Centro RDP Padule di Fucecchio: 2700 cittadini chiedono a Larciano e Lamporecchio di rientrare nella Onlus

Nei giorni scorsi sono state consegnate ai Sindaci di Larciano e  Lamporecchio 2700 firme di cittadini che chiedono ai due Comuni, usciti dal Centro RDP Padule di Fucecchio nel 2014, di rientrare assicurandogli il massimo sostegno in questo momento difficile.

Dopo oltre 25 anni il Centro rischia di chiudere alla fine di dicembre: con il licenziamento dei due soli dipendenti si cancellerebbero di fatto tutte le attività realizzate non solo dal personale, ma anche da decine di collaboratori e volontari, senza una concreta alternativa per la gestione del Centro Visite e della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio.

Questa situazione è dovuta anche ad una minore disponibilità di fondi rispetto al passato, ma la vera causa è la mancanza del sostegno da parte di alcune amministrazioni come i Comuni di Larciano e Lamporecchio, che pur non essendo più soci hanno continuato finora a beneficiare di tutte le attività gestionali e di promozione del territorio.

Il Centro ha infatti gestito il nuovo Centro Visite di Castelmartini, frequentato ogni anno da 5000 visitatori italiani e stranieri, ha portato 2300 persone a visitare il Padule in occasione delle Open Week della Valdinievole, ha coinvolto migliaia di alunni in attività didattiche sull’ambiente, sulla storia e sulle attività tradizionali.

Per effetto di questi progetti e più in generale per la gestione dinamica della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio, si sono avuti ritorni economici nel nostro territorio: dallo sviluppo di attività agrituristiche e turistiche collegate all’area protetta, alla nascita di nuove professionalità come quella delle Guide Ambientali.

A differenza di alcune amministrazioni, i cittadini sembrano essere ben consapevoli del valore delle attività del Centro, e dei gravi rischi che comporterebbe una sua chiusura: lo dimostrano le 2700 firme (circa 700 di residenti a Larciano e Lamporecchio) raccolte tramite i banchetti al mercato o inviate spontaneamente al comitato promotore.

Scorrendo la colonna delle professioni, troviamo ogni genere di categoria; insegnanti e studenti, dipendenti della grande distribuzione, imprenditori di grandi aziende del territorio, imprenditori agricoli e coltivatori diretti, operatori turistici e gestori di strutture ricettive, liberi professionisti ma anche commercianti, operai, casalinghe e pensionati.

Spiccano le firme di molti dipendenti pubblici (della Provincia ma anche dei Comuni, compresi i due interessati), con una folta rappresentanza di dipendenti ASL (servizi veterinario e prevenzione); poi docenti e ricercatori universitari (compresi i collaboratori del Museo La Specola), molti giornalisti dei quotidiani locali, persino un parroco.

Una grande mobilitazione civica che dimostra come la gente comune sia al fianco del Centro nel suo impegno quotidiano per la tutela e la valorizzazione del Padule di Fucecchio, mentre i detrattori (una minoranza poco silenziosa) appartengono a specifiche categorie che antepongono all’interesse pubblico evidenti interessi di parte.

I 2700 firmatari dell’appello ribadiscono che il Padule è un bene inestimabile della comunità, e che questo dovrebbe vincolare le amministrazioni a misure di tutela e valorizzazione basate su criteri scientifici e professionalità adeguate.

Per questo auspichiamo che i Comuni di Larciano e Lamporecchio, e poi altri a partire da quello di Ponte Buggianese, diano finalmente ascolto alla voce dei propri cittadini e rientrino nel Centro, ricominciando a partecipare ad un’esperienza positiva che rappresenta una vera e propria eccellenza del territorio.

 

Simona Petrassi - Presidente dell’Associazione Amici del padule di Fucecchio

 

 

Fonte: Ufficio Stampa

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