ha firmato tutti i fascicoli, dal primo uscito nel 1957 all’ultimo presentato il 25 settembre scorso a Palazzo Pretorio: da segretario di redazione a direttore editoriale. Sul Bullettino Giuliano ha pubblicato i suoi studi più importanti, da Empoli tra Feudo e Comune (edito poi in veste autonoma, con una nuova prefazione che modificava alcuni giudizi – grande prova di onestà intellettuale) al Viva Maria, alla storia dei navicellai una volta inaugurata la linea ferroviaria, agli studi sul periodo napoleonico e risorgimentale, alle indagini su Salvagnoli, Vannucci Zauli, Marchetti (motivo di un convegno il 17 novembre 2012, atti editi dalla Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Empoli nel 2013), sull’Archivio Del Vivo etc., come possiamo verificare dall’Indice del Bullettino storico empolese, vol. I-vol. XIII (1957-1996), pubblicati nel 1997con la sua presentazione.
Pietra miliare per la storia d’Empoli è l’ultimo suo libro Empoli: mille anni in cento pagine, un bignamino personalizzato, come lo definì a p. 113, in realtà un compendio di una vita di studio e di ricerche originali sulle radici, sullo sviluppo mancato, sui suoi personaggi: Empoli “castrum e mai civitas” è il suo giudizio.

Sul letto di malattia parlava ancora di progetti da completare, come il diario del Righi, e qualcosa di originale per festeggiare al meglio i 900 anni dell’incastellamento della Comunità di Empoli nel 1119.

Ipotizzava ancora cene insieme agli amici intimi. Come, infatti, non ricordare gli incontri conviviali? Discussioni fino a tardi su ogni minimo dettaglio della storia empolese, condite da aneddoti deliziosi, raccontati da Giuliano in maniera ironica e spiritosa, aspetto caratteriale conosciuto solo da pochissimi.
Come non ricordare le sue telefonate a tarda sera, ripetute, una volta alle 1 di notte per correggere le bozze del Bullettino?

Come non ricordare i suoi fax (o fasse, come li chiamava lui) di commento agli eventi del giorno, chiose ad articoli usciti sui quotidiani, anticipazioni di suoi interventi. Oppure le sue fisime linguistiche: chi è di Empoli usa “A Empoli” non “ad Empoli”. La sua macchina da scrivere Olivetti. Il suo toscano sempre in bocca.

È stato socio fondatore della Pro Empoli, socio ispiratore della Società storica empolese, socio del Rotary Club di Empoli, presidente per l’annata 1989-1990, protagonista di relazioni appassionanti e apparentemente provocatorie, con interventi sagaci e taglienti, pareri diretti e schietti che potevano spiazzare l’uditorio.

Proveniva da una famiglia di tipografi, la sua nonna, mamma e zia erano postine a Ponte a Elsa; ha avuto il dono dell’intelligenza, di una memoria fotografica eccezionale che gli permetteva citazioni all’istante di qualsiasi opera, episodio ed esperienza di cui si parlasse. Si ricordava tutto, anche di quisquilie. Il metodo storico e la memoria lo hanno certamente aiutato anche per il lavoro della professione forense.

È stato un intellettuale libero, liberissimo, che ha risposto solo alla sua coscienza, senza cortigianerie verso il potere qualsiasi esso fosse, politico, economico, religioso; era molto rispettoso degli altri (al di là delle accuse di essere stato burbero; semmai un bastian contrario). Cito fra tutti il contrasto continuo con Libertario Guerrini, eppure sempre caratterizzato da stima reciproca.

Cesare Garboli ha scritto che la vita di un intellettuale si specchia con la sua bibliografia: la bibliografia di Giuliano è sterminata, com’era sterminata la sua conoscenza, enciclopedica; non so se riusciremo a raccoglierla tutta, dall’inizio della sua attività di collaboratore de La Nazione (insieme al prof. Ugo Campori) ai suoi articoli, ai suoi libri.

Oltre i suoi scritti lascia un Archivio e una Biblioteca vastissimi, ora collocati in tre sedi che dovranno avere una valorizzazione adeguata. Come, ritengo, che il Bullettino debba dedicargli l’omaggio di un fascicolo in onore. Una notazione personale: ci davamo del Lei, mai del tu, non per distanza, bensì, all’opposto, per rispetto: una signorilità d’altri tempi.

Carissimo Giuliano; ci mancherà!

Mauro Guerrini, Vice direttore del Bullettino storico empolese e membro della Società storica empolese

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