L’evoluzione musicale e dei diritti a 50 anni dal ’68: tornano le guide all’ascolto di 'Aspettando Valdarno Jazz Festival'

 Partirà mercoledì 10 gennaio, e proseguirà fino al 31 gennaio, “Aspettando Valdarno Jazz”, ciclo di guide all’ascolto con esperti e musicisti, dedicato ai territori del jazz e affini, organizzate da Valdarno Jazz in collaborazione con Biblioteca Le Fornaci. In programma quattro appuntamenti a ingresso libero, tra improvvisazioni live, percorsi nella storia della musica e l’ascolto di capolavori senza tempo.

L’appuntamento anticipa la 31/ma edizione del Valdarno Jazz Winter Festival, la manifestazione diretta da Daniele Malvisi e Gianmarco Scaglia che ospita il meglio del panorama jazzistico nazionale e internazionale, tra prime e produzioni; si svolgerà dal 4 febbraio al 29 marzo nei comuni del Valdarno, tra Arezzo e Firenze, con un’edizione speciale, che coincide con il 20° compleanno, e nuovi comuni coinvolti.

Il cartellone di guide all’ascolto indagherà l’evoluzione musicale e dei diritti a 50 anni esatti dal simbolico 1968. Si aprirà mercoledì 10 gennaio alle ore 21.30 presso la Biblioteca comunale Le Fornaci (piazza Le Fornaci 37) con Il sassofonista Daniele Malvisi che parlerà delle trasformazioni della musica da acustica ad elettrica. “Ci sentiamo in dovere, al di là di tutte le ideologie politiche, di ribadire il valore di alcune importanti conquiste civili e sociali che caratterizzarono quegli anni ormai lontani. - dice Malvisi - La discriminazione sessuale, il razzismo, il diritto allo studio, l’avversità nei confronti dei conflitti armati e della violenza come risposta al disagio sociale, le nuove frontiere dello spazio e la nascita di un sentimento ecologista globale, sono solo alcuni dei punti cruciali che furono messi in luce. Ciò ha generato profondi stravolgimenti anche in ambito musicale. Ancora oggi è indiscutibile constatare l’attualità di queste tematiche, molte di queste caratterizzano il nostro vivere quotidiano”.

Le sonorità e i linguaggi fino ad allora utilizzati furono totalmente stravolti dall’avvento degli strumenti elettrici: in questa guida all’ascolto ci si inoltrerà nei vasti territori ideologici e stilistici che posero le basi del jazz contemporaneo.

Il cartellone proseguirà mercoledì 17 gennaio con il contrabbassista Gianmarco Scaglia che terrà un incontro monografico su Charlie Haden, attraverso l’evoluzione musicale di uno dei più importanti contrabbassisti della storia del jazz. Si indagherà il percorso dello statunitense Haden (Shenandoah, 6 agosto 1937 – Los Angeles, 11 luglio 2014), che lo vide approcciarsi alla musica con il “country” per poi approdare al jazz d’avanguardia con il movimento del free jazz capitanato da Ornette Coleman, fino al romanticismo elegante minimale che caratterizzò le ultime composizioni della sua vita. Un percorso affascinante attraverso il quale “la bellezza e la cultura si pongono come soluzione ideale nei confronti delle brutture del mondo moderno”, diceva Haden.

Esiste una “musica nera”? E quale sarebbe la sua differenza rispetto a quella “bianca”? “Sappiamo riconoscere un cantante africano americano al solo ascolto? Siamo abituati a pensare che la musica possa avere un carattere razziale, etnico o un ‘colore’, e se vediamo un musicista nero statunitense immaginiamo che sappia ‘swingare' con più naturalezza di un bianco, o che intonerà le blue notes con sottigliezze inaccessibili a un europeo e le caricherà di un feeling, di un soul inimitabile. Ma tutto questo ha un fondamento scientifico, storico o culturale?” 

Il critico musicale e giornalista Stefano Zenni indagherà le trappole del razzismo in musica durante l’incontro del 24 gennaio Jazz in bianco e nero”, affrontando per la prima volta in campo aperto una materia così delicata, smontando con argomenti brillanti e aggiornati i molti pregiudizi che non solo infestano il discorso degli appassionati, ma trovano ancora ampio spazio nella critica musicale. Per farlo fa riferimento a concetti in apparenza lontani dalla musica, dal colorism al passing, e introduce stimolanti riflessioni sui rapporti fra le culture africano americana, ebraica e italiana. Attraverso un inedito approccio multidisciplinare che si muove con agilità fra i più diversi campi delle scienze storiche, biologiche e sociali, Zenni dimostrerà come la musica sappia essere un esempio mirabile di collaborazione fra individui e comunità: uno scambio ininterrotto di idee e di risorse che trascende ogni barriera culturale o tentazione classificatoria.

A chiudere il programma, il 31 gennaio sarà il batterista Paolo Corsi che ripercorrerà l’evoluzione delle percussioni tra gli anni ‘60 e ‘70 in un viaggio avvincente in quel mare di idee e concezioni ritmiche, che contraddistinguono le categorie musicali odierne. La fusione tra jazz, linguaggi improvvisati, il rock e la black music, che è alla base di tutte le musiche di quegli anni, finì per generare un’incredibile varietà di stili musicali, molti dei quali dettati dalla forza e a veemenza della pulsazione ritmica. 

Ingresso libero, per ulteriori informazioni https://valdarnojazzfestival.wordpress.com/  

Fonte: Ufficio Stampa



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