Menù ridotto a scuola per chi non è in regola con i pagamenti, il Cliva: "No alle discriminazioni"

Riceviamo e pubblichiamo la nota del Comitato per la Libertà di scelta Vaccinale - Toscana, in relazione alle dichiarazioni fatte dal Ministro Valeria Fedeli in occasione della decisione del Sindaco di Montevarchi di somministrare un menù ridotto ai bambini non in regola con il pagamento delle mense scolastiche.

Sono le dichiarazioni rilasciate dalla Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli a commento della decisione della Sindaca di Montevarchi (AR) Silvia Chiassai di somministrare un menù ridotto a bambine e bambini figli di genitori non in regola con il pagamento del servizio mensa erogato dal Comune, a darci nuovamente l’occasione per porre l’attenzione su un tema cardine del nostro sentire comune e del patrimonio valoriale condiviso.

Parliamo del profondo senso di ingiustizia e discriminazione che proviamo di fronte alla negazione di diritti fondamentali di cittadinanza. Sentimento che si amplifica quando a farne le spese sono i bambini.

 “La scuola è per eccellenza luogo di inclusione, di accoglienza, di uguaglianza. Le discriminazioni e le emarginazioni non appartengono a questa istituzione”.

Condividiamo in pieno il pensiero della Ministra!

Ci appaiono concetti precisi, diretti, chiari, senza sfumature, eccezioni o possibilità di interpretazioni. Se un fatto come quello accaduto a Montevarchi è ritenuto dalla Ministra un atteggiamento discriminatorio - pur non volendo assolutamente entrare nel merito di come abbia gestito la faccenda la Sindaca Chiassai - chiediamo: come possiamo interpretare l’esclusione permanente dei bambini dalle scuole, con i danni e le privazioni che possiamo intuire, quando prendiamo in esame la legge sull’obbligo vaccinale?

La stessa indignazione e sensibilità la pretendiamo davanti a tutti quei bambini assolutamente sani ai quali la Legge 119/2017 sulle vaccinazioni obbligatorie (firmata anche dalla Ministra Fedeli) vuole negare il diritto all’istruzione e alla socializzazione, perché non in regola con un Piano Nazionale Vaccini tra i più intensi in Europa, a fronte delle scelte dei loro genitori che fino a ieri hanno legittimamente intrapreso percorsi vaccinali personalizzati, spesso spaventati da esperienze più o meno dirette di reazioni avverse.

Non possiamo non tornare a chiedere spiegazioni sulla ratio di una legge che, di fronte all’obiettivo dichiarato di tutelare la salute collettiva, seppur in un contesto di nessun allarme sanitario – questo è bene ricordarlo! – mette in atto una legalizzata discriminazione tramite l’esclusione da scuola per i più piccoli e che si ferma all’applicazione di sanzioni amministrative per i più grandicelli.

Che la L. 119/2017 sia legge dello Stato è un dato di fatto, ma lo è altrettanto la legge sulla “Buona Scuola” del 2015, che richiama alle pari opportunità per tutti i bambini e le bambine, e al superamento delle disuguaglianze.

Diventa quindi preciso compito delle istituzioni, a tutti i livelli, adoperarsi per trovare delle modalità attuative che non rendano “la Buona Scuola” lettera morta.

A tutti loro spetta il fondamentale compito di mantenere la scuola, quella buona con la “B” maiuscola, un luogo di accoglienza, socialità e ricchezza relazionale ed educativa aperto a tutti i bambini e le bambine al di là della razza, della religione, della condizione sociale…o dei timbri su un libretto vaccinale, che fino a ieri - a parità di condizioni sanitarie - non interessava assolutamente a nessuno.

Fonte: CLIVA

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