Le chiamate di soccorso come base investigativa

RIASCOLTA L'INTERVENTO SU RADIO LADY ANDATO IN ONDA IL 26 SETTEMBRE

Non tutti sanno che le chiamate di soccorso contengono indicatori che possono aiutare gli investigatori nelle indagini. Studi statistici americani, su registrazioni di telefonate al 911 in molteplici casi di omicidio, hanno dimostrato che esistono degli indicatori verbali sia di potenziale colpa che d’innocenza. Precisiamo che questi non sono assoluti o definitivi, si stima però che, circa il 20% delle chiamate di soccorso è ad opera di chi ha commesso l’omicidio e finge di essere innocente. 

Concentriamoci sull'obiettivo primario che un soggetto innocente che chiama i soccorsi dovrebbe avere: un'assistenza immediata. Ci aspettiamo ovviamente, una richiesta  più intensa, nel caso la vittima non sia un estraneo ma una persona con cui chi chiama ha una relazione familiare, emozionale o sociale. Secondo Olsson (Linguista Forense-2004) anche la sequenza con cui si danno le informazioni: chi, cosa, perché, dove, quando e come, è significativa e ci permette di estrapolare informazioni sui fatti e sul tipo di coinvolgimento che il chiamante ha con gli stessi. Olsson ritiene, tra tutti gli indicatori, l’urgenza, la manifesta premura, ovvero l’insistenza nella richiesta dei soccorsi, il parametro più importante.

Oggi pomeriggio in diretta su Radio Lady (97.7 la frequenza in fm e 102.1 per Pisa e costa tirrenica) alle 16 analizzeremo insieme la chiamata fatta al 118 in uno dei casi di cronaca nera più conosciuto e controverso del nostro paese: “Il delitto di Garlasco”, qui fu Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi, la vittima, a scoprire il corpo ed a chiamare per primo i soccorsi.

Giulia Meozzi

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