Hagler-Minter, un combattimento anche fuori dal ring

Il 27 settembre 1980, "The Marvelous" conquistò il titolo mondiale dei pesi medi alla Wembley Arena: le tensioni razziali della vigilia trasformarono il finale in un'oscena gazzarra


C’era un tempo in cui la boxe attirava l’attenzione di milioni di tifosi, un tempo in cui non era necessario inventarsi improbabili confronti fra campioni di sport differenti per destare l’interesse dei media. L’ultima età dell’oro della noble art furono gli anni ’80 del Novecento, un periodo nel quale la categoria dei pesi medi rigurgitava di assi di valore epocale. Il decennio fu a lungo dominato da Marvin The Marvelous Hagler, che si impossessò della cintura iridata il 27 settembre 1980, sfilandola dalle mani dell’inglese Alan Minter al termine di un match che scatenò la furia dei tifosi inglesi che assiepavano la Wembley Arena e costituì uno dei punti più bassi del pugilato moderno.

L’ascesa di Minter al vertice dei medi era stata a dir poco travagliata. Medaglia di bronzo ai Giochi di Monaco del 1972, aveva iniziato in modo promettente la carriera professionista con una serie di 11 vittorie di fila, cui però seguirono quattro sconfitte che evidenziarono il suo tallone d’Achille: l’estrema fragilità del volto e la tendenza a subire tagli e ferite alla lunga invalidanti. Con determinazione e straordinaria abnegazione, il britannico infilò un’altra serie di buoni incontri, compresa la conquista del titolo europeo al termine di un match drammatico che costò la vita all’italiano Angelo Jacopucci. Ebbe quindi aperta la via per l’assalto alla corona mondiale, detenuta dall’altro italiano Vito Antuofermo, che gliela cedette il 16 marzo 1980 sul ring del Caesars Palace di Las Vegas. Dopo la vittoriosa rivincita contro l’azzurro, per Minter si profilava all’orizzonte il confronto con lo sfidante più accreditato, il picchiatore di Brockton, l’arrembante mancino che attendeva da anni la chance per il titolo, il nero Marvin Hagler.

Una fase del match fra Antuofermo e Minter, che valse il titolo al britannico

Una fase del match fra Antuofermo e Minter, che valse il titolo al britannico

Le settimane che precedettero la sfida furono arroventate dalle dichiarazioni aggressive dei contendenti. Fu riportato che Hagler aveva sprezzantemente detto all’altro britannico Kevin Finnegan «Non tocco mai carne bianca», rifiutando di stringergli la mano. Hagler precisò che era suo costume non scambiare il saluto con l’avversario cui intendeva infliggere danni fisici e che piuttosto lo salutava dopo il combattimento, come affermava di aver fatto con lo stesso Finnegan. Minter gettò benzina sul fuoco delle polemiche, dicendo che non aveva lottato 17 anni per arrivare in cima al mondo per poi lasciarsi detronizzare da un nero, cui Hagler ribatté che la sua vendetta sul quadrato sarebbe stata impietosa.

Gli scommettitori accordarono un lieve vantaggio al campione, ma diversi giornalisti paventarono un esito diverso. Sul Times scrissero: «Per i supporter di casa, l’incontro potrebbe benissimo avere una fine deludente, con l’arbitro che interviene per scongiurare copiose perdite di sangue da parte di Minter».

Se le urla di disapprovazione al suo comparire nell’arena erano qualcosa che l’americano aveva messo in conto e i fischi durante l’esecuzione dell’inno statunitense potevano pure essere messi nel conto, la manifesta e perfida ostilità della folla fu invece qualcosa di diverso e di preoccupante. Aleggiava un’acre atmosfera di razzismo vecchia maniera.

Fra il clamore che l’aveva preceduto e il caos che lo seguì, il match in sé fu quasi un elemento di contorno, anche per la rapidità con cui Hagler sopraffece il baldanzoso campione. Dopo appena un minuto, il jab dello sfidante aveva già squarciato la delicate pelle di Minter, facile bersaglio di accurate e ficcanti combinazioni a due mani. La tattica dell’inglese era imperniata sul tentativo di allungare il match, nella speranza di trarre vantaggio dalla presunta scarsa resistenza di Hagler, ma già dal secondo round questo proposito era stato accantonato. Eccitato dal baccano nazionalista del pubblico londinese, Minter si lasciò coinvolgere in scambi furiosi che facevano il gioco del più potente rivale. Nuove ferite si aprirono sul volto del campione, ormai ridotto a una maschera sanguinolenta. L’ennesimo fendente dell’americano fece volare il paradenti di Minter oltre le corde. L’arbitro panamense si frappose fra i corpi in lotta per esaminare gli effetti dei colpi di Hagler e non poté far altro che fermare l’impari contesa. L’americano cadde in ginocchio sul tappetto, le braccia al cielo per celebrare la conquista di un successo tanto agognato, e in un attimo fu il finimondo.

La delusione per la sconfitta del beniamino di casa e la rabbia verso l’arbitro, accusato di aver interrotto il combattimento troppo frettolosamente, istigarono l'inconsulta e violenta reazione del pubblico, una cospicua porzione del quale era senza dubbio in preda ai fumi dell’alcool: bottiglie, lattine e altri oggetti piovvero al centro del ring, dove Hagler fu circondato dai secondi e portato negli spogliatoi grazie all’intervento della polizia, ancor prima di ricevere la cintura di campione del mondo.

Hagler scompare sotto i corpi dei suoi secondi, che lo proteggono dalla pioggia di bottiglie

Hagler scompare sotto i corpi dei suoi secondi, che lo proteggono dalla pioggia di bottiglie

Il furore degli spettatori non risparmiò i giornalisti e i vip che sedevano a bordo ring. Fra questi, l’ex campione Vito Antuofermo fu spintonato alle spalle e per tutta risposta mollò un gancio che atterrò il tifoso che l’aveva aggredito: almeno uno dei facinorosi ebbe così la punizione che meritava.

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