Il computer che mette d'accordo i campanili: sa tutti gli accenti toscani

Un monitor che capisce le domande vocali e risponde, con voce sintetizzata, nei vari accenti toscani. È Polly, la nuova arrivata del Museo Radico, un vocal bot che potrà conversare con i visitatori non solo sulle collezioni esposte, ma anche sui (e nei) dialetti nostrani. Un’assistente parlante a servizio degli utenti del museo, che grazie alle tecnologie di machine learning, risponde mostrando foto e filmati congruenti. Un'applicazione sperimentale che punta ad avvicinare i “tecnolike” al formato educativo tipico di un Museo e ad ampliare ed approfondire l'offerta informativa rivolta ai visitatori.

Polly è presente al Museo da qualche settimana ed è stata presentata oggi, in occasione dell’inaugurazione del nuovo allestimento. L’assistente robotica sa già distinguere una cadenza toscana da una italiana senza flessioni, ma nei prossimi mesi il suo vocabolario e la sua fonetica saranno arricchiti e sarà quindi in grado di distinguere e riprodurre i vari accenti toscani: fiorentino, pisano, livornese e così via. A metà dicembre infatti, verrà formalizzato un progetto, con la collaborazione dell’Istituto di Linguistica Computazionale del Cnr di Pisa, diretto dalla prof.ssa Simonetta Montemagni, per sviluppare questa abilità nel vocal bot del museo.

Come funziona

Polly è un servizio sviluppato e fornito da Amazon, che le ha dato anche il nome. Si tratta di un algoritmo che trasforma il testo in una conversazione reale, consentendo quindi di creare applicazioni che parlano attraverso una voce sintetizzata che somiglia a quella umana.

Polly parla il linguaggio IPA, per cui la comunicazione richiede più momenti di traduzione. Funziona infatti in tre passaggi: il primo è quello della comprensione delle parole e della loro trasformazione in testi. In un secondo momento, l’algoritmo elabora il testo raccolto in “qualcosa” di sensato, ovvero, estrapola il contenuto della frase e fornisce una risposta a quel contenuto.
Il terzo passaggio è quello di tradurre vocalmente la risposta, e qui Polly sostiene infine il dialogo.

Giuliano Meini, direttore del Museo, si è occupato di programmare le risposte dell’algoritmo alle varie domande possibili. L’idea di far parlare Polly in toscano invece, nasce sul solco del lavoro del dipartimento di Linguistica Computazionale del Cnr, che negli ultimi vent’anni ha raccolto migliaia di fonemi delle varie flessioni dialettali. La collaborazione con il Cnr consisterà quindi nell’utilizzare questo straordinario repertorio per trasformarlo in linguaggio IPA e poi “darlo in pasto” a Polly, che parlerà quindi tutti gli accenti toscani, dalle Apuane a Orbetello. Uno strumento didattico in più per il Museo, ma anche una “biblioteca” digitale della memoria linguistica di un territorio.

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